Verso una dittatura democratica?

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Probabilmente qualcuno dopo la lettura di quest’articolo penserà che sono andato ad allargare le file dei complottisti, cioè di coloro che pensano che dietro a ordinanze, nuove regole, restrizioni, ecc ci sia un disegno oscuro quasi per tutti, ma chiarissimo nelle teste di chi l’ha ordito e altrettanto chiaro nelle teste di chi ne è consapevole.

Amen e così sia. Dentro di me so benissimo di non essere un complottista, ma questo non ha un’evidenza apodittica. Vorrei però ricordare che quando alla fine degli anni ‘70 e all’inizio degli ‘80 in molti (ed io con loro) non credevamo che lo stragismo fosse solo il frutto di alcuni militanti dell’estrema destra (Piazza Fontana, Italicus, Stazione di Bologna) e non credevamo che Dalla Chiesa, Falcone e Borsellino fossero solo vittime di attentati mafiosi, siamo stati prima guardati con sospetto e derisi, poi rivalutati alla luce di indagini che hanno posto in evidenza come nello stragismo ci fosse lo zampino dei Servizi Segreti deviati, così come negli attentati della mafia ci fosse lo zampino della politica, non tutta ovviamente, ma quella parte che aveva forti interessi a che le indagini di alcuni magistrati non andassero fino in fondo e non svelassero alcune inconfessabili alleanze.

Questa premessa è opportuna per mettere nella giusta luce il rischio che oggi corre la vita democratica, del nostro paese in particolare e di molti altri paesi europei e non, in generale.

Questo rischio si può esprimere con una semplice frase: le libertà individuali e costituzionali del popolo italiano (e di molti altri popoli) sono minacciate dalle misure, prima straordinarie, poi prorogate e infine rischiosamente stabili, che il governo sta prendendo in nome dell’emergenza sanitaria.

Se fossi il solo a pensarlo poco male. Se ad affermarlo fossero anche i sempre più numerosi e seguiti blog di controinformazione (o di informazione non mainstream, se preferite) si potrebbe forse ancora soprassedere. Ma se a parlare di Dittatura Democratica (fantastico ossimoro…) è un filosofo del calibro e della fama di Massimo Cacciari, forse qualche lampadina dovrebbe accendersi anche nelle teste dei milioni di cittadini che disciplinatamente hanno accettato fin’ora le limitazioni alle libertà personali imposte dall’emergenza Covid. A questo proposito invito tutti a leggere l’articolo di Cacciari pubblicato sulla Stampa lo scorso 14 luglio 2020. Questo il link https://www.fondazioneluigieinaudi.it/wp-content/uploads/2020/07/cacciari-lastampa-illogica-dittatura-democratica.pdf

Da giorni si parla di una proroga da parte del governo dello stato di emergenza. Che vuol dire esattamente stato di emergenza e che cosa lo giustifica ?

Lo stato di emergenza consente al governo e alla Protezione Civile di usare procedure più snelle per emanare e fare applicare le misure necessarie per contenere un qualche tipo di problema caratterizzato, per l’appunto, da una natura emergenziale. L’attuale stato di emergenza per il coronavirus era stato dichiarato lo scorso 31 gennaio. Dato che è una misura con una durata di sei mesi, scadrà il 31 luglio, e per continuare ad avere a disposizione gli strumenti utilizzati finora per contenere e gestire l’epidemia il governo pensa già di rinnovarlo per un altro periodo, che teoricamente dovrebbe essere di nuovo di sei mesi. Lo stato di emergenza è regolato dalla legge 225 del 1992, che ha istituito il Dipartimento Nazionale della Protezione Civile. All’articolo 5 vengono definite le caratteristiche della misura, che è consentita per «calamità naturali o connesse con l’attività dell’uomo, che in ragione della loro intensità ed estensione debbono, con immediatezza d’intervento, essere fronteggiate con mezzi e poteri straordinari da impiegare durante limitati e predefiniti periodi di tempo».

Lo stato di emergenza è quello che ha permesso al governo di emanare le misure che definivano il lockdown senza passare per l’approvazione delle camere sfruttando i decreti ministeriali (i DPCM). È evidentemente un grosso potere per il governo, ed è normale e legittimo che il modo in cui viene sfruttato sia oggetto di discussione e critica.

Ora facciamo attenzione, tutta la questione verte attorno alla definizione di emergenza. Se in piena pandemia, febbraio-marzo-aprile di quest’anno, si poteva ragionevolmente parlare di emergenza, sfido chiunque a convincermi che ci troviamo ancora di fronte ad un’emergenza, visti gli attuali numeri di contagi, ma soprattutto visti gli attuali numeri di contagiati bisognosi di ospedalizzazione o di terapia intensiva.

Anche mettendo da parte le affermazioni di molti virologi ed epidemiologi, prof. Zangrillo tra questi, che affermano che in Italia il virus è clinicamente morto (il che attenzione non vuol dire che non c’è , ma che non sta producendo effetti clinicamente rilevanti), rimane il fatto che la proroga dello stato di emergenza può basarsi solo se si da per scontata una nuova ondata epidemica autunnale con annesse gravi conseguenze sul sistema sanitario nazionale.

Sull’altro piatto della bilancia c’è il fatto che in stato di emergenza non si potrà riunirsi, manifestare, sfilare in corteo, assistere a spettacoli e, cosa non da poco, che la normale vita parlamentare verrà esautorata dall’attività del governo.

Per fortuna esiste già un consistente movimento di opposizione alla proroga dello stato di emergenza, che ha visto come elemento di spicco una lettera inviata al Capo dello Stato dall’ Osservatorio Permanente sulla Legalità Costituzionale, istituito presso il Comitato Popolare Difesa Beni Pubblici e Comuni “Stefano Rodotà” (comitato del quale fanno parte autorevoli giuristi come, tra gli altri, Ugo Mattei ed Enrica Senini).

Ora il punto non è tanto come andrà a finire la vicenda (proroga sì, proroga no, proroga ma solo fino al 31 ottobre), piuttosto perché si sente il bisogno da più parti, e sono parti dal peso specifico e politico rilevante, di prefigurare uno scenario in cui sia opportuno per i cittadini rinunciare ai propri diritti e alle proprie libertà in nome di una minaccia tutta da dimostrare e tutta da venire.

Vorrei fare chiarezza su un punto, non voglio minimizzare i rischi epidemici, non sono un negazionista della pandemia, ma non voglio neanche essere spaventato e suggestionato da allarmi e da pericoli a dir poco gonfiati e anticipati rispetto a quello che sarà il flusso degli eventi.

Se si nutrono timori per eventuali contagi di ritorno, timori legittimi, è possibile provvedere anche non in stato di emergenza, come del resto l’Italia sta già facendo con le chiusure delle frontiere per alcuni paesi dove l’epidemia è in fase acuta.

Delle previsioni dell’OMS (organizzazione mondiale della sanità) non ce ne facciamo niente. Se c’è un’istituzione che si è coperta di ridicolo è questa! La contraddittorietà di quello che i suoi rappresentanti hanno affermato da febbraio in poi è sotto gli occhi di tutti: mascherine sì – mascherine no (poi di nuovo sì), guanti sì – guanti no, stime sul numero dei contagi e dei decessi sparate a caso, sottovalutazione del rischio pandemico a inizio anno e poi stime pessimisticamente esagerate sui futuri contagi e sui decessi. E’ inevitabile porsi alcune domande “complottiste”. Chi manovra l’OMS, che attendibilità scientifica hanno le sue dichiarazioni? Perché i maggiori media internazionali continuano a sottolineare e a dare rilevanza a quanto l’OMS dichiara?

Dalla notte dei tempi è cosa nota che diffondere paura nella popolazione è uno strumento molto efficace per soggiogarla, ridurla a comportamenti remissivi e farle accettare regole e stili di vita che in condizioni normali susciterebbero indignazione e ribellione.

La democrazia dispotica, giustificata dall’emergenza sanitaria, va in questa direzione, ovvero farci accettare come condizione normale e inevitabile uno stile di vita nel quale ci appare normale e inevitabile una rinuncia alla piena realizzazione delle nostre libertà e della nostra personalità. Stiamo andando verso questa deplorevole condizione?

Spero di no, se questo fosse il nuovo ordine mondiale sarei contento di avere, vista la mia età, un’aspettativa di vita breve.

Infine non posso fare a meno di ricordare, sottolineare e suggerire a chi mi legge le parole pronunciate dal filosofo Giorgio Agamben in una bella intervista rilasciata al giornalista Giancarlo Loquenzi durante una puntata della trasmissione Zapping di Radio Rai 1 dello scorso maggio:

https://www.youtube.com/watch?v=5oQx7xsCq3w

Consiglio a tutti di prendere visione del pensiero di Aganben, poi si può concordare o meno, ma ignorare sarebbe sbagliato e miope.

Nota: se qualcuno stesse pensando ‘ma cosa c’entra tutto ciò con la decrescita?’, rispondo: l’emergenza epidemica ci aveva indotto a riflettere sul modello di vita in cui l’umanità si era infilata, modello nefasto da ogni punto di vista per un sostenitore della decrescita. Molti avevano azzardato che la pandemia poteva anche essere un’occasione per riflettere su questo tema e ripartire con altri valori e con un diverso stile di vita, sia dal punto di vista economico che sociale. Provate a immaginare che spazio ci potrà essere per queste istanze di cambiamento se ci dovessimo ritrovare in una dittatura democratica!

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Avevo 60 anni quando ho cominciato a collaborare a questo blog, ora qualcuno in più. Mi occupo prevalentemente di musica, ma anche di informatica e di grafica web. La mia è una formazione umanistica (liceo classico, Scienze Politiche, Sociologia). Ho collaborato a lungo all'informazione e alla produzione di trasmissioni cultural-musicali di una nota emittente bolognese. Conosco il pensiero e le opere di Serge Latouche ed ho cominciato ad interessarmi con passione e continuità ai temi della decrescita dopo la lettura di "Entropia" di Jeremy Rifkin (10 anni fa). Vorrei contribuire, nel mio piccolo, ad arricchire queste tematiche e a dare una speranza soprattutto alle nuove generazioni.

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