I nuovi lager

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I NUOVI “LAGER”

Le vicende dei lavoratori Amazon, il caso dell’Ilva di Taranto e le altre “disgrazie industriali” mettono in luce come in occidente i luoghi di lavoro stiano diventando sempre più dei veri e propri lager; con l’unica differenza che in quelli nazisti si perdeva la vita e in quelli moderni si perde il posto di lavoro e/o la dignità. In pochi anni, infatti, i lavoratori hanno perso tutti i diritti faticosamente acquisiti durante le lotte degli anni ’70 e ora sono in balia dei datori di lavoro.

I lavoratori si sono colpevolmente piegati alla volontà padronale che con il pretesto di aumentare la produttività per combattere la crisi economica e competere con le economie emergenti hanno via via annullato le tutele e i diritti dei lavoratori.

Primo errore è stato quello di accettare l’idea che ci fosse realmente una crisi economica. In realtà non esiste nessuna crisi. Una società è in crisi economica quando non riesce a provvedere alle esigenze degli individui, quando cioè vi è carestia. Questo non è sicuramente il caso della società occidentale dove le difficoltà sono dovute, da più di un secolo a questa parte, all’impossibilità di smaltire le eccedenze produttive.

La verità è che di fronte all’inevitabile riduzione della quantità assoluta di lavoro umano necessaria dovuta al miglioramento della tecnologia in campo produttivo si è perseguita l’assurda via della piena occupazione senza neanche essere sfiorati dall’idea che fosse inevitabile ridurre l’orario di lavoro.

L’assurdità di questa strategia può trovare un senso nel fatto che così facendo si crea un esercito di persone alla disperata ricerca di lavoro, pronte a tutto pur di essere impiegata e quindi un arma letale nella eterna lotta tra datori di lavoro e lavoratori.

Questa strategia di impoverimento della popolazione e dei lavoratori ha un limite oggettivo nella creazione di disordini sociali a cui da vita quando il disagio sociale raggiunge un limite insopportabile.

A questo gioco rischioso accettano di giocare le classi agiate che fondano la loro ricchezza, ancor più che sul benessere materiale in se e per se (oramai alla portata di tutti) sulla miseria morale, sociale e delle condizioni di lavoro in cui è costretta la popolazione.

In una società come la nostra, che ha fatto dell’individualismo e della ricerca del successo personale il suo valore fondante, umiliare e far penare i propri simili diventa il modo migliore per affermare la propria superiorità e quindi affermarsi socialmente.

Certo questo fatto non è appannaggio esclusivo dell’individualismo capitalistico ma è il modo con cui, da sempre, le classi privilegiate affermano la loro posizione sociale.

Nell’antico Egitto il faraone condannava migliaia di uomini a lavorare per decine di anni in condizioni mostruose solo per farsi costruire una tomba.

Il problema fondamentale rimane la vanità umana (non a caso considerata il vizio preferito dal diavolo) a cui le “civilissime” istituzioni occidentali moderne non mettono alcun freno.

Non si vuole tornare a una visione comunista della società ma è necessario porre, ad esempio, dei limiti alla ricchezza, migliorare le condizioni di lavoro, assicurarsi che le attività degli uomini abbiano come scopo il benessere del gruppo sociale o quantomeno non danneggino la comunità; insomma bisogna andare verso la costruzione di una società “realmente civile”.

Dobbiamo prendere atto che oggi nel mondo vi sono milioni, anzi miliardi di persone che vivono in condizioni terribili; vi sono luoghi in cui, anche se non si muore di fame e le persone lavorano lo fanno in situazioni inumane in ambienti inquinati e insalubri e con ciò riescono a malapena a sopravvivere.

In Italia e in Europa questo ancora non avviene ma il modello a cui mirano i nostri governanti è purtroppo proprio quello delle economie ex-emergenti: sfruttamento selvaggio della forza lavoro mascherato da aumento della produttività, aumento dell’orario di lavoro, taglio dello stato sociale.

E’ necessario cambiare la prospettiva e ribaltare il sistema dal punto di vista morale e sociale perchè in occidente le condizioni di vita e di lavoro stanno peggiorando velocemente e in un prossimo futuro a lavorare nei lager ci saranno i nostri figli.

4 Commenti

  1. Una società come quella odierna votata alla ricerca infinita di profitto, grazie al consumismo esasperato e all’egocentrismo personale, è il risultato perfetto di anni di corporativismo. Siamo tutti figli americani, e negarlo con ipocrisia significa creare maggior danno ad una personalità ormai smarrita. Come non negare l’annientamento totale di ogni abitudine semplice e giovale…come un piccolo mercatino, o un acquisto al negozio in centro, o meglio un baratto fortuito. Gli acquisti online sono la nuova frontiera del commercio mondiale. Ma dimentichiamo troppo spesso che questo non è risparmio e gioia, bensì negatività e soppressione della libertà individuale. Meglio sarebbe acquistare oggetti usati o quasi nuovi, garantiremmo così un mercato alternativo e libero da condizionamenti speculativi.
    Amazon & co. sono l’emblema perfetto dello sfruttamento meccanizzato, un tot. all’ora come nelle più famose catene di montaggio estreme. E la colpa di tanto successo è proprio dei consumatori accaniti ed ipocritamente esperti.

  2. Tentare di cambiare l’atteggiamento delle persone è l’obiettivo del movimento decrescente; ma è necessario fare qualcosa di più. Bisogna forzare il cambiamento, ad esempio riducendo l’orario di lavoro per legge, o detassare in modo sostanzioso il part-time, limitare, come stanno facendo già in molte città, l’uso dei mezzi privati a favore dei mezzi pubblici, favorire la condivisione dei beni di consumo durevoli.
    Le persone fanno fatica a svegliarsi da quel torpore morale in cui il consumismo capitalistico ci ha costretto. Leggi che calano dall’alto costringerebbero le persone a cambiare abitudini e a riscoprire nuovi stili di vita.
    Io credo che sia giunta l’ora per il movimento di fondare un soggetto politico, che insieme ad altre forze che hanno a cuore le stesse tematiche (ecologisti, partito umanista, comunisti nostalgici, grillini nostalgici ecc) provino a dare risposte a quel 50% di italiani che oramai non vanno più a votare.
    l

  3. Io personalmente non vado a votare (o meglio non esprimo consensi) da diversi anni, non perchè non credo nelle istituzioni bensì non mi riconosco in nessun movimento o partito. Recentemente l’unico che ha creato una breccia nel marasma generale è il 5stelle…ma siamo ben lontani da una vera e propria rivoluzione! Questo perchè il sistema è corrotto e si identifica troppo spesso con un corporativismo ormai vero ed unico padrone di questa società, una società immorale retta da profonde e sistematiche speculazioni. Sicuramente un nuovo avvenire deve per forza di cose partire dal basso, dalle persone reali, dalle nuove leve…ma non credo personalmente in nuove norme giuridiche che possano creare un un rinnovato mondo costituito da sani principi etici. Questo perchè il proibizionismo (o le leggi) non hanno mai costituito una consapevolezza veritiera e sincera che possa convincere le persone a comportarsi bene e favore del vicino di turno. Una società basata sulla competizione forzata non ha possibilità di emergere in modo pacifico e benefico per tutti. Le diseguaglianze emergono sempre più, e non basta decretare freschi emendamenti ottimisti se poi il commercio di titoli in borsa effettua giornalmente catastrofi economiche.
    La decrescita costruttiva (come altri movimenti rivoluzionari) è una valida alternativa al sistema deterrente, ma le difficoltà sono enormi e non sempre risulta facile convincere i consumatori a spegnere la mente di fronte agli ammiccamenti sfiziosi del marketing moderno. Per usare un termine alquanto specista: gli Avvoltoi sono appollaiati al cornicione di ogni palazzo, attendono solo la prossima preda!

  4. Il movimento 5 stelle simpatizza con la decrescita e questa è già una gran cosa; purtroppo non può abbracciare esplicitamente la filosofia decrescente perchè rischierebbe di perdere consensi. Sono sicuro però che darebbe, volentieri, l’appoggio esterno a un soggetto politico che portasse avanti idee ecologiste e decrescenti. Anch’io non voto da circa trent’anni (praticamente non ho mai votato) però sono stufo di aspettare passivamente che le persone cambino (così facendo mi sa che tra cent’anni saremo ancora qui a scrivere post di denuncia).
    Del resto mi sento in colpa verso tutte le persone (e gli esseri viventi in generale) che soffrono nel mondo per colpa degli atteggiamenti sbagliati di noi occidentali. Voglio fare qualcosa di concreto, perchè scrivere sull’argomento non mi basta più. Ciao.

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