Intervista di Francesca Togni a Mirko Omiccioli

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Mirko OmiccioliFrancesca Togni, studentessa Erasmus all’Università Paris Dauphine di Parigi, sta lavorando a un progetto di confronto sulla decrescita in Italia e in Francia.

Ha intervistato alcuni dei nostri autori

Riproponiamo le interviste.

1) Cosa faceva prima di interessarsi alla questione della Decrescita e come è nato il suo interesse per questo argomento?

Cosa facevo prima di interessarmi alla questione della Decrescita? Bella domanda… Posso dire quando è stato il momento “ufficiale” che mi ha fatto scoccare la scintilla, se così si può dire. Anni fa, recandomi in una libreria, mi trovai fra le mani al reparto saggistica, un libro di Maurizio Pallante che era in offerta (La Decrescita Felice). Ne rimasi subito folgorato al punto da farlo leggere anche ad alcuni amici. In ogni modo pure prima di allora sono sempre stata allergico agli sprechi e al consumismo miope e disumanizzante, che rischia di farci diventare fra l’altro persone sole in mezzo alla folla.

2) Si riconosce pienamente nella “causa dei decrescentisti”?

Se dicessi di riconoscermi pienamente nella “causa dei decrescentisti” direi una bugia perché, essendo un essere umano, posso avere solo una visione parziale delle cose, anche se col passare del tempo si fa più ampia. Non sono sempre d’accordo con ciò che viene detto e scritto sull’argomento, ma forse è questo il bello: confrontarsi con gli altri e vedere di considerare tutte le opinioni. L’importante è che ci sia una battaglia di idee e non uno scontro di ideologie. Fra l’altro sapere di essere parte di DFSN mi fa molto piacere, perché in tal modo comprendo di far parte di un progetto di un certo spessore ed ho la possibilità di conoscere persone interessanti e ben più preparate di me.

3) Come si impegna concretamente, nella vita reale, a portare avanti questa causa?

Ho imparato che se voglio convincere gli altri delle mie idee, la cosa migliore è dare il buon esempio, evitando “prediche” o discorsi troppo aggressivi, perché il rischio di sembrare degli esaltati (e quindi ottenere il risultato opposto a quello desiderato) è dietro l’angolo, anche se i cuor mio so di avere le mie buone ragioni. Questo perché occorre sempre rispettare le opinioni altrui e cercare di capirle, anche se non si condividono. Quando però qualcuno, interessato o semplicemente incuriosito dalle mie idee, mi chiede un parere, allora parto in quarta. Talvolta penso pure di predicare bene e razzolare male, ma di solito cerco di tenere comportamenti e abitudini quotidiani improntati ad un minor attaccamento al materiale e cercare di migliorare i miei rapporti sociali, anche se quest’ultima cosa mi costa un po’ più fatica perché in passato sono sempre stato un po’ “orso” (ma con l’età penso di stare migliorando).

4) Incontra delle opposizioni, delle resistenze da parte delle persone con cui si relaziona?

Tranne in casi del tutto particolari, cerco sempre di evitare scontri frontali con le persone con le quali interagisco, sicché posso trovare resistenze ma non troppo decise. Tutt’al più posso trovare persone che snobbano l’argomento e lo sminuiscono. Questo sì purtroppo.

5) Quando si ritrova a parlare o a discutere della Decrescita, quali sono gli argomenti che sostiene per convincere che il suo impegno è fondato e per coinvolgere nuove persone a portare avanti questa importante causa?

Secondo me al giorno d’oggi siamo tutti troppo dipendenti dal denaro. Una volta, alla domanda “Cosa serve per vivere?” avremmo risposto che quello che serve è cibo, acqua, di che vestirsi ed un tetto sotto cui vivere. Ora invece alla stessa domanda rispondiamo semplicemente: “serve il denaro”. Non che io lo voglia demonizzare, ci mancherebbe: dico solo che se da un lato abbiamo raggiunto conoscenze e capacità settoriali che un tempo erano impensabili, dall’altro perdiamo la capacità di arrangiarci e di usare l’ingegno per le cose di tutti i giorni. Siamo magari in grado di effettuare operazioni tecniche complicatissime, ma non sappiamo dove sbattere la testa se dobbiamo montare una mensola a casa. Una conoscenza troppo verticale ci fa perdere di vista l’insieme, sicché vediamo nel denaro il solo mezzo per ottenere ciò che ci serve. E per ottenerlo come facciamo? Lavoriamo di più. Solo che poi avremo meno tempo da dedicare a noi e ai nostri cari, e dovremo delegare sempre più cose ad altri, che naturalmente devono essere pagati. E così via, in una spirale perversa dalla quale occorre uscire. Il fatto che poi al giorno d’oggi viviamo questa crisi economica che demolisce e travolge le nostre abitudini non cambia il ragionamento di fondo.

6) Come risponde a coloro che sostengono che lei è un sognatore e che vive in un mondo che non è reale?

Raramente mi è stato dato del sognatore, forse per il mio modo di pormi con la gente. Diciamo che spesso mi sono sentito dire che portare avanti simili progetti comporterebbe un così grande cambio di mentalità di noi tutti (cominciando a diventare più solidali e a guardare al bene comune piuttosto che a quello del singolo) che la cosa diventa di fatto irrealizzabile. La cosa è piuttosto triste perché comporta una buona dose di sfiducia nella capacità di noi esseri umani al cambiamento. Se si riuscisse a cambiare questo paradigma probabilmente cambierebbero molte cose.

7) Come pensa che possa evolvere il movimento decrescentista in Italia?

Onestamente non posso dare una risposta precisa a questa domanda, ma son sicuro del fatto che il “meccanismo” ha cominciato a muoversi sempre più velocemente, attirando sempre più persone. Sono convinto che presto i cambiamenti cominceranno ad essere sempre più visibili e rapidi, un po’ come una biglia metallica che si avvicina ad una calamita: dapprima si muove piano ma poi aumenta il suo moto in maniera esponenziale, man mano che si avvicina alla calamita.

8) Quali sono i nostri punti di forza rispetto agli altri paesi europei? E quali i punti deboli?

Punti di forza o debolezza? Parlerei piuttosto di semplici differenze, dovute a realtà differenti da paese a paese. In passato su internet ho avuto modo di discutere seppur brevemente con alcuni ragazzi francesi (guarda che combinazione!), e mi pare che almeno fra i due paesi il movimento decrescentista abbia molti punti in comune. Non a caso da noi i due maggiori esponenti sono Serge Latouche (che ho avuto l’onore di incontrare sebbene di sfuggita a Venezia nel mese di Settembre) e il nostro Maurizio Pallante. A pensarci bene dovremmo lanciare un progetto di gemellaggio con i nostri “colleghi” francesi.

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Nato nel 1969 a Pesaro, nel 1988 mi sono diplomato come Perito Turistico e nel ’93 ho completato un corso di Operatore di Marketing per PMI. Dopo quarant’anni vissuti sulla riviera romagnola a Cattolica, mi sono sposato e trasferito nelle Marche a Fermignano, vicino ad Urbino. Entrato molto presto nel mondo del lavoro (più per necessità che per scelta), ho avuto modo di notare con dispiacere che alla medesima domanda, ovvero: “Cosa serve per vivere?” una volta avremmo risposto “Un tetto, cibo ,acqua e la salute”, mentre ora semplicemente “Servono i soldi”. Questa triste constatazione mi ha fatto capire di essere decrescentista già prima di aver conosciuto il termine.

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