Una lettera aperta e una riflessione

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Nasco a Milano il 7 febbraio 1978. Sono un docente precario di italiano e storia nella scuola superiore, interessato ai temi della sostenibilità ambientale e sociale. Insieme a Jacopo Simonetta ho scritto 'La caduta del Leviatano. Collasso del capitalismo e destino dell'umanità, edito da Albatross Il Filo.

1 commento

  1. Comprendo le ragioni di Riccardo ed apprezzo moltissimo l’analisi di Igor.
    Io sono una di quelle persone fortunate , scappate da Milano, che ha potuto scegliere dove andare, cosa fare e, soprattutto, definire i contorni della mia povertà.
    La povertà per scelta è un valore; se riesce anche a essere selettiva, cioè costruita col proprio personalissimo codice valoriale .
    Io mi sentirei povero, nel senso piu’ deteriore del termine, se fossi separato dalle cose che amo. Mi sentirei negletto se fossi privato dei miei libri, della possibilità di accedere al pensiero sedimentato ci delle generazioni che ci hanno preceduto. Mi sentirei infelice se mi accorgessi di essere finto, di plastica, simile a ciò che, per scelta cerco di escludere dalla mia vita.

    La posizione fortunatissima, che potrei riassumere con una frase: “faccio quello che mi piace e la mia coscienza mi dice che sia giusto che io faccia”, mi mette anche nella condizione di fare alcune speculazioni filosofiche sui massimi sistemi.
    Nella decrescita, come sottolinea Riccardo, c’è indubbiamente una componente personale, in cui ciascuno mette “del proprio” e, in una certa misura, la decrescita così concepita, assume il volto di chi la pratica.
    Ma c’è anche una componente oggettiva, a cui ha accennato Igor, dalla quale non possiamo sottrarci.
    E questa componente oggettiva è la critica serrata al sistema di dominio economico-finanziario che sta distruggendo il genere umano.
    Non illudiamoci: la Terra è vissuta per miliardi di anni e per altrettanti vivrà:anche senza di noi. Il futuro sarà degli insetti: molto piu’ adatti di noi a sopravvivere in condizioni estreme.
    Una cavalletta può vivere in condizioni di assoluta siccità. Ha una forza tale nelle zampe posteriori che le consentono di compiere un salto che, coi parametri umani corrisponderebbe a quello di un uomo che saltasse, per il lungo, dieci campi di calcio. Ha una corrazza equivalente alla robustezza di un nostro carro armato.

    Cosa ci riserverà il futuro dipenderà da noi. Non solo dalle nostre scelte personali ma soprattutto da quelle collettive: a iniziare dal fatto se le decisioni le debba prendere il 99% delle persone o quell’ 1% che le prende attualmente.
    Noi non siamo per nulla padroni del nostro destino. Questa è l’amara verità.
    Eppure dobbiamo pensare positivo, perchè qualche cosa di importante si sta muovendo. Per esempio, spero che avremo occasione di parlarne piu’ diffusamente, l’Enciclica di Papa Francesco “Laudato sì” affronta con forza e coraggio il tema del pianeta, del degrado, della sostenibilità. Mi ha colpito particolarmente una frase dell’enciclica: ” non esiste una crisi ecologica e una crisi sociale ma esiste una crisi che è ecologica e sociale”.
    Non penso sia un caso che il rampollo della famiglia Bush e tutta la destra americana si sia premurata di mostrare la propria stizza per i pronunciameti del Pontefice; a loro dire, un’invasione di campo della politica, debordata dalla sfera religiosa alla quale il Papa dovrebbe attenersi.
    Stiamo arrivando al dunque di un mondo con tedenze duali.
    Da una parte la conservazione: quella che propone il Ttip, la standardizzazione dei prodotti, il primato delle multinazionali del cibo, il dirigismo delle oligarchie e dei monopoli. Dall’altra il lavorio paziente, silenzioso di tante formichine che, pazientemente, e non sempre in modo univoco, stanno tentando di costruire un mondo “altro”. Verso il quale dobbiamo guardare con grande attenzione; nella certezza che la forza di chi ha una visione alternativa dell’economia, della finanza, dei valori della vita , propria e degli altri, è molto piu’ robusta di quanto si pensi.
    La strada è ancora molto lunga ma ce la possiamo fare: come singoli, proni solo davanti alla nostra coscienza; come moltitudine che sa dire: adesso basta!”

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