Quando arrivano i black bloc

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A protestor walks next to a French flag during scuffles between protestors and police as part of a climate demonstration, in Paris, Saturday, Sept. 21, 2019. Scuffles broke out in Paris between some violent activists and police which responded with tear gas at a march for climate gathering thousands of people in Paris. (AP Photo/Thibault Camus)

Prima o poi doveva succedere: i black bloc hanno preso di mira anche le manifestazioni sul clima, rovinando la marcia pacifica di sabato scorso a Parigi, apponendovi, per così dire, la loro ‘certificazione di garanzia’ sull’importanza assunta dal global warming nell’agenda politico-mediatica  (gli uomini in nero hanno tanti difetti, ma non si scomodano certo per faccende di poco conto). Per via dei miei trascorsi giovanili da simpatizzante del movimento no global, conosco abbastanza bene certe dinamiche riguardanti questa formazione anarco-ribellista, quindi, senza pretese di verità, credo di poter parlare con una certa cognizione di causa.

Innanzitutto, a mio parere i black bloc non sono eterodiretti, bensì si lasciano consapevolmente strumentalizzare: sanno che buona parte dei poteri forti gongola per le loro azioni (infiltrazioni delle forze di polizia nei black bloc sono accertate almeno per il G8 di Genova e il summit dei leader nordamericani del 2007 a Vancouver, e sono avvenute molto probabilmente in altre occasioni), ma sono convinti di fare buon viso a cattivo gioco e addirittura di favorire, sul lungo periodo, anche chi condivide le loro cause ma dissente profondamente dai metodi brutali, imprecando ogniqualvolta se li vede spuntare all’improvviso in un corteo.

A prima vista insensate, le azioni dei black bloc si basano invece su di una strategia che, ragionando secondo il loro credo anarco-caotico, è del tutto logica e incentrata principalmente sul desiderio di minare la credibilità dello Stato, costringendolo a mostrarsi pubblicamente con la sua faccia più feroce e repressiva. La loro violenza è distruttiva, ma meno cieca di quanto si pensi: in genere fanno attenzione a non colpire individui esterni agli scontri (a chi ha ricevuto condanne sono stati contestati reati di devastazione e saccheggio, ma quasi mai atti violenti contro le persone), anche perché tale lavoro sporco devono farlo gli ‘sbirri’ provocati a dovere. Quando si mimetizzano all’interno dei gruppi non violenti prima di dare battaglia, la speranza non troppo celata è che le forze dell’ordine, mosse dal sospetto e da eventuali furori ideologici, comincino una caccia all’uomo indiscriminata in stile Genova 2001 (non è un mistero che, specialmente nei nuclei antisommossa, militino agenti apparentemente più fedeli a passati regimi della storia d’Italia che all’attuale stato repubblicano e democratico); se ci vanno di mezzo degli innocenti per colpa di una reazione eccessiva dei tutori della legge, è più probabile che l’opinione pubblica rimanga scossa.

Circa quindici anni fa, ho avuto un colloquio molto infuocato con un sedicente black bloc (per tutta una serie di ragioni su cui sorvolo dubito che millantasse) il quale, pur dispiacendosi per la morte di Carlo Giuliani (“un black bloc non sarebbe mai finito in una situazione simile”, mi spiegò), sosteneva che una protesta esclusivamente pacifica non avrebbe indotto alcuni funzionari di pubblica sicurezza a mostrare il loro volto più oscuro, quello rivelato dai crimini poi scoperchiati dalla magistratura (legati soprattutto all’assalto alla scuola Diaz e alle violenze nella caserma di Bolzaneto), che hanno coinvolto anche pezzi grossi come l’allora capo della polizia Gianni De Gennaro. Da come parlava, sembrava quasi che il popolo italiano dovesse ringraziare per questa bonifica delle istituzioni a colpi di Molotov!

Insomma, i black bloc sono quello che sono, non si possono redimere ma si può solo sperare di non incappare nella loro presenza e, nell’eventualità malaugurata, dissociarsi nel modo più netto possibile dalla loro condotta (non prima di essere scappati a gambe levate). Dalla parte diametralmente opposta si trova il Potere o, per lo meno, quella frangia che in segreto plaude alle violenze per ridurre l’appeal degli attivisti del clima sull’opinione pubblica. Senza incorrere in inutili complottismi, non mi stupisce l’avvento dei black bloc nelle proteste ambientaliste in parallelo con le promesse di svariati governanti (vedi Angela Merkel) di provvedimenti per contenere le emissioni climalteranti, lasciando intendere un messaggio di questo tipo: “Avete ragione a preoccuparvi, ma tranquilli, abbiamo compreso il problema: adesso ci pensiamo noi. Non c’è bisogno che rischiate l’incolumità personale per strada, tornate serenamente alle vostre occupazioni quotidiane”.

Ovviamente, noi saluteremo con favore carbon tax, investimenti in efficienza ed energie rinnovabili, ipotesi di Green New Deal e qualsiasi altra proposta sensata, pur senza illusioni e consapevoli dei limiti di fondo. Quello che però non faremo, cari governanti (e cari black bloc), sarà tornare felicemente a vita privata dopo aver consegnato una delega in bianco sulle sorti della vita sulla Terra.

 

2 Commenti

  1. Suvvia…
    I BB sono quello che sono…
    Ma non dirmi che gli sbirri entrati di notte alla diaz cercassero i black bloc!
    No, questi erano venuti a “punire in modo esemplare” gli attivisti.

    P.S. Avete visto il films “non pulire questo sangue”?

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