La deriva generazionale

Quale esito?

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Uno spunto dalla vita quotidiana
Qualche settimana fa passavo davanti a una farmacia in Strada Maggiore a Bologna (abito in questa città dai primi anni ottanta).
C’era un giovane di colore che chiedeva l’elemosina. Sembrava avesse una trentina di anni. Negli ultimi tempi ho notato un forte incremento di giovani di colore che chiedono l’elemosina.
Davanti a questo giovane passa una signora che, dall’aspetto, sembrava avesse una settantina di anni. Anche a lei il giovane chiede l’elemosina.
La signora, oltre a non dare l’elemosina, fa un commento all’indirizzo di questo giovane: dice che farebbe bene a cercarsi un lavoro e andare a lavorare, visto che è giovane e in salute, invece di fare il fannullone.

Il trentennio successivo alla II guerra mondiale
Quella signora evidentemente nella sua vita avrà cercato lavoro negli anni sessanta del secolo scorso, quindi in pieno boom economico. Evidentemente, come per la generazione di quel periodo e visto l’area geografica in cui abitava, il lavoro l’avrà trovato facilmente per cui per lei, nel caso una persona non lavori, significa che non vuol lavorare, significa che vuol fare il fannullone: questo è l’imprinting che questa signora ha ricevuto dalla “finestra temporale” rappresentata dal trentennio successivo alla seconda guerra mondiale.
Quella signora non sa (e non saprà mai!) che negli anni settanta del secolo scorso le cose hanno iniziato a prendere una piega diversa, che ciò che è avvenuto nei primi trenta anni dopo la seconda guerra mondiale non è più sostenibile e ripetibile in tutte le parti del mondo. Ho l’impressione comunque che a non avere capito questo non sia solamente quella signora ma una intera generazione (quella appunto che ha avuto l’imprinting nella “finestra temporale” del trentennio successivo alla seconda guerra mondiale)!
Nei primi decenni dopo la seconda guerra mondiale infatti: ”L’uomo aveva la sensazione di avere finalmente messo le mani su una fonte di energia pressoché illimitata, che gli avrebbe permesso di trasformare a piacere la propria vita. Sapientemente alimentata da taluni interessi, l’ubriacatura del petrolio a volontà e a prezzi abbordabili faceva vedere la vita in rosa. La società dei consumi sembrava un obiettivo facile da raggiungere, rispondente alle aspirazioni di tutti. L’economia era in fase di espansione e la sua crescita sembrava assicurata per decenni, a tassi annui molto elevati. Ci si diceva che questo sviluppo, alla portata di un gran numero di paesi, avrebbe permesso ai più ricchi di soddisfare le proprie domande interne, pur contribuendo sostanzialmente al miglioramento della condizione dei paesi più poveri. L’appetito di una abbondanza materiale sempre maggiore poteva dunque essere soddisfatto senza pregiudicare il doveroso aiuto ai bisognosi. La cornucopia della tecnologia sembrava d’altra parte inesauribile, pronta a sfornare, una dopo l’altra, soluzioni miracolose a tutti i problemi umani.”
……
Tali opinioni si fondavano sulla considerazione quasi esclusiva dei fattori positivi. Le nostre generazioni possiedono in effetti una ricchezza e una varietà di risorse intellettuali e pratiche che, in teoria, possono assicurare l’espansione e lo sviluppo materiale dell’umanità ancora per lunghi anni. Si tratta di un patrimonio immenso e sempre crescente di informazioni, di conoscenze scientifiche, di competenze tecnologiche, di talenti manageriali, di esperienze di gestione, di attrezzature produttive e di mezzi finanziari, quale i nostri padri non potevano neppure sognare.

D’altra parte di era convinti che le risorse naturali che la buona e vecchia Terra è in condizioni di dispensare alle iniziative umane erano ben lungi dall’essere esaurite, in quanto potevano essere moltiplicate o sostituite grazie a soluzioni o espedienti tecnologici.
…..
Ci si rifiutava di credere che nei nostri tempi la conclusione potesse essere diversa, e non ci si poneva neppure la questione se l’intero sistema umano potesse un giorno precipitare nel disastro. Una simile ipotesi pareva assurda. Il destino dell’uomo non poteva essere che quello di progredire.”

Gli anni settanta del XX secolo: una nuova età assiale
Ovviamente, come previsto tra l’altro da Aurelio Peccei (di cui sopra è stato riportato un estratto da un suo piccolo saggio), la realtà in seguito si è evoluta molto diversamente anche se non è possibile dare un giudizio netto e che vale per tutto: la realtà infatti è molto complessa, molto variegata, per cui i cambiamenti sono stati diversi per le varie parti di Italia e del Mondo. Anzi in alcune del mondo si è avuto uno sviluppo (per esempio in Cina, in India e in altre parti), anche se con molte contraddizioni. Comunque lo sviluppo che è avvenuto in altre parti del mondo in parte fa da contraltare alla deindustrializzazione che è avvenuta nelle zone del mondo a economia matura come l’Europa e il Nord America
Nel Meridione di Italia il cambiamento del trend si è notato subito anche perché non c’era più la valvola di sfogo dell’emigrazione. Verso la fine del decennio e agli inizi del successivo ci fu una esplosione della criminalità organizzata, perfino in aree dove prima non c’era mai stata, come la “banda della Magliana” a Roma e la “Sacra corona unita” in Puglia. Gli anni settanta e parte degli anni ottanta furono caratterizzati dall’imponente fenomeno dei sequestri di persona.
Gli anni settanta del secolo scorso (con gli anni immediatamente precedenti e successivi) possono considerarsi un periodo assiale nella storia moderna, un periodo cioè in cui la realtà cambia di segno e che fa sì che nel futuro nulla sarà come prima (a tale riguardo invito alla lettura di un lavoro che ho fatto qualche anno fa e che fa una trattazione storico-antropologica di questa nuova età assiale: il link è il seguente http://www.decrescita.com/news/gli-anni-settanta-xx-secolo/ )
Nei primi anni in cui ho abitato a Bologna ho fatto lavori vari (come operaio nei cantieri edili, nelle fabbriche, ecc.) ma da circa la metà degli anni ottanta e fino alla fine degli anni novanta ho fatto l’insegnante. Ho insegnato nelle scuole superiori di indirizzo commerciale di Bologna e provincia. La frequenza a queste scuole era soprattutto femminile.
Succedeva per caso di incontrare per la città ragazze che avevo avuto come alunne e che si erano diplomate qualche tempo prima: mi dicevano che dopo il conseguimento del diploma avevano subito trovato lavoro. Erano lavori attinenti al diploma che avevano conseguito.
Negli anni successivi ho notato invece che le ragazze dopo il conseguimento del diploma non svolgevano lavori attinenti al titolo di studio conseguito anche se il contratto di lavoro era vero e regolare (per esempio facevano le cassiere o commesse o addette ad altre mansioni negli esercizi commerciali).
Ciò che è avvenuto in seguito è storia recente: i giovani fanno lavori in nero e sottopagati, lavori che nella maggior parte dei casi non richiedono e che non danno professionalità.
Data la situazione strutturale che si è creata a partire dagli anni settanta ogni provvedimento preso, anche se con tutte le buone intenzioni, come ultimamente è il caso dei voucher, si trasforma inevitabilmente in occasione per i datori di lavoro di elusione e di evasione delle norme previdenziali e fiscali e di trasformazione in lavoro flessibile di lavoro che in pratica è un lavoro vero e proprio.
I voucher hanno dato il cambio ai contratti di Co.Co.Co. e poi Co.Co.Pro. che hanno imperversato fra la fine degli anni novanta e fino a qualche tempo fa. Erano contratti previsti per particolari situazioni ma i datori di lavoro, visto la loro convenienza dal punto di vista del carico contributivo e fiscale e della flessibilità, li hanno utilizzati al posto dei contratti di lavoro subordinato, più costosi e meno flessibili. Succedeva che i datori di lavoro stipulavano dei contratti di Co.Co.Co. e Co.Co.Pro con i giovani, a cui venivano fatti fare lavori che avevano tutti i caratteri del lavoro subordinato (e non, invece, i caratteri previsti per quei contratti), poi li licenziavano e dopo un po’ assumevano altri giovani con cui stipulavano gli stessi contrati e a cui facevano fare gli stessi lavori.
La situazione è sicuramente esplosiva ma è difficile stabilire la direzione che prenderà in Italia e in Europa.

Quale esito?
Ho notato ultimamente alcuni negozi gestisti da immigrati con le vetrine rotte. Sono negozi che vendono il kebab. Ho pensato alla ”notte dei cristalli” avvenuta nella notte fra il 9 e il 10 novembre 1938 nella Germania nazista, quando furono infrante le vetrine di moltissimi negozi gestiti da ebrei (i fatti però furono ben più gravi, perché non durarono solamente una notte e non si limitarono alle vetrine dei negozi: si veda al riguardo https://it.wikipedia.org/wiki/Notte_dei_cristalli ).
Inoltre in Italia in giro c’è un uomo di spettacolo, di televisione, un uomo che una volta faceva il comico, un personaggio che conosce bene la pancia della gente, un uomo che ha riempito le piazze soprattutto dando la possibilità di dire “vaffa” a qualcuno oppure strizzando l’occhio all’anima giustizialista e all’esigenza di trovare un capro espiatorio che alberga in ognuno di noi. Ultimamente è molto attivo e sta cambiando molte cose: non vorrei che si tagliasse la barba e si facesse crescere un paio di baffetti come un personaggio che, insieme al suo movimento, ha lasciato una impronta indelebile nella prima parte del secolo scorso!
Mi sono venuti i brividi nel fare queste ultime considerazioni!!

1) Aurelio Peccei Cento pagine per l’avvenire” pagg. 58-59 Arnoldo Mondadori Editore S.p.A. Milano 1981

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Sono nato in Lucania nel lontano 1951 e abito a Bologna da circa trent’anni. Ho sempre avuto interesse, da più punti di vista, verso i “destini” (sempre più dialetticamente interconnessi) dell’umanità: da quello dei valori culturali che riempiano l’esistenza a quello delle condizioni materiali di vita (dall’esaurimento delle risorse naturali ai cambiamenti climatici, ecc.). Ho visto nel valore della “decrescita” un punto di partenza per dare un contributo alla soluzione dei gravi problemi che l’umanità ha di fronte.

2 Commenti

  1. La dittatura di oggi non urla, sig. Boccone, ma pianifica la svendita dei beni pubblici e del lavoro, veicolata dalle pseudosinistre. Nessuna buona intenzione dietro i voucher, infatti le conseguenze erano prevedibili e previste, ( come anche gli effetti delle austherity). Basta con gli errori in buona fede. Quanto al “nazismo” di un traballante movimento di protesta che non sa decidere su nulla, ne euro ne immigrazione, e poteva gia essere al governo con la Lega……

  2. Ormai la linea è tracciata e non può che piovere sul bagnato: chi sta bene continuerà a migliorare le proprie condizioni e chi sta male continuerà a stare più male!

    da http://www.repubblica.it/economia/2017/01/23/news/boeri_attacca_la_manovra_pensionistica_del_governo_fa_aumentare_il_debito-156676117/?ref=HREC1-4

    Boeri attacca la manovra pensionistica del governo: fa aumentare il debito

    Il presidente dell’Inps in un intervento pubblico si è scagliato contro la riforma contenuta nella Legge di Stabilità perché favorirebbe i pensionati “ricchi” a danno delle generazioni future

    MILANO – “Questa è una manovra che fa aumentare il debito implicito, scaricando gli oneri sulle generazioni future: aumenta la spesa pensionistica a favore di categorie che hanno già fruito di trattamenti vantaggiosi”. Così ha dichiarato Tito Boeri, presidente Inps, al convegno “Tutto pensioni” organizzato dal Sole 24 ore a proposito della manovra contenuta nell’ultima legge di bilancio. “Nell’ambito del sistema pensionistico rimangono forti iniquità differenze di trattamento macroscopiche anche nella ambito della stessa generazione, sulle quali fin qui non si è intervenuti”. “Se avessimo avuto calcoli del debito implicito negli anno ’60, ’70 e ’80 le ‘baby pensioni non sarebbero state introdotte perché ci si sarebbe resi conto degli oneri pesantissimi che introducevano”.

    Armando

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