Makerland, ovvero il posto di chi fa.

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2011-tornio-mani-bimboIl tempi stanno maturando per dare la giusta importanza a chi fa. Il fare, il costruire, come conseguenza naturale del pensare e suo imprescindibile completamento e` cio` che distingue le forme di vita piu` evolute, non necessariamente solo l’uomo, ma anche formiche, castori, api, uccelli nidificanti, talpe e cosi` via. Il non fare, viceversa sembra contraddistinguere solamente le forme di vita meno evolute e, nuovamente, l’uomo.
Ma mentre vari animali e vegetali nulla facenti si limitano a prelevare dall’ambiente limitatamente al loro bisogno senza costruire nulla e danno il loro contributo in una catena di consumo che si autosostiene nel complesso dell’equilibrio ambientale dove gli esseri viventi diventano cibo per altri esseri viventi, l’uomo riesce a non far nulla accumulando e sprecando beni materiali non necessari e lo fa a spese dei suoi simili e dell’ambiente che, anzi, depreda e danneggia.
L’uomo, utilizzando le sue capacita` e la cosiddetta intelligenza, ha sviluppato l’arte del non fare ad un livello aberrante che certamente lo distruggera` o lo costringera` a cambiamenti radicali per garantirgli la sopravvivenza.
Ma come ha fatto ?
Ha semplicemente deciso che “fare” e` troppo difficile, meglio farlo fare a qualcun altro.
Per il singolo individuo e` piu` facile parlare, ordinare, organizzare, scambiare, contare, accumulare, difendere e offendere, mantenere, truffare, poltrire, eccetera.
Ma ovviamente, alla fine a tutti fa comodo avere oggetti i piu` svariati, cibi, beni ed agi i piu` vari, lussi i piu` smodati che qualcuno deve pur costruire. E cosi` l’uomo ha creato la menzogna che, per una maggiore efficienza e` meglio che si faccia fare le cose solamente a certuni, mentre agli altri, che guardacaso diventano i piu` ricchi, stanno a guardare.
E cosi` ci insegnano, dai tempi di Adamo (Smith, che andrebbe messo nella lista dei criminali contro l’umanita` anziche` idolatrato come un grande economista …), che e` piu` efficiente far fare ad un uomo chiodi per tutta la vita anziche` fargli fare un po’ di chiodi, un po` di tavole, qualche cerniera, tutto l’armadio e forse anche la casa intera. Certo, se lui sa fare solo chiodi e l’altro sa fare solo tavole, qualcuno sara` necessario a venderle a chi fa gli armadi e se pochi san far le case ecco che la maggioranza dovra` affidarsi a chi vende quelle fatte da altri, e qualcuno dovra` pur contare i soldi e qualcun altro evitare che vengano rubati. Tanto lavoro per gente che non fa nulla, che non sa far nulla, che non vuol far nulla.
E se poi c’e` troppa gente che non vuol far nulla, di cosa parlera`, cosa vendera` ?
Ecco che bisogna continuare ad inventare nuovi bisogni facendo crescere sempre piu` la quantita` di cose inutili da accumulare e la quantita` di coloro che non fanno non potra` che crescere perche` sempre meno persone sapranno come fare la miriade di cose che ci sembrano necessarie per vivere.
Ma alla fine, il piu` ricco, colui che ha tutto, o semplicemente colui che ha la cultura per capire le cose, di cosa si pregia e va orgoglioso ? Dell’oggetto fatto a mano, l’opera d’arte ed ingegno, l’opera della mente unita alla mano, il pezzo unico che nessun altro possiede.
Ecco che per fortuna entra, anzi ritorna, il fattore, il facente, il creatore di cose, l’uomo che fa.
Esso non trae piacere dal possesso delle cose, ma piuttosto dal processo del fare.
Non si crogiola nel possesso del danaro che, ben che vada, e` solamente un credito per comprare il lavoro altrui, perche` dovrebbe ? A lui piace fare da se, a che scopo dovrebbe accumulare soldi o cose per venderle per far fare le cose ad altri ?
Lui costruisce per se ed usa cio` che costruisce.
E se tutti fossimo cosi ?
Useremmo il nostro tempo per imparare ed applicare la scienza e la tecnica del fare. Invece di sprecare la vita davanti alla televisione o a fare i pendolari, invece di ingrigirci in ufficio per la vita intera per comprarci auto, casa, mobili e cose varie, lavoreremmo per farci cio` che ci serve. Sei mesi in fabbrica a costruirci l’auto, certo la verniceremmo come ci piace… tutte le auto sarebbero diverse ed interessanti da vedere.
Due anni in giardino a costruirci la casa, proprio come ci piace, e chi poi perderebbe tempo a venderla ?
Il resto del tempo lo spenderemmo a scambiarci le cose che abbiamo fatto e a conoscerci attraverso gli oggetti che abbiamo costruito.
Un’utopia ?
Ma la natura lo fa gia` da milioni di anni… e funziona perfettamente, fino a che tutti fanno qualcosa.

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Non credo nelle definizioni, ma dovendone scrivere una mi posso definire un inventore appassionato di autosufficienza. Ho studiato ingegneria meccanica, servito come ufficiale di Marina e fatto varie esperienze lavorative, dalla multinazionale al piccolo ufficio di progettazione. Poi ho deciso di diventare imprenditore nel campo della ricerca e sviluppo, realizzando sistemi di propulsione per nanosatelliti, sistemi ottici e nanosatelliti completi che permettono di ottenere immagini della terra a costi migliaia di volte inferiori a quelli dei satelliti normalmente usati dai governi e dalla grande industria. Negli ultimi anni mi sono dedicato allo studio di come le moderne tecnologie possono essere d'aiuto in una societa` sostenibile ed a misura d'uomo e ritengo di aver trovato la soluzione a patto di trasformare l'organizzazione del lavoro in modo da rivalutare la creativita` e l'efficienza dell'individuo in tutte le sue capacita` rispetto alla massimizzazione del profitto monetario.

1 commento

  1. Sono d’accordo fino alle virgole!
    Credo che solo che saprà fare potrà cambiare il mondo e farlo tornare a essere un ambiente sano, di cose e vite reali.
    Nel mio piccolissimo tengo incontri con entusiasti del fare dove costruiamo stoviglie in ceramica.
    In questi corsi facciamo ciotole e piatti per il cibo fatto con amore. E veramente la soddisfazione di mangiare dentro il proprio oggetto è immensa.

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