Alla ricerca della ‘Svolta radicale’

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La stesura di Svolta radicale rappresenta soprattutto un punto di arrivo (per, si spera, nuovi orizzonti) di una persona che, giunta quasi al fatidico ‘mezzo del cammin di nostra vita’, raccoglie tutte le esperienze intellettuali più importanti cercando di mettere insieme le tessere di un mosaico variegato ed eterogeneo. Dall’adolescenza e dalla passione per il punk politico, dall’interesse per i movimenti no global e per i pensieri eterodossi di sinistra (con qualche sconfinamento, quasi sempre doloroso, in quelli ortodossi) fino agli anni della maturità e all’approccio con le teorie della decrescita; il percorso tortuoso di una persona sempre ‘fuori posto’: troppo ‘borghese’ per essere punk, troppo geloso della propria indipendenza e autonomia per essere inquadrato in un movimento politico, e infine troppo ‘moderno’ per integrarsi perfettamente nella decrescita.
Svolta radicale riflette le contraddizzioni del suo autore: non è un libro ‘di sinistra’ perché attacca violentemente alcuni suoi importanti totem (socialdemocrazia, sviluppo sostenibile, produttivismo), ma il metodo di analisi impiegato, che cerca il più possibile di darsi un rigore scientifico e documentario e non molto interessato ad approfondire più di tanto gli aspetti più ‘spirituali’ e interiori, in qualche modo richiama alla sinistra o forse sarebbe meglio dire alla modernità. Il mio ideale di post-modernità è quella di una persona che, partendo dalla posizione rivoluzionaria “libertà, uguaglianza e fraternità”, si chiede: che cosa è andato storto in questi due secoli? E cerca di ripescare dalla modernità ciò che gli sembra più utile per una nuova era, che nel mio caso significa un po’ di illuminismo e marxismo, abbastanza anarchismo e radicalismo di sinistra, molta ecologia e pensiero post-sviluppo. E’ un processo inverso a quello adottato normalmente dagli autori della decrescita, che generalmente partono dalla riscoperta del pre-moderno.
In effetti Svolta radicale non è rivolto tanto a chi è già coinvolto a vario titolo nella decrescita, gente a cui ho ben poco da insegnare. E’ pensato più che altro per quelle tante persone di buona volontà che si ritengono ‘progressiste’e che, pur capendo quali siano i principali problemi che attanagliano il mondo, brancolano nel buio per quanto riguarda le soluzioni, o peggio ancora rischiano di farsi ammalliare dalle sirene delle pseudo-soluzioni basate sull’ideologia della crescit; in pratica, persone molto simili a quello che era Igor Giussani solo qualche anno fa.
Rispetto a quand’ero un giovane no global e mi pareva di sbattere contro un gigantesco muro di gomma, dal 2008 a oggi la gente prende sempre più atto del fatto che siamo in ‘crisi’. Una crisi ‘economica’? Sì, ma non solo: da qui prende le mosse Svolta radicale, che si snoda sostanzialmente in cinque parti:

– nella prima viene affrontata l’origine della crisi economica, con spiegazioni molto diverse da quelle fornite solitamente dai media;
– nella seconda vengono demoliti tre idoli che ancora dominano l’immaginario delle persone dichiaratamente ‘progressiste’ o ‘di sinistra’, ossia crescita economica, sviluppo sostenibile e socialdemocrazia;
– nella terza si illustrano le ragioni della sconfitta storica della sinistra in tutte le sue forme e si cerca di ‘disfare’ il suo patrimonio ideale allo scopo di recuperare elementi utili per un nuovo approccio culturale;
– nella quarta troviamo la pars costruens, le proposte concrete su cui fondare una società su basi nuove;
– nella quinta, sicuramente la più discutibile perché frutto in gran parte di riflessioni personali, sono proposte alcune strategie di azione politica.

Per chiudere, voglio mettere le mani avanti e ricordare che si tratta del contributo di un dilettante (anzi di un… colibrì – si veda l’introduzione), che ha potuto dedicare solo il tempo libero, per cui mi scuso subito se, malgrado le revisioni, è rimasto qualche refuso (segnalatelo!). So che il ricorso frequente alla citazione può appensatire la lettura ma, tra la brillantezza e la documenterietà, essendo un emerito signor nessuno ho preferito decisamente favorire la seconda; così facendo sono sicuro del fatto che ci sia materiale degno di lettura.

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Nasco a Milano il 7 febbraio 1978. Sono un docente precario di italiano e storia nella scuola superiore, interessato ai temi della sostenibilità ambientale e sociale. Insieme a Jacopo Simonetta ho scritto 'La caduta del Leviatano. Collasso del capitalismo e destino dell'umanità, edito da Albatross Il Filo.

4 Commenti

  1. Scaricato. lo leggero con attenzione.
    Penso comunque che l’interesse per il “pre-moderno” sia da ricercare nella relazione che in questo periodo storico-evolutivo l’uomo conserva con la natura. Relazione ed istinti persi ed assopiti nelle dinamiche di socialità “moderne”. C’è bisogno di ritrovare la via di casa.
    grazie mille

    • Penso anche che questo dualismo premoderno-moderno non sia poi così assoluto… il marxismo (moderno) denuncia l’alienazione del lavoro industriale rispetto alla condizione dell’epoca precedente (premoderna); l’anarchismo (moderno) si batte per l’abolizione dello stato centralizzato (nato in epoca moderna) rivendicando il primato delle comunità (premoderno); e si potrebbero fare altri esempi. Penso proprio che l’umanità post-moderna dovrebbe passare al setaccio tutta la storia recuperando ciò che ritiene buono, moderno o premoderno che sia.

    • Sono io che devo ringraziare DFSN per la disponibilità (mi accorgo con imbarazzo di non averlo fatto nel post!). Ringrazio ovviamente anche tutti coloro che vorranno leggere il contributo di quello che sostanzialmente è un signor nessuno che dopo aver letto tanto si è improvvisato saggista!

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