Incamminarsi nella decrescita

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Per prima cosa un ciao a tutti!

Mi sono appena iscritto a questo social network dopo averne frequentati altri con lo stesso tema di fondo, dove ho potuto accedere ad una quantità importante di documentazione da consultare trovando risposte ad un mio malessere politico fatto di concetti personali posti finora in maniera confusa e disordinata dandogli anche un nome:volontà di decrescere. Non sono un indignato dell’ultima ora e con i miei quarant’anni passati, una bella famiglia e esperienze di ogni genere e non tutte belle, ma sicuramente costruttive posso affermare che non mi sento come un fidanzato tradito dal sistema, anche perché con questa economia non mi sono mai trovato a mio agio e non sono mai peso dalle sue labbra, ma onestamente, chi di voi si è mai fidato di questa meretrice? Forse solo i governi mondiali e i personaggi tragicamente grotteschi che si sono succeduti negli anni,ma forse neanche loro e hanno utilizzato il sistema come i piu’ classici dei papponi. E noi italiani in tal senso non ci siamo fatti mancare nulla!
Ma nonostante questo volevo condividere con voi una non totale leggerezza d’animo dovuta ad un grosso però, che se da un lato sono contento che esista per alimentare il dibattito, dall’altra lo trovo un grosso vincolo.
Il problema, e penso di non viverlo solo io,è che trovando la “società di decrescita” l’unica soluzione possibile, questa deve permeare l’individuo totalmente nella sua quotidianità, cambiando anche il concetto di lavoro come tramite per la sussistenza. A questo punto devo fare l’esempio del sottoscritto, come unico individuo che conosco perfettamente(forse!!!). Lavoro in una azienda che non ha niente di ecosostenibile, a partire dall’offerta dei prodotti, per passare alla lavorazione e allo smaltimento degli scarti che si ferma alla classica differenziata fatta male dal comune e recepita come fastidiosa per arrivare al cliente che fruisce del tutto. Aggiungiamo anche che l’unica utilità della mia occupazione è quella di darmi uno stipendio a fine mese ed in un futuro di un certo tipo sarebbe anche un tipo di attività inutile. La soluzione sarebbe quella di cambiare aria, trovando qualcosa piu’ vicino alle mie “esigenze sociali” che comunque mi dia la possibilità di poter continuare a salvaguardare la mia piccola tribù,perché se è vero che si può pagare anche con altre monete che non siano per forza i soldi,per avere beni e servizi è altrettanto vero che i RES devono essere piu’ che solidi per creare continuità di sussistenza. A questo aggiungiamoci pure che ci sono tanti vincoli normativi e leggi che di fatto e non a caso bloccano la libertà personale, edulcorando il tutto con la scusa della normativa come tutela sociale che, per carità, si può anche eludere se iniqua, ma bisogna essere pronti alle conseguenze(un esempio potrebbe essere l’occupazione di spazi dimessi da anni).
A questo punto il mio pensiero arriva a dire che per essere realmente autonomi e liberi bisogna avere a disposizione gli strumenti che soddisfino le necessità primarie e qualcosa di piu’ per non vivere in una grotta come i primitivi, anche perché non ce lo lascerebbero fare. Quindi Casa, Alimentazione, Energia e Calore per garantirci Salute sia fisica che mentale. Per quanto riguarda la “tana” ci sono nuove o rielaborate soluzioni, come l’autocostruzione assistita o il cohausing, ma giriamo sempre attorno al soldo e ai mutui delle banche, creando di fatto un vincolo che per forza influisce sulle decisioni nel momento che si crea una bilancia con un piatto occupato dalla libertà (contestare decisioni aziendali asociali, stigmatizzare comportamenti non consoni con il rispetto della persona, e tutte quelle cose che quotidianamente capitano a tutti in misura diversa) e dall’altra il rischio di perdere tutto sottolineando un’autonomia di pensiero. Oltre questo non tutti possono avere rapporti diretti con enti creditizi per i piu’ svariati problemi di credibilità che vanno dall’essere migrante ad avere avuto problemi economici in questo grande monopoli imposto (buffo che dobbiamo essere noi i credibili e non le banche nei nostri confronti, altro esempio del mondo che va al contrario!) ed è per questo che c’è la necessità di cambiare l’interlocutore che deve tra l’altro ragionare in modo completamente diverso dagli attuali gruppi economici. Quindi rimango tranquillamente in affitto e per pagarlo devo tenermi il lavoro che ho. Senza contare che in questo modo i miei interventi per ridurre l’impatto ecologico della mia dimora che si avvicina ad una classe Z si riducono al minimo(ho ancora il boiler!!!). Per adesso non ho problemi di alimentazione come” tutti noi ricchi” e in piu’ ho scelto di vivere in campagna e mi sono ricavato un orticello bio che per ora non può mantenerci totalmente perché avrebbe bisogno di essere seguito costantemente e quindi per motivi di lavoro è poco accudito (e si ritorna al problema sopracitato), però,facendo di necessità virtu’, sta diventando un orto in permacultura con piante di melanzane e pomodori a crescita spontanea. Il nodo energetico è invece un po’ piu’ difficile da sciogliere. A parte che mi sono ripromesso di provare l’autocostruzione di un pannello solare per collegarlo a Boiler (il mostro mangiatutto), avevo pensato di consorziarmi con i vicini per unire gli sforzi e mettere un po’ di pannelli solari utili a 4-5 famiglie, ma a parte le normative che non so se lo permettono, far ragionare il mio amichevole buon vicinato, con i quali i rapporti sono realmente ottimi con scambio di piccoli favori,  lo trovo difficile dato che mi hanno già guardato come un alieno alla proposta ci costruirci un pergolato di utilizzo comune. Cosa altro devo dire, oltre che continuerò a raccogliere materiale ed informarmi, farmi laboratori in famiglia in attesa di trovare e cercare persone nelle mie vicinanze con a cuore gli stessi miei temi e che vogliano condividerli per sviluppare soluzioni iniziando magari con un GAS.Grazie e ciao a tutti.

5 Commenti

  1. ciao Emanuele,
    ti capisco. Le rivoluzioni non sono semplici.
    tu però sembri un tipo che nonostante gli sbarramenti non molla l’osso.
    mi permetto di chiederti che lavoro fai?
    salutoni.
    tiziano pellegrino

  2. Ciao Tiziano.Grazie per il sostegno morale.Effetivamente non è facile cambiare abitudini con le quali siamo cresciuti e siamo stati educati,a partire dalle nostre famiglie che con un mito nato nel “boom economico” dove tutti dovevano avere il frigorifero ed era passato il tempo di vedere la televisione in comune al bar,ma era “meglio” vederla nel salotto di casa,ci hanno fatto uscire da una situazione di proletariato sociale per entrare in una borghesia del consumo,creando un appiattimento di gusti e mete da raggiungere,una sorta di unico e indiscutibile modello di felicità.Nel contempo mi sono reso conto che risolvere il tutto con solo una palestra intellettuale,non si arriva da nessuna parte,e allora bisogna incominciare a sperimentare.Sul mio lavoro,beh,faccio il cameriere,arrivando alla conclusione che RI-strutturando i rapporti sociali,la convivialità non dovrebbe essere mercificata e di conseguenza i locali come ci sono oggi non avrebbero piu’ senso di esistere in quanto il ritrovarsi a casa con amici, a mangiare, parlare o bere un bicchiere di vino o in luoghi pubblici non a pagamento,taglierebbe fuori ristoranti e locali “fashion “.Questi ultimi la dicono lunga su come non sappiamo piu’ divertirci,ovvero stare insieme,infatti la differenza non la fa la qualità di cio’ che si beve o mangia,che è molto massificato,ma la “confezione” ovvero il luogo,comprando ne piu’ ne meno un locale come si fa con una maglietta alla moda che magari non ci sta bene o una scatola di biscotti con la confezione colorata anche se poi non ci piacciono.Il discorso della ristorazione,soprattutto quando si parla di importanti quantità di coperti,rientra in questa logica,dove bisogna evitare sprechi e quindi si prediligono prodotti con conservanti,evitare perdite di tempo e quindi utilizzare preparati industriali e semi lavorati e avere una quantità incredibile di confezioni dei materiali piu’ disparati che diventa effettivamente difficile riutilizzare o riciclare.spero di aver soddisfatto la tua curiosità.ciao e scusa se ti ho scritto solo ora.

  3. Emanuele,

    Il cambiamento è sempre lento ma le persone interessate a cambiare in meglio la qualità della nostra vita in maniera rispettosa verso le persone e l’ambiente sono molte.

    Gas Avigliana è nato da due famiglie adesso ne conta oltre 160.
    Dal GasAvigliana sono nati molti altri gas.

    Non ti scoraggiare …. in bocca al lupo!!!

    anna

  4. Ciao Emanuele,
    anche se è da poco che ho scoperto il tema della decrescita felice, ho sempre avuto certi pensieri e ho sempre ritenuto assurdi alcuni comportamenti cosiddetti “normali”, come il doversi imbottire di medicine se ci viene la febbre, perchè non possiamo assolutamente mancare dal lavoro. Per questo mi piacerebbe potermi dedicare di più alla casa, alla cucina, a dei futuri figli, senza dover prendere una domestica che faccia queste cose al posto mio, mentre io sono a lavoro per guadagnare i soldi con cui poi la pagherei! Penso che anche se guadagnassi meno, unendo le forze col mio fidanzato e futuro marito, potremmo dedicarci di più a quello che ci rende felici, e anche ai modi per risparmiare come per esempio l’orto, o la pasta fatta in casa, i dolci…etc etc, tutte cose che noi “giovani” di oggi non sappiamo nemmeno da dove cominciare a fare!
    Arrivo al punto: mi è capitato di parlare con un’amica di questa mia visione e mi ha guardato come se fossi matta! Al mio dire. “E’ pesante sapere che non si può nemmeno prendere un raffreddore, perchè non ce lo possiamo permettere, perchè DOBBIAMO essere sempre presenti a lavoro” mi risponde: “Non sei la prima nè l’ultima! Nella vita bisogna prendersi delle responsabilità! Funziona così!”
    Ma perchè dobbiamo accettare che funzioni così?

  5. Ciao, io sto festeggiando il festival della decrescita. Ho da poco venduto l’auto per problemi economici della mia attivita. Da poco vado a rifornire il negozio (con i dovuti limiti) in treno e autobus piuttosto che auto e autostrada. Ho scoperto che i tempi di percorrenza sono gli stessi, qualche limite nella quantità che riesco a trasportare visto che sono a piedi ma risparmio un sacco sul trasporto e sullo stress visto che non guido. Magari sono un caso speciale ma avendo ben scelto di vivere vicinissimo al luogo di lavoro ora mi gusto il piacere di vivere senza auto spostandomi in bici. Certo, ogni tanto qualche passaggio in auto lo accetto ben volentieri, ma se penso che all’estero ci sono intere città popolate da gente senza auto, penso di potermi ritenere fortunato a farlo in una città di provincia. Ad ogni modo, con un po’ di coraggio, si può fare tutto. Ciao e buona decrescita a tutti!

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