I NO che aiutano a decrescere

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Televisioni, giornali e Web straripano di contenuti favorevoli o contrari al quesito referendario del 4 dicembre riguardante le proposte di modifica costituzionale avanzate dall’attuale maggioranza parlamentare. Siccome nel merito dei singoli provvedimenti non saprei avanzare argomentazioni migliori di Gustavo Zagrebelsky, Salvatore Settis o altri ottimi intellettuali, desidero soffermarmi in questa sede su di un aspetto su cui hanno insistito molti sostenitori del SI, da membri della maggioranza fino a Confindustria, secondo i quali la riforma sarebbe necessaria per far ripartire la crescita economica.

La forma mentis è molto chiara: la crescita economica sostenuta (che nei manuali di economia è un valore attorno al 2,5-3% annuo, ben lontano dagli ‘zerovirgola’ per i quali oramai ci si strappa i capelli dall’entusiasmo) non solo sarebbe ancora possibile ma addirittura a portata di mano, purché ci sbarazzassimo di inutili burocratismi e si superasse la prassi collegiale in politica (in parole povere, se si accentrasse il potere nelle mani del governo e, parole di Scalfari, se si accettasse una oligarchia realmente funzionale).

Tale opinione non è respinta solo da fautori della decrescita e scienziati ‘catastrofisti’, ma da riscontri empirici e da economisti di assoluta fede mainstream. La Spagna, ad esempio, non riesce a formare un governo nazionale da otto mesi eppure la sua economia gode di ottima salute, replicando una situazione avvenuta qualche anno fa in Belgio; a suo tempo  l’Italia del boom economico, sul piano della durata degli esecutivi, fu un disastro. L’economista Larry Summers, già testa d’uovo della Banca Mondiale e segretario al Dipartimento del Tesoro USA, parlando dell’ipotesi della ‘stagnazione secolare’ non ha mai fatto cenno alla possibilità di risolverla tramite un rafforzamento delle prerogative dei governi. Fanno altresì sorridere ammonimenti del tipo ‘una vittoria del NO riporterebbe l’Italia indietro di trent’anni’, cioé quando l’economia del nostro paese era molto più dinamica di oggi.

Mi viene il sospetto che l’enfasi sul ‘governo forte’ e il dito puntato contro la ‘burocrazia’ celino in realtà il desiderio di perpetuare l’agonizzante business as usual grazie alla boccata d’ossigeno della ‘governabilità’. Affidare al governo di Roma prerogative in materia di energia ora delegate alle regioni significa, ad esempio, ostacolare l’operato dei ‘comitatini’ di cittadini preoccupati della salvaguardia ambientale e sanitaria, agevolando tra le altre cose le trivellazioni di petrolio e gas sostenute pubblicamente da Renzi; allo stesso modo, una corsia preferenziale per alcune proposte di legge dell’esecutivo può rivelarsi utile, nel caso venisse approvato il TTIP (di cui l’Italia, sempre per bocca dell’attuale premier, è uno dei pochi paesi europei entusiasta), se si rendessero necessari provvedimenti urgenti e impopolari per adeguare la legislazione nazionale alle istanze iperliberiste del trattato, indebolendo diritti sociali e ambientali.

Insomma, la riforma potrebbe davvero ‘funzionare’, dipende però dalle priorità in agenda. Se l’obiettivo principale è mantenere l’attuale modello di sviluppo, costi quel che costi, la nuova costituzione ci fornisce qualche appiglio per farlo. Si può forse “forzare la crescita” (Napolitano dixit) ancora per un po’ tramite ulteriori precarizzazioni del lavoro, qualche altra ‘grande opera’ e cementificando qua e là. Ma, per citare una frase tratta da un articolo di una Cassandra doc (Jacopo Simonetta) “il principale punto volentieri dimenticato è che la crisi globale attuale è l’avvisaglia dell’impatto della civiltà industriale contro i limiti invalicabili delle leggi fisiche”. Più cerchi di posporre artificiosamente il tracollo, più esso assumerà un carattere repentino e catastrofico. Ecco quindi che la proposta di riforma costituzionale, pur prevedendo qualche spunto condivisibile, risulta ispirata da una logica totalmente avulsa dalle necessità reali, ragion per cui, da sostenitore della decrescita, esprimerò il mio voto contrario.

 

 

 

 

6 Commenti

  1. Caro Igor, comincio col dire che condividuo la tua indicazione di voto, ma con sfumarure differenti. Tu in sostanza te la prendi con l’argomentazione falsa e capziosa che la vittoria del sì aiuterebbe la ripresa economica e il cammino della crescita, al contrario la vittoria del no annullerebbe i possibili effetti benefici di una semplificazione della politica (?!?) e, cosa ben peggiore, sprofonderebbe il paese in quell’inaffidabilità, agli occhi dei partners che contano, che è sempre dietro l’angolo.
    Quello che non condivido nel tuo ragionamento è che si svolge sullo stesso piano logico dei fautori del sì, ovvero con uno sguardo alle conseguenze di uno dei possibili risultati più che al merito della faccenda. Per quel che mi riguarda voterò no perché non c’è nulla che mi dia più fastidio delle occasioni perse. Non considero la nostra Costituzione come un tabù intoccabile e sono invece assolutamente convinto dell’utilità di una semplificazione della politica e più ancora di una drastica riduzione dei costi. Proprio su questo terreno la riforma da confermare o meno mi sembra una presa in giro bella e buona. Ben sapendo come vanno a finire le cose nel bel paese sono fortemente convinto che le pseudo riforme della Boschi affosserebbero per decine di anni la possibilità di una riforma vera e senza sconti dell’apparato politico. Non credo che una vittoria del no porti acqua al mulino della decrescita, se ci pensi nel fronte del no c’è anche tanta brutta gente alla quale della decrescita non potrebbe fregar di meno. Però avrebbe per lo meno l’effetto di far squagliare come burro al sole le argomentazioni sull’aiutino alla ripresa economica.
    Un ultima cosa, non hai un pò anche tu l’impressione che qui su questo blog ce la stiamo suonando e cantando fra noi ? Io purtroppo sì !

    • Ciao Daniele, non hai letto molto attentamente. Infatti all’inizio preciso che invito a consultare le opinioni di Zagrebelsky, Settis e altri fautori del NO proprio perché io altrimenti farei solo un copia+incolla delle loro dichiarazioni. Siccome siamo su di un sito di decrescita, pensavo fosse interessante investigare questo aspetto molto strombazzato dai fautori del SI, ossia quello della ‘riforma per la crescita’, anche perché è rivelatorio di una particolare forma mentis. Quanto all’esito del referendum, vedila così: un successo del NO non porterà acqua al mulino della decrescita ma una vittoria del SI, causa l’accentramento sul governo nazionale di alcune prerogative attualmente demandate agli enti locali, sicuramente sarà dannosa per il movimento ambientalista in tutte le sue sfaccettature.
      Quanto al blog, diciamo che vive una situazione particolare. Da una parte trovi persone che preferiscono scrivere commenti kilometrici che azzardare un articolo, la convidisione su Facebook aiuta la visibilità ma trasferisce gran parte della discussione sui social… io che ho accesso alle statistiche di visione del sito ti posso assicurare che non è affatto consultato da quattro gatti, come forse potrebbe trasparire dal fatto che chi scrive e commenta è oramai sempre lo stesso.
      Ovviamente condivido l’idea di un’operazione di rilancio è da tempo che ho in mente qualcosa, ti vorrei ricordare che abbiamo dato spazio anche ai critici della decrescita (a UN critico per la verità) con il risultato di essere presi a pesci in faccia… e non vorrei neanche ridurmi come i Climalteranti alle prese con l’invasione di un troll ‘leinonsachisonoio’ dall’ego ipertrofico… Ho sempre pensato che la funzione principale di DFSN consista nell’intercettare persone che condividono molte istanze della decrescita senza per forza definirsi decrescenti. Vediamo che cosa si riesce a fare.

  2. Salve, sono simpaticamente in decrescita da anni nel senso che naturalmente mi sono sempre imposta di consumare poco e quando necessario (quindi da sempre in controtendenza specialmente con la moda). Da un po ‘ ho l’abitudine di andare a cercare una sorta di contro informazione, libera dai condizionamenti mainstream (parola imparata da poco come il suo significato…) e sto runimando questa riflessione: tutti questi pensieri vanno contro quello che ci propinano in via ufficiale e politically correct, tanta gente segue, si informa e si fa un’opinione più precisa della realtà ma tutti questi movimenti di pensiero restano slegati tra loro. Il pensiero spesso è: cosa posò fare per contribuire? Ma non credo serva a granché sottoscrivere greenpeace, slow food, decrescita, megachi…..potrei citare molto altro . Quindi come potremo influire sulla prossima stagione politica nel nostro paese per avviare un serio cambiamento?

    • Salve, beh, direi che il quesito posto come difficoltà di risposta è secondo solamente a ‘qual è il senso della vita?’! 🙂 Personalmente, mi sono posto il medesimo interrogativo in passato e non ho mai trovato una vera e propria risposta ma ho adottato dei comportamenti che mi sono andati a genio e che riuscivano in qualche modo a incidere, anche se solo molto nel piccolo. Qualcuno direbbe che la sua scelta di parsimonia è già di per sé un atteggiamento politico; oppure che il voto stesso per il referendum del 4 dicembre, vista la materia in questione, è un atto che può incidere notevolmente; personalmente penso che se lei ha simpatia per le associazioni che ha citato e vuole parteciparne all’attività, magari non cambierà il mondo però avrà la possibilità di espandere la propria esperienza da un livello individuale a uno collettivo, che è poi l’essenza della politica. Ho sempre pensato che la biodiversità sia importante sia nel mondo naturale che in quello dei comportamenti umani, sarebbe quindi molto arrogante e assurdo che adesso mi mettessi a dire ‘questa è la via!’. Nel mio piccolo, mi piacerebbe collegare tutte quelle realtà che isolate hanno scarso impatto, ma unite possono dire parecchio.
      Immagino che sia una risposta insoddisfacente, ma purtroppo per me è il massimo! Una piccola osservazione sulla controinformazione. Se l’informazione ufficiale va analizzata con estremo rigore critico, quella ‘alternativa’ lo deve essere ancora di più. Ci sono effettivamente tante ottime cose, che meriterebbero maggiore visibilità, mischiata con vera e propria spazzatura la cui unica autorevolezza deriva dall’essere ‘contro’. Fare molta attenzione.

  3. Rispondo a Danilo:vi leggo ma non commento.
    Rispondo a Antonela: anche io come lei sovvenzione una seria di associazioni, ma non basta. sembra un po’ volersi mettere in pace con la coscienza.
    Io credo che l’unica cosa da fare, a livello locale,nel proprio comune è partecipare ATTIVAMENTE alla vita politica e civica e cercare di coinvolgere sempre più persone.
    Non è affatto semplice in questo paese addormentato dove il calcio e Belen tirano alla grande..
    Per cominciare oltre a votare NO, cercate i comitati del NO e aiutateli nel volantinaggio. Nella mia città siamo pochissimi ….

    • Spero che commenterai ancora qualche volta. E’ vero che disponiamo come admin dei dati di navigazione, ma le impressioni dirette dei lettori sono un’altra cosa. Se da una parte vogliamo evitare come la peste l’invasione di Troll, dall’altra abbiamo bisogno di sapere come diceva Danilo se usciamo dalle nostre quattro mura ricevendo anche commenti critici (si spera solo educati nei modi).

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