Gomorra: (R)esistere attraverso gli orti

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Fondo Rustico Amato Lamberti, Chiaiano (NA)
Fondo Rustico Amato Lamberti, Chiaiano (NA)

Non convenzionali, pacifiche e profondamente oneste. Queste le armi della Cooperativa (R)esistenza per rispondere alla camorra e alla mala politica locale.

A Chiaiano, a due passi da Scampia e dalla discarica centro di molteplici e deviati interessi, c’è un fondo sano e liberato, dove si coltivano non solo pesche e uva, ma la speranza di cambiare le cose e dove non si seminano solo gli orti, ma un futuro migliore e responsabile.

E a seminare e coltivare tutto questo sono i ragazzi: i ragazzi della Cooperativa, tutti giovanissimi, che ospitano 6 detenuti in affidamento al lavoro, 3 comunità alloggio per minori e un protocollo col dipartimento di giustizia minorile; i ragazzi di tutta Italia, circa 300, che d’estate si riversano sui meravigliosi 14 ettari del fondo per apprezzare il sapore acre della terra e la gioia della convivialità; e i minori a rischio, spesso figli di camorra, che qui imparano la possibilità di guadagnarsi il pane diversamente, nella terra, infilandoci le mani.

Ma questi ragazzi, va detto, sono più uomini di tanti altri.

Intimidazioni pesanti sono arrivate da chi di Napoli ha pensato di essere padrone: furti di attrezzature agricole per decine di migliaia di euro, fosse scavate a mo’ di tombe all’ingresso del fondo con tanto di immancabili croci; mentre attacchi del tutto incomprensibili – e ingiustificati – sono stati sferrati da chi, invece, la legalità e la voglia di fare avrebbe dovuto sostenerla.

Loro sono sempre lì. La presenza costante su quel pezzo di terra attraverso mille attività, la determinazione ad andare avanti qualunque cosa accada, il profondo senso di responsabilità: armi non convenzionali, appunto.

Come non convenzionale è stata la visita al fondo rustico Amato Lamberti, il primo bene confiscato alla camorra, in compagnia di Ciro Corona, 33 anni, presidente della Cooperativa. Ha un anno di tempo, dice, per “cambiare la testa” del figlio di un boss e rubarlo alla criminalità.

Ci proverà facendogli toccare con mano che il futuro è nella terra e nell’armonia del vivere comune, magari spiegandogli che un caffè “alla griglia”, preparato insieme in una cucina da campo, ha una sua specifica ricchezza e che, grazie ad una pianta di peperoncini, si può sempre tornare indietro. O andare avanti, questione di prospettive.

Non bisogna mai dare per scontato e per fissamente predeterminato, il valore che viene attribuito a un orticello.

Non è solo ritorno alle origini, recupero del lavoro assurto a nuova dignità perché  contrapposto alle catene di montaggio. Non è solo agricoltura sana, biologica. Non è solo km 0.

E non è solo il perno attorno al quale ruota la genuinità e la semplicità delle piccole cose a cui tutti guardiamo con speranza.

E’ Libertà. Libertà da tutte le mafie, dalle catene del profitto ad ogni costo, libertà dalla corruzione e dall’illegalità come strumento di agire sociale.

Non fu Davide a sconfiggere Golia? Con una sola fionda e un colpo ben assestato.

Sarà un orticello, o una confettura di pesche, a sconfiggere la malavita e saranno Ciro Corona e i suoi amici a farlo, se troveranno l’appoggio di tutti noi.

Quindi, se vogliamo sostenere Scampia, che non è solo la Gomorra tratteggiata da Roberto Saviano, ma più di 100 associazioni che si battono per il territorio, se vogliamo che la speranza prenda il sopravvento sulla diffidenza e se vogliamo che la legalità diventi la cultura dominante, facciamo anche noi un “pacco alla camorra” [i]. Io l’ho fatto.

Ma soprattutto, confidiamo noi per primi nel cambiamento. Lavoriamo per poterlo realizzare e diffondiamo la speranza. Ci sono mille e mille realtà che ci dicono, a gran voce, che possiamo farcela e sono là, proprio dove meno ce lo aspetteremmo. Come nei quartieri malfamati di ogni nostra metropoli. Come alle Vele di Scampia.

[i] www.ncocommercio.it

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Non è importante "chi" sono, ma "cosa" mi propongo di essere e con quanta tenacia mi ci proietto. Sono dunque madre, sono moglie, sono per metà sarda e per metà napoletana e, in entrambi i casi, straordinariamente fiera di esserlo; sono una contadina, con tanto da imparare. Ambientalista, per necessità, e piena di passione civile, per vocazione. E credo nell'integrazione, nelle persone, nell'impegno, nella mia terra così martoriata, nel valore delle parole, in quello della decrescita e nella felicità come traguardo raggiungibile ogni giorno. La mia finestra sul mondo e sul web è http://www.georgika.it

3 Commenti

  1. Come sempre efficace e diretta, senza per questo perdere il fascino della narrazione. Ciro è un eroe dei nostri giorni, uno che avrebbe potuto fare spallucce o voltarsi dall’altra parte. Chi lo avrebbe condannato, chi non lo avrebbe compreso in una realtà come quella di Scampia? Ma lui è un uomo che non può fare a meno di tendere una mano a chi ha bisogno. Ha scelto di essere in prima linea e lo ha fatto con naturalezza, la naturalezza di chi von lo sguardo aperto sul mondo, non smette di amare il suo quartiere e la sua città e non può fare a meno di lottare per la sua gente che è irrimediabilmente e meravigliosamente anche la mia gente. Grazie, grazie infinite!!!

    • Condivido, in pienezza, ogni parola che hai scritto su Ciro.
      Quando gli ho mandato il link al pezzo, mi ha detto che sono stata troppo buona: no, gli ho risposto, sono solo piena di speranza!!!
      E in effetti, questo fanno loro…seminano la speranza. Che ricchezza averlo incontrato e che ricchezza Scampia, Chiaiano, Giugliano, Casal di Principe.
      La luce c’è. Basta volerla vedere.

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