La politica della decrescita imposta e la politica della decrescita felice

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È importante in questo momento storico capire bene la differenza tra recessione (o decrescita imposta) e decrescita felice. La recessione infatti è sostanzialmente una decrescita del PIL, una diminuzione imposta, data da un’impossibilità strutturale di crescere, quindi diventa una decrescita forzata, che indistintamente va a colpire ogni aspetto della società e non a caso spesso colpisce le fasce più deboli. Così con la recessione, diminuisce tutto, o meglio quasi tutto, diminuiscono gli stipendi, la produzione, quindi i consumi, diminuiscono i posti di lavoro e l’assistenza pubblica. Aumentano però le tasse, le difficoltà delle famiglie, i disoccupati, i precari, i cassaintegrati, i disagi, le differenze sociali, le insicurezze, le tensioni. Perciò la recessione diminuisce ciò che va diminuito ma anche ciò che non andrebbe diminuito indistintamente, è una decrescita non consapevole, non deliberata, ma imposta dal sistema stesso, che volendo crescere decresce, quindi fallisce il suo stesso motivo di esistere, non funziona e per questo non ha più scopo di essere.
La decrescita felice (l’aggettivo felice non è casuale e non ha una funzione ornamentale) è una decrescita intelligente, una decrescita per scelta, non ha niente a che fare con la recessione né tanto meno con la rinuncia, piuttosto con la consapevolezza e il buon senso. Come scrive Pallante: “La rinuncia a qualcosa per nobili motivi implica una valutazione positiva di ciò di cui si decide di fare a meno. Si rinuncia a qualcosa che si ritiene utile, o quanto meno piacevole. Ma se si decide di fare a meno di qualcosa che si valuta negativamente si fa una scelta razionale”. Decrescere felicemente significa creare un nuovo modello economico-sociale che non si basi sulla crescita del PIL, che non tenga in considerazione i flussi monetari per valutare la qualità della vita e il benessere di un paese, ma che scelga di aumentare ciò che vale la pena aumentare (i beni che non sono merci) e diminuisca ciò che vale la pena diminuire (le merci che non sono beni, cioè che costano soldi ma non soddisfano nessun bisogno). Oltre a ciò la decrescita felice è strettamente legata a una rivoluzione culturale basata su stili di vita differenti, sulla sobrietà, come profonda consapevolezza di ciò che davvero conta per essere felice e a proprio agio in questa vita. Per questi motivi la politica della decrescita felice investe sulle tecnologie della decrescita che aumentano la produzione e l’uso di beni che non sono merci e diminuiscono quello di merci che non sono beni, aumentando il benessere e la qualità della vita, a differenza del sistema attuale che inseguendo affannosamente la crescita del PIL non può far altro che investire su tecnologie che aumentino la produttività, senza porsi limiti e deregolamentando sempre più il mercato globale, a discapito del benessere, della qualità della vita, dell’ambiente, dell’occupazione, dei diritti umani, della vita stessa in tutti i suoi fenomeni.
È servita la politica della recessione, cioè la decrescita forzata, per far diminuire l’uso delle automobili e l’aumento dell’uso dei trasporti pubblici. Non potevamo farlo attraverso una consapevole politica di decrescita felice? Lo stesso vale per i rifiuti, gli sprechi, l’inquinamento, il traffico, lo stress, le emissioni di CO2. Possiamo ancora scegliere in che direzione andare.
Adesso è arrivato il momento ideale per fare un cambiamento, per mettere in discussione la società moderna fin dalle sue fondamenta e costruire un futuro diverso basato sull’essenza profonda della vita e di tutte le sue manifestazioni.
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Mi interesso da qualche anno delle tematiche della decrescita e della sostenibilità ambientale, economica e sociale. Sono arrivato alla decrescita dopo il mio percorso di studi di ingegneria nel settore della produzione di energia. Durante gli anni universitari sono stato membro attivo dell’associazione studentesca europea AEGEE ed ex presidente della sede locale di Firenze (AEGEE-Firenze). Ho lavorato a un progetto sull’energia geotermica a Budapest, dove sono vissuto per alcuni mesi nel 2009 e nel 2010 e ho scritto la tesi di laurea specialistica. Ho studiato anche la lingua ungherese. Nell’autunno del 2010 ho scritto il saggio Decrescita Felice e Rivoluzione Umana e aperto l’omonimo blog dove cerco di diffondere le mie idee attorno alla decrescita felice e alla filosofia buddista. Nel 2012 ho contribuito alla rinascita del Circolo Territoriale del Movimento della Decrescita Felice di Firenze (MDF-Firenze), di cui sono parte attiva. Ho lavorato nel settore delle energie rinnovabili, in particolare fotovoltaico ed eolico. Mi diletto nello scrivere poesie “decrescenti” e nello spostarmi quasi sempre in bicicletta. Credo nella sobrietà, nella semplicità e nelle relazioni umane disinteressate come mezzo per migliorare la qualità della vita e cerco ogni giorno di attuarle. Ho scritto due libri sulla decrescita liberamente scaricabili da questo sito: "Decrescita Felice e Rivoluzione Umana" e "Ritorno all'Origine"

1 commento

  1. Ciao, mi piacerebbe che partecipassi al giveaway che ho organizzato sul mio blog assieme a Fra di Flors de la Terra. Si intitola “Scala la Marcia” ed invita alla pratica della decrescita. Per partecipare si aggiunge un proprio post che parli di buoni propositi. Le mie follower sembrano essere spiazzate {possibile nessuno abbia buoni propositi???} ma spero che col tuo contributo possano farsi un’idea su cosa significhi vivere nel rispetto dell’ambiente. Se ti va di partecipare, eccoti il link! {http://cecrisicecrisi.blogspot.it/2012/05/giveaway-flors-de-la-terra-cosmetica.html}
    Grazie, Alex

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