I nuovi piaceri della vita

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   Prendendo spunto da una serie di convegni dal titolo “I nuovi piaceri della vita” di Misano Adriatico, tenuti nel 2011, si posso fare una serie di considerazioni. Già da qualche anno stiamo vivendo un periodo di crisi socio economica che colpisce in particolar modo il mondo occidentale, ed appare sempre più decisamente che non si tratta di una crisi congiunturale, (che in quanto tale è di solito destinata ad esaurirsi prima o poi), ma bensì di una vera e propria crisi di sistema. Ma siccome ancora non abbiamo sbattuto bene i denti contro il muro, non vogliamo fare tesoro delle sonore lezioni ricevute.
L’apertura dei singoli mercati nazionali a quello globale ha sì portato nuove possibilità di “business”, ma ha pure aperto le porte a realtà totalmente diverse dalle nostre, con le quali dobbiamo per forza non scontrarci ma confrontarci, scendendo dal piedistallo del nostro altezzoso pensiero occidente centrico. Il mondo è grande ed ospita anche lontane popolazioni e culture millenarie, che stanno solo cercando di recuperare il tempo perduto.
Per rendere l’idea faccio sempre l’esempio dei vasi comunicanti: ogni vaso è costituito da un paese, e il liquido che contiene rappresenta il suo mix di ricchezza, sviluppo e conquiste sociali, in poche parole il suo benessere. Più il livello del liquido è alto, migliori sono le condizioni di vita del paese. Con l’apertura dei mercati, la globalizzazione e le nuove tecnologie che hanno portato all’accorciamento delle distanze, tutti i vasi sono stati messi in comunicazione gli uni con gli altri in maniera molto più diretta. Nel nostro caso, ciò ha portato ad una diminuzione del nostro benessere (il liquido del vaso), che sta scorrendo verso altri paesi (altri vasi quindi), con conseguente livellamento verso il basso. Ecco perché dovremmo tutti imparare a vivere sotto il segno meno: meno ricchezza, meno prodotti, meno consumi, e quindi in generale minor dipendenza dal puro e semplice denaro nella vita di tutti i giorni; in questo contesto ben si addice il concetto di decrescita (o acrescita).
Una volta, alla domanda “cosa ci serve per vivere” avremmo risposto qualcosa del tipo “ci servono cibo, acqua, un tetto sotto cui ripararsi, abiti per coprirci e magari qualche piccola comodità”, mentre ora alla stessa domanda tutti rispondiamo laconicamente “serve il denaro”. Questo cambio di prospettiva non è certo entusiasmante ma necessario, ed implica il mutamento di molte nostre abitudini che davamo ormai per scontate: non si parla certo di dover ritornare alla preistoria (ci mancherebbe altro!) ma di passare da una frenetica società dei consumi e del possedere ad una più tranquilla ed assennata società a misura d’uomo dove la tecnologia sia veramente al servizio dell’uomo e non di sé stessa. Fa piacere vedere che sempre più  persone sostengono che le vere ricchezze dell’uomo moderno sono il tempo e lo spazio (e ci infilerei pure l’ambiente).

“La posta in gioco è alta, e presuppone veramente una svolta antropologica. Essendo destinati a diventare materialmente più poveri e a ridurre gli sprechi e i consumi, occorre trovare altre forme di realizzazione del desiderio alle quali l’uomo – animale desiderante, oltre che razionale – non può rinunciare.(…)”.

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Nato nel 1969 a Pesaro, nel 1988 mi sono diplomato come Perito Turistico e nel ’93 ho completato un corso di Operatore di Marketing per PMI. Dopo quarant’anni vissuti sulla riviera romagnola a Cattolica, mi sono sposato e trasferito nelle Marche a Fermignano, vicino ad Urbino. Entrato molto presto nel mondo del lavoro (più per necessità che per scelta), ho avuto modo di notare con dispiacere che alla medesima domanda, ovvero: “Cosa serve per vivere?” una volta avremmo risposto “Un tetto, cibo ,acqua e la salute”, mentre ora semplicemente “Servono i soldi”. Questa triste constatazione mi ha fatto capire di essere decrescentista già prima di aver conosciuto il termine.

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