Democrazia digitale, democrazia reale?

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Come molti altri sono rimasto impressionato dalle imponenti manifestazioni di piazza in Tuchia, Brasile e ora in Egitto, chiedendomi perché queste reazioni siano tanto improbabili in Italia o più in generale in Europa e in Occidente, salvo qualche rara eccezione.

Credo che la risposta, al di là di molta sociologia, sia abbastanza banale: in quei paesi esistono ancora delle comunità di individui che si interrelazionano realmente tra loro. Da noi spesso il problema non è incontrarsi in piazza per affrontare questioni politiche, ma anche solamente organizzare una riunione condominiale dai toni civili…

Attraverso la creazione dello Stato moderno e passando per varie tappe che hanno raggiunto l’apice con la società dei consumi, si è fatta sempre più grande l’atomizzazione degli individui, diminuendone drasticamente l’autonomia e, con ogni probabilità, restringendo gli spazi democratici lasciando solo alcune nicchie di rappresentatività. Tuttavia, un conto è una delega imperativa e vincolante sotto una supervisione comunitaria, un altro è una delega autoreferenziale sganciata dal corpo sociale (1); credo non ci sia bisogno di spiegare quale dei due modelli sia attualmente dominante in Occidente.

Con questa consapevolezza, l’annuncio che leggo sul Web dell’imminente avvio della piattaforma ‘Parlamento elettronico’ da parte del Movimento 5 Stelle – ispirata alla ‘democrazia liquida’ del partito pirata tedesco – mi lascia un po’ perplesso, malgrado le intenzioni sicuramente meritevoli, specialmente per il modo in cui viene presentata:

La mission di Parlamento elettronico è molto più ambiziosa di quanto osservato finora in Italia: superare i limiti della democrazia rappresentativa così come la conosciamo, per coinvolgere i cittadini non solo in occasione delle elezioni, ma anche nei processi di scrittura di una legge. Per il Movimento la nuova piattaforma è anche l’occasione di testare sul campo uno strumento che secondo molti consentirà di scongiurare altre débâcle come quella delle ultime comunali e forse, in prospettiva, di divorziare da Grillo stesso, per iniziare a camminare con le proprie gambe. Per politologi e tecnologi di tutto il mondo, invece, sarà la prova più vasta della capacità della Rete di rilanciare la partecipazione dei cittadini. E in questo senso non c’è banco di prova migliore dell’ Italia, che nelle ultime consultazioni ha visto l’astensionismo schizzare alle stelle.(tratto dal sito Web del M5S di Pesaro)

Bando agli equivoci: io sono sempre stato un entusiasta della Rete, fin da quando ero un giovane studente universitario e vedevo che il Web promuoveva massicciamente due realtà ‘outsider’ (se non proprio bistrattate o mistificate dai mass media) a me care come la scena punk e il movimento no global. Tuttavia, in questi tanti anni sono giunto alla conclusione che Internet, in tutte le sue segmentazioni, rappresenti un ottimo mezzo di comunicazione e condivisione di conoscenza, ma che sia abbastanza limitato come spazio di discussione. I blog, specialmente quelli che per il successo raggiungono un numero di contatti esorbitante (ogni riferimento a quello di Beppe Grillo è puramente voluto) tendono a diventare autoreferenziali (se non proprio autistici), con i commenti che, invece di instaurare un discorso tra i diversi utenti, finiscono per assurgere a tanti piccoli comizi, la cui presenza sulla pagina principale dura qualche minuto prima di essere sovrastata da una marea montante di messaggi. Tutto ciò è solo una brutta caricatura del dibattito democratico.

 La ‘democrazia digitale’, anziché favorire la nascita di comunità virtuali consapevoli, non contribuirrà ulteriormente ad alimentare il pericoloso processo di atomizzazione sociale? Senza entrare nel merito dell’espulsione della senatrice del M5S Adele Gambaro, ci tengo solo a far notare che è stata ratificata dalla ‘Rete’, ossia da click di mouse di persone isolate ciascuna nella propria abitazione e, mi verrebbe da dire, ognuna con il proprio paraocchi. E’ questo il prototipo della nuova democrazia?

Qualcuno obietterà che, ragionando in questo modo, anche i normali referendum elettorali presentano il medesimo inconveniente, e non posso che concordare. Se negli USA o in Svizzera dei cittadini hanno votato in massa per provvedimenti lesivi dei diritti umani e civili, ciò è successo perché, nel percorso da casa all’urna elettorale, non c’è stato un confronto risolutore con le categorie discriminate, ma solo fazioni schierate l’una contro l’altra.

Per gli antichi ateniesi, non esisteva democrazia senza paideia, ossia spirito di cittadinanza. La Rete può essere un ottimo veicolo non solo per la diffusione dell’informazione ma anche per creare occasioni volte alla costruzione di questo spirito. Ma non deleghiamole cose che competono esclusivamente alla conversazione faccia a faccia e alle assemblee reali fatte di persone in carne e ossa.

(1) Ovviamente per ‘delega imperativa’ non mi riferisco a processi verticistici come il tristemente noto ‘centralismo democratico’, la ‘disciplina di partito’ e simili altre prassi decisionali gerarchizzate.

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Nasco a Milano il 7 febbraio 1978. Sono un docente precario di italiano e storia nella scuola superiore, interessato ai temi della sostenibilità ambientale e sociale. Insieme a Jacopo Simonetta ho scritto 'La caduta del Leviatano. Collasso del capitalismo e destino dell'umanità, edito da Albatross Il Filo.

7 Commenti

  1. Ci sono comunque i meetup, in questo caso si utilizza la rete solo come mezzo per incontrarsi e parlare dei problemi più comuni, bisognerebbe rafforzare semmai questa direzione.

  2. Pienamente d’accordo con Igor. Aggiungerei però, tra le cause delle manifestazioni turche, egiziane e brasiliane la giovane età della popolazione e il basso reddito pro-capite.
    Internet aumenta sicuramente la connettività, ma a scapito dell’isolamento, perché dato x di tempo libero, quello che passeremo nel mondo reale e con gli amici sarà sempre x-I, con I che rappresenta il tempo passato a smanettare in internet. E’ una perdita netta di “umanità nell’uomo”, quella a cui stiamo assistendo – e non è nemmeno possibile fare altrimenti, costo l’emarginazione sociale.

  3. Domanda per Igor, che è insegnante di storia, e per tutti: quanto incide qui in Italia, in termini di partecipazione alla vita collettiva, la divisione tra Nord e Sud? Non siamo monadi solo a causa della società neoliberista in cui viviamo – individualista e competitiva – o dell’isolamento a cui ci porta la vita virtuale…
    Negli ultimi anni, dal 150esimo dell’Unità o giù di lì, qui da noi (io sono napoletana) grande è stata la mobilitazione dei gruppi meridionalisti che propongono una lettura della storia nazionale diametralmente opposta a quella presentata nei libri di testo e che raccolgono la frustrazione, se non la rabbia, di intere comunità schiacciate, quando non dalla totale assenza, da un trattamento impari da parte dello stato italiano. La tendenza è quella del rifiuto della politica centrale, cosa che richiama un po’ la Lega agli albori e che in qualche caso vede il serpeggiare di idee fascio-rautiane, ma che è di sicuro molto colta, molto ben informata e, vi assicuro, con seguito in crescita.

    La mia sensazione è che ci sia una massiccia stratificazione di motivazioni quando si parla di mancanza di coesione e di bassa partecipazione. La rete aiuta sul piano informativo, ma il lavoro da fare è ancora quello sull’integrazione e sull’uguaglianza (intesa come trattamento diverso di diverse fattispecie). Quindi, la democrazia digitale potrebbe comunque non servire a nulla, se non si agisse prima di tutto sul piano sociale. Il punto di partenza, per me, è uno solo ed è tra la gente.

  4. Sicuramente l’unificazione italiana è stata fatta male, con la monarchia sabauda che, invece di comprendere le varie peculiarità nazionali, decise di ‘piemontizzare’ tutto quanto trasformando l’unità del Paese in un atto di conquista. Pino Aprile in Terroni e altri libri ne ha parlato diffusamente, e certe verità cominciano a venire a galla perché le spiegazioni tradizionali cominciano a mostrare crepe. Comunque quel tipo di riflessione la trovo molto diversa dalle prese di posizione leghiste, autolegittimazioni che vogliono scaricare responsabilità proprie sugli altri. Poi ci sono altre situazioni che, come dici tu, degenerano in paranoie fascistoidi, forse perché tutti i movimenti che trovano ispirazione non in valori condivisi bensì all”etnia’ possono strutturarsi solo come fortemente gerarchici e leaderistici.
    Che poi la democrazia è partecipazione, ma non tutta la partecipazione è democrazia. Tutti i peggiori totalitarismi erano fortemente partecipati, però da ‘masse’ di persone appunto massifficate e portatrici in modo più o meno fanatico di dogmi..

  5. Ciao Igor, condivido il tuo pensiero sulla differenza che sussiste tra la genesi della Lega e quella del movimento meridionalista che si lega a Pino Aprile e che conosco molto bene: non ne apprezzo in molti casi il linguaggio che, per me, è troppo acceso e quindi rischioso, ma si tratta sostanzialmente di un’attenta rivalutazione della storia recente e di una proposta seria e praticabile – basata sulla corretta informazione – di ricostruzione della coscienza meridionale, cosi’ mortificata, e di risanamento dell’economia del Sud.
    Tra l’altro, questo specifico movimento, “Briganti” , è molto attento anche alla decrescita felice.
    E’ solo che, proprio perchè vivo qui, so quanto possa essere difficile credere in qualcosa…il nostro tessuto sociale è più che compromesso e il nostro territorio avvelenato più che altrove. Ho apprezzato molto lo SpazzaTour dei parlamentari a 5Stelle: questa ed altre iniziative di “presenza” ritengo che qui possano essere molto più utili di qualunque piattaforma informatica.

  6. Il Movimento 5 Stelle credo sia stato tra i primi a mettere in discussione la scelta compiuta ai tempi della Rivoluzione Francese (forse ancora prima in Inghilterra?) a favore dell’assenza del vincolo di mandato.
    La democrazia partecipativa si basa sul vincolo di mandato, sulla possibilità di revoca del rappresentnate prima della scadenza del termine, sui referendum propositivi e abrogativi senza quorum (o con quorum inferiori al 50% per evitare il trucco utilizzato da chi è contrario di far fallire il referendum non partecipando al voto).
    Trovo inappropriato paragonare la democrazia partecipativa ai regimi totalitari, in cui chi si opponeva veniva imprigionato e/o eliminato.
    La democrazia partecipativa si basa sulla democrazia informativa. E può produrre anche risultati sgraditi.
    Bollare di fascista ciò che è sgradito mi sembra inappropriato.
    Perché e a vantaggio di chi avvengono i fenomeni migratori?
    La questione degli F35 è emblematica: è preferibile pagare 14 miliardi di euro per degli aerei da utilizzare in operazioni di neocolonialismo Nato che produranno morte e distruzione delle economie locali tradizionali allo scopo di derubare i popoli delle loro ricchezze naturali. Comprando quei caccia bombardieri gli italiani avranno meno mezzi economici a disposizione per utilizzi sociali, mentre le banche e le multinazionali continueranno la loro politica di concentrazione del potere.a scopi totalitari.
    L’Africa è un continente ricchissimo e autosufficiente i cui popoli sono obbligati a emigrare dalla supremazia militare dei paesi della Nato e delle altre potenze militari del pianeta, per arricchire le multinazionali occidentali o quelle cinesi, russe, ….
    Gli emigranti africani (e degli altri continenti) o quelli che rimangono, presi per fame o abbindolati dal consumismo a cui la decrescita intende sostituirsi, rinunciano a tutti i diritti ottenuti nei secoli dai popoli occidentali, offrendosi alle multinazionali per pochi dollari.
    Questo è quanto sta accadendo in tutta l’Europa meridionale, con il consenso dei sindacati e di un settore rilevante della cultura ex catto comunista, a parole a favore dei più deboli, nei fatti a favore delle grandi concentrazioni industriali e bancarie che si avvantaggiano due volte dalle loro iniziative di rapina militare e finanziaria di tutti i popoli.
    Non sorprende da questo punto di vista in chiave elettoralistica la campagna per lo ius soli.
    Prima di essere a favore o contro per motivi ideologico religiosi ed etici, si tratta solo di capire ancora una volta chi ne trarrà vantaggio: le persone o le grandi concentrazioni di potere, le massonerie che governano il pianeta o gli esseri umani che muovono la nostra compassione? Il voto di questi giovani andrà a chi propone un cambiamento rispetto alle politiche militari imperiali, oppure a chi in Italia e in Europa favorisce la concentrazione totalitaria del potere nella finanza e negli apparati burocratici, militari e industriali.
    Chi si sta impegnando in Italia per cambiare le regole costituzionali lo fa per introdurre maggior partecipazione oppure per concentrare il potere? Per gli F35 e l’esercito unico europeo oppure per un esercito nazionale di massa come in Svizzera, forse l’unico strumento capace di difendere la democrazia dalle derive totalitarie? Cosa succederà quando ci sarà un esercito unico europeo, in cui la quota di militari nazionali si diluirà, e sarà sottoposto al comando Nato. Quanti Afghanistan, Iraq, Libia ci coinvolgeranno senza che noi italiani possiamo interferire? Lo sapete che a livello di commissione Europea per la “difesa” si parla dela necessità di dotarci di droni? Che legame c’è tra F35, droni e Costituzione Italiana?
    Ho un po’ divagato, ma credo sia utile aver presente lo scenario in cui stiamo vivendo in termini realistici, e non solo teorico utopistici.
    E’ di fondamentale importanza definire il quadro generale in cui si inseriscono gli elementi particolari:
    da un lato la cultura evoluzionista predatrice e competitiva, l’accumulazione e la concentrazione del profitto e l’accumulazione e la concentrazione del potere elevato a valore universale prioritario, la grande finanza le massonerie, gli apparati militari e burocratici, la piramide della concentrazione del potere totalitario;
    dall’altro lato la cultura della biodiversità e dei popoli, basata sulla collaborazione solidale comunitaria locale conviviale, le culture e le tradizioni locali, l’economia a km 0, il risparmio e il riuso, …, la persona al centro, il bambino la donna e l’anziano, la piccola comunità, le decisioni condivise, la vita lenta in armonia con i ritmi naturali, il cerchio decisionale che ricerca la condivisione delle decisioni, invece dell’imposizione della maggioranza temporanea;

    • Caro Giorgio, credo che questo breve feedback tra noi due sia un po’ emblematico di certe discussioni via Internet. Non so dove hai letto che io paragono quella che tu chiami ‘democrazia partecipativa’, e che nella sostanza (specialmente nella delega imperativa e vincolante) corrisponde alla mia idea di democrazia, al totalitarismo. Credo che non hai colto l’essenza del problema che pongo, cioé che tu pensi (almeno cosi’ sembra) che se questo sistema si realizzasse votando ciascuno a casa propria via Web sarebbe una democrazia compiuta, mentre io sarei molto dubbioso per la totale assenza di spirito di cittadinanza, che ritengo fondamentale per una democrazia e possibile solo attraverso assemblee reali (che per la loro lunga tradizione storica mi sembrano molto meno ‘teorico-utopiche’ della democrazia liquida). Quanto al bollare come fasciste le cose sgradevoli, insisto nel sostenere che un referendum per privare del diritto all’assistenza sanitaria una persona perché clandestina è fascista, non importa quale maggioranza lo sostenga. E qui forse sarò utopista, ma credo che se ci fosse un dibattito reale nella cittadinanza sul problema clandestinità, magari dove potessero parlare anche i clandestini stessi, forse nelle coscienze si smuoverebbe qualcosa, perché si scoprirebbero i problemi reali. Una persona a casa sua navigando su Internet si limiterà probabilmente a guardare i siti a favore del SI o del NO a seconda della sua opinione precostituita.
      Spero che tu abbia modo di leggere questo commento e di replicare, purtroppo il Web spesso diventa un po’ luogo di commenti stile ‘scritta sui muri’ che non prevedono una reale interazione. Solo che in un ambiente ancora relativamente piccolo come quello di DFSN si può sviluppare un’interazione realistica, ti sfido a fare una cosa del genere sul blog di Grillo dove il tuo commento sarebbe sparito in mezzo a un’oceano di altri e per me sarebbe impossibile replicare a tutti.

      PS: la critica al sistema della delega senza vincolo risale giù a movimenti come i levellers della rivoluzione inglese e ai sanculotti di quella francese, ed è stata poi ripresa dal movimento anarchico (anche i primi soviet si basavano su questo principio), quindi diciamo qualche anno prima che Grillo e Casaleggio venissero al mondo. Il M5S ha messo insieme, nel suo orizzonte ideale, molte ottime proposte ma veramente poche sono una sua invenzione originale.

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