Libertà obbligatoria

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Ma come, con tutte le libertà che avete, volete anche la libertà di pensare?… Libertà, libertà, libertà…” (Gaber – Luporini 1976)

Vedo che il dibattito sull’obbligatorietà o meno del vaccino anti-covid ferve. E siamo solo agli inizi ! Poiché vedo che la disinformazione è ampiamente diffusa provo a chiarire ai non pochi disinformati cosa prevede attualmente la legge italiana. Il decreto legge n.73 del 7 giugno 2017, convertito nella legge 119 del del 31 luglio 2017 ha portato a 10 le vaccinazioni obbligatorie per la fascia di popolazione compresa tra 0 e 16 anni. Nessuna obbligatorietà per nessun tipo di vaccinazione è dunque prescritta per la popolazione adulta, questo anche nel rispetto dell’articolo 32 della Costituzione, che recita testualmente “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.

Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.” Articolo chiaro e inequivocabile al 90%, perché quel “…se non per disposizioni di legge” apre potenzialmente la strada ad una legge straordinaria che sancisca l’obbligatorietà del vaccino anti-covid per tutta la popolazione, insomma una specie di TSO generalizzato. Come è chiaro si tratterebbe di un intervento eccezionale, per il quale occorrerebbe come minimo un voto di approvazione da parte del parlamento e forse perfino un referendum, visto che si andrebbe a violare un principio della Costituzione. Al momento escludo che ci sia una volontà politica di procedere in questo senso, ma poiché la madre degli imbecilli è sempre incinta, non escludo che qualche prurito di decretare l’obbligatorietà per legge ci sia. Dico così perché è del tutto evidente che un’obbligatorietà sentenziata per legge spaccherebbe in due il paese.

Nella pratica i mezzi che verranno messi in campo per scoraggiare il rifiuto al vaccino sono molto più subdoli e consisteranno principalmente in una serie di limitazioni per le persone che non potranno esibire un certificato sanitario comprovante la vaccinazione, prime fra tutte le limitazioni negli spostamenti internazionali. Già si lavorano ai fianchi le compagnie aeree per indurle a non concedere l’imbarco alle persone sprovviste di certificato. Ma nel mondo globalizzato esistono anche le contromisure, ad esempio una o più compagnie aeree che al contrario, per battere la concorrenza, imbarcheranno senza storie anche chi è sprovvisto di certificato. La morale è che con i divieti e gli obblighi si fa poca strada…

Aggiungo due considerazioni a margine per inquadrare, per così dire, questa disputa sull’obbligatorietà o meno del vaccino anti-covid in un contesto più ampio e più affine al pensiero decrescente.

Noto che è ormai prevalente l’idea che i vaccini siano l’unica risposta all’insorgenza di variabili disastrose che destabilizzano la luminosa strada verso un progresso crescente. Vuol dire in pratica che di fronte ad un incidente di percorso si ritiene che sia sufficiente trovare un rimedio per procedere tranquillamente come prima.

Mi viene da dire che non solo a volte è difficile e incerto trovare il rimedio, ma che questo modo di pensare ci allontana dal cuore del problema, ovvero che sarebbe di gran lunga preferibile fare in modo che l’incidente non si verifichi. Prevenire è meglio che curare, un vecchio slogan di cui la medicina si fregia e che promuove con varie politiche sanitarie. Vedi ad esempio le politiche sanitarie per la prevenzione dei tumori, delle malattie cardiocircolatorie, dell’obesità, ecc ecc.

Anche per quanto riguarda gli incidenti stradali si punta da tempo alla prevenzione con varie misure, cito a caso airbag, cinture di sicurezza, rotonde stradali, limiti di velocità, autovelox, ecc

Tutta questa attenzione stranamente cessa quando si prendono in esame i modelli sociali che dovremmo avere per riferimento nel nostro futuro. A parte una tardiva falsa coscienza che parla di sostenibilità, riduzione dei gas serra, migliore smaltimento dei rifiuti, progressiva eliminazione dei carburanti fossili, insomma tutto il polverone della green economy di cui si riempiono la bocca gli statisti della maggior parte del mondo occidentale, nessuno, ma proprio nessuno, mette in discussione il modello sociale basato sulla crescita costante, sul consumismo, sulla libera circolazione delle merci e delle persone (leggi globalizzazione).

Eppure è questo modello il principale responsabile dell’assurda forbice reddituale che si è allargata a dismisura, della pessima qualità dell’aria di ampie zone del mondo occidentale (ad esempio quelle del nord Italia iperindustrializzato), dei crescenti flussi migratori dal sud del pianeta. In sintesi è il modello responsabile di una disumanizzazione crescente che ha, tra le altre conseguenze, anche una fragilità intrinseca degli organismi umani immersi in questo modello sociale, sempre più incapaci di reagire autonomamente agli attacchi di virus e batteri.

La prevenzione di cui tanto si parla viene stranamente dimenticata quando si tratta di garantire alle persone uno stile di vita che le metta in grado di sviluppare un sistema immunitario che funzioni da primo presidio contro gli agenti infettanti esterni.

Se non andremo alla radice del problema non illudiamoci di affidare al vaccino di turno la risoluzione dei nostri guai.

Dopodiché chi ne ha voglia continui a scannarsi sull’obbligatorietà del vaccino…

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Avevo 60 anni quando ho cominciato a collaborare a questo blog, ora qualcuno in più. Mi occupo prevalentemente di musica, ma anche di informatica e di grafica web. La mia è una formazione umanistica (liceo classico, Scienze Politiche, Sociologia). Ho collaborato a lungo all'informazione e alla produzione di trasmissioni cultural-musicali di una nota emittente bolognese. Conosco il pensiero e le opere di Serge Latouche ed ho cominciato ad interessarmi con passione e continuità ai temi della decrescita dopo la lettura di "Entropia" di Jeremy Rifkin (10 anni fa). Vorrei contribuire, nel mio piccolo, ad arricchire queste tematiche e a dare una speranza soprattutto alle nuove generazioni.

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