Perché la decrescita felice

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“Avevo preparato una presentazione molto tecnica con modelli e risultati del computer è così via, per dare qualche suggerimento per fare meglio i modelli… poi…. mi sono resa conto di essere caduta nella trappola in cui noi ‘modellatori’ e i politici quasi tutti cadono, cioé di fare gli ultimi passi prima… Saltiamo avanti, dando per scontata la visione o l’obiettivo… E’ meglio che parli della visione e che incoraggi noi tutti a farlo” (Donella Meadows)

Vi invito a leggere questo articolo del Guardian di Abby O’Reilly, tradotto in italiano da Massimiliano Rupalti e condiviso dal blog di Ugo Bardi EffettoRisorse. Personalmente condivido molti dei contenuti espressi: la denuncia della sovrappopolazione mondiale; la condanna delle visioni ‘essenzialiste’, in base a cui certi sentimenti e desideri sarebbero connaturati alla nostra appartenenza sessuale; il diritto a disporre liberamente del proprio corpo. Alla fine della lettura, però, sono stato assalito da un sospetto di fondo: quanto giova l’articolo alla causa della salute del pianeta?

Intendiamoci bene, non sto biasimando i toni ‘cinici’ e il ‘politically incorrect’ allo scopo di suggerire migliori ‘strategie comunicative’; del resto opere con il medesimo stile o ancora più pronunciato sono diventate best seller. Il problema è diverso: se un bambino altro non è che una “macchina che caga e strilla”  – meglio non pensare a che cosa sia un adulto allora! – qual è il senso di ridurre la popolazione mondiale  a 5, 6, 4, 2 miliardi o anche 100.000 persone o 57? Se pensiamo veramente “che la Terra beneficerebbe dell’assenza dell’umanità”, non sarebbe meglio consigliare direttamente il suicidio di massa invece della sterilizzazione?

Tutti le visioni ecologiste che concentrano esclusivamente il loro messaggio sul contenimento demografico e i limiti dello sviluppo, spesso denunciando ‘l’ignavia del genere umano’ o addirittura il suo essere “homo stupidus stupidus” (Giovanni Sartori) o peggio ancora ‘un cancro da estirpare’, fondano le loro campagne di sensibilizzazione partendo dal presupposto che ‘salvare la pelle’ e ‘tirare a campare’ siano esortazioni di per sé sufficienti all’azione. Tuttavia, se possiamo dire qualcosa di certo su quella nebulosa misteriosa che va sotto il nome di ‘natura umana’, è che essa ha assolutamente bisogno di dare un senso alla propria esistenza nel mondo che prescinde dalla semplice abbondanza materiale, come dimostrano i numerosi casi di suicidio tra persone agiate, addirittura miliardarie, che altrimenti sarebbero del tutto inspiegabili. La storia (anche recente) insegna invece che le masse sono state disposte a imbarcarsi in enormi sacrifici, anche a costo della loro stessa vita, quando si fosse trovato un senso per farli – spesso in nome di idee fuorvianti e distopiche che sarebbe stato meglio respingere, va detto. Se invece non si riesce a dare un significato al mondo, non si trova neppure una ragione per tentare di salvarlo.

La decrescita felice può fornire quell’orizzonte di senso che la scienza dei limiti dello sviluppo – per quanto momento di riflessione indispensabile e imprescindibile di comprensione della realtà – non può darci e che non abbiamo neanche diritto di chiederle, perché esula dalle sue prerogative. Ma bisogna abbondare qualsiasi misantropia, ogni pretesa di deduzione antropologica ottenuta associando la ‘natura umana’ alle tendenze della società industriale degli ultimi due secoli; ammettendo invece che il libero arbitrio, nel bene e nel male, caratterizza l’umanità anche per quanto concerne le scelte ecologiche. Elemento ancora più importante, dobbiamo perseguire il proseguimento della vita umana sulla Terra all’interno dei limiti naturali in nome di qualcosa che trascenda la semplice sopravvivenza della specie; per farlo, occorre avviare tutti quanti una seria riflessione dove, prima ancora della presa di coscienza delle necessità del pianeta, riusciamo a elaborare la nostra ‘visione’ del mondo, trovando un punto di incontro capace di trasformare i ‘sacrifici’ in potenzialità di una vita migliore.  Dimostrando così di non essere né ‘stupidi stupidi’ né dei cancri.

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Nasco a Milano il 7 febbraio 1978. Sono un docente precario di italiano e storia nella scuola superiore, interessato ai temi della sostenibilità ambientale e sociale. Insieme a Jacopo Simonetta ho scritto 'La caduta del Leviatano. Collasso del capitalismo e destino dell'umanità, edito da Albatross Il Filo.

5 Commenti

  1. L’articolo linkato è molto interessante.
    Condivido l’idea di ridurre il numero delle nascite…
    Più passa il tempo e più mi convinco che la maggior parte delle persone che vivono su questo pianeta non serve… sono un peso
    🙂
    sono veramente stupidi stupidi…anzi….mi pare che la stupidità stia prendendo il sopravvento…

    ho finito proprio ieri sera di leggere l’ultimo libro di Pallante, Destra e Sinistra addio.
    Molto bello. Soprattutto il discorso finale sul ritorno alla spiritualità….
    Ma in quanti sono in grado di cogliere il senso di quelle parole?????

    non so….

    • Personalmente ci andrei cauto con questi discorsi, non fosse altro per il fatto che io, te e l’autrice dell’articolo linkato insieme in mezz’ora possiamo produrre un impatto ecologico, con gesti molto semplici, che la maggior parte delle persone nel mondo non riescono a fare nel giro di un anno.
      Penso che sia il caso di evitare qualsiasi forma di narcisismo e ammetere che, se riusciamo a compiere operazioni ‘intelligenti’ o ‘spirituali’ ciò sia dovuto in gran parte al privilegio sociale, sicuramente nel mio caso è così. Se uscissi di casa alle 7 di mattina per andare al lavoro per tornare alle 7 di sera, immagino che a quel punto vorrei solo distrarmi, non vorrei saperne di decrescita o cose simili. Oppure come sarei se, alla maniera dei miei studenti, fossi un ragazzo senza nessun libro in casa con solo tv e social? Immagino che sarei ben poco ‘intelligente’.

  2. Leggo da tempo gli articoli sul blog di Ugo Bardi. Si da per scontato che il picco del petrolio portera’ a delle terribili ecatombi che decimeranno la popolazione mondiale.
    Comunque la sovrappopolazione viene vista come qualcosa di insostenibile. Io penso che il petrolio abbia creato un mondo a piramide dove pochi decidono per tutti gli altri e le decisioni seguono unicamente la logica del profitto. Bisogna riappropriarsi delle proprie vite e della propria coscienza.

  3. Eccomi qua!.
    Ti ringrazio della visita a rimedioevo.
    Eh,sì il guaio dell’antropocene é che ci sono troppi invitati a cena e pochi mecenate
    che pagano il conto per il cenacolo.

    Ti saluto con versi di giornata:

    Mostrò Rubik il suo cubo
    a Perelman che la sfera
    aveva finalmente rivelata
    essere ancora più speciale
    oltre che di simmetria regina
    Sì replicò Erno a Grigory
    ma il mio spigoloso gioco
    si fonda su d’un solido
    che riempie lo spazio intero
    senza lacune buchi incavi
    solo sdoppiandosi più volte
    sorrise sornione Grigory
    e lanciati una biglia e un dado
    uno come morto cadde dopo
    due sordi ruzzoloni
    l’altra sonora rimbalzò
    e sembrava rotolando poi
    beffarsi per la sua breve vita.

    Marco Sclarandis

    • Ringrazio Marco Sclarandis per averci lasciato no dei suoi componimenti! La sua vena poetica dimostra che è un uomo sereno… eppure c’è chi ha il coraggio di dire che rosica!!! 🙂

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