A lezione di pensiero con Donella Meadows #2

2
2180

Seconda puntata dell’articolo ‘Punti di leva: dove intervenire in un sistema’ di Donella Meadows: in parentesi in corsivo i miei commenti personali (archivio puntate precedenti: #1)

***

Così un giorno, mi trovai ad un meeting su come rendere migliore il mondo – beh, in realtà era un meeting in cui ci si occupava di come il nuovo regime commerciale globale, NAFTA, GATT e la World Trade Organization, stessero probabilmente peggiorando il modo di funzionare del mondo.

Cominciai a bollire. “Questo che stanno inventando è un nuovo, gigantesco sistema” Mi dissi. ”Non hanno la minima idea di come si comporterà questa struttura complessa”, mi auto-risposi. “E’ quasi certamente un esempio di come sviluppare un sistema che va nella direzione sbagliata – punta alla crescita, crescita a qualsiasi prezzo. E riguardo ai sistemi di controllo che questi simpatici liberali stanno discutendo per combattere la crescita, – piccoli aggiustamenti di parametro, deboli circuiti di feedback negativi – sono troppo deboli”.

(Donella Meadows e gli altri esperti del team del MIT che redassero ‘I limiti della crescita’ sono stati accusati da marxisti e liberisti rispettivamente di essere estremisti di destra o sinistra, direi che questa introduzione rivela il pensiero reale su come viene governata l’attuale società globalizzata)

All’improvviso senza rendermi pienamente conto di quanto stesse accadendo, mi alzai, avanzai verso la lavagna a fogli mobili, tirai una pagina pulita e scrissi:

_____________________________________

Aree per intervenire in un Sistema
(in ordine crescente di efficacia)


9) Costanti, parametri, numeri (sussidi, tasse, norme)

8) Regolazione dei circuiti di feedback negativi

7) Guidare i circuiti di riscontri positivi

6) Flussi di materiale e punti di intersezione del materiale

5) Flussi di informazione

4) Le regole del sistema (incentivi, punizioni, costrizioni)

3) La distribuzione di potere sulle regole del sistema

2) Gli obiettivi del sistema

1) L’atteggiamento mentale o lo schema ideale – i suoi obiettivi, la struttura di potere, le regole, la sua cultura – con cui il sistema si presenta

I presenti erano stupiti. “Brillante!” Disse qualcuno. “Uh?” disse qualcun altro.

Capii che dovevo dare molte spiegazioni.

Avevo anche diverse cose da pensare. Come per tutte le cose che produco quando sono in ebollizione mentale, questa lista non era del tutto ragionata. Appena iniziai a condividerla con altri, specialmente con gli analisti che avevano le loro liste personali, e con gli attivisti che volevano immediatamente mettere in pratica le loro priorità teoriche, fioccarono domande e commenti che nel tempo mi hanno fatto ripensare, aggiungere e cancellare punti, cambiare l’ordine, aggiungere avvertimenti.

Tra un minuto rivedremo la lista finale, spiegherò i termini e farò esempi ed eccezioni. Il motivo di questa introduzione è collocare la lista in un contesto di umiltà e lasciare posto alla sua evoluzione. Ciò che scaturì in me quel giorno fu estratto da decenni di analisi rigorose di tanti tipi differenti di sistema fatte da tante persone intelligenti. Ma i sistemi complessi sono, beh, complessi. E’ pericoloso generalizzare. Quindi quello che state per leggere è un lavoro ancora in gestazione. Non è una semplice formula garantita per trovare i punti di leva. Piuttosto è un invito a pensare più ampiamente ai tanti modi in cui si può cambiare un sistema.

Qui, “nella luce di un alba più fredda”, c’è la lista rivista:

Punti su cui intervenire in un Sistema (in ordine crescente di efficacia)

12) Costanti, parametri, numeri (come i sussidi, le tasse, le norme)

11) Le dimensioni dei buffer e altri stock stabilizzatori, rispetto ai loro flussi

10) La struttura del capitale e dei flussi materiali (come reti di trasporto, le fasce d’età della popolazione)

9) I ritardi per quanto riguarda la velocità di cambiamento del sistema.

8) Il potere dei circuiti di feedback negativi rispetto gli effetti che provano a contrastare

7) Il guadagno dei circuiti di feedback positivi

6) La struttura dei flussi di informazione (chi ha e chi non ha accesso a qualunque tipo di informazione)

5) Le regole del sistema (incentivi, punizioni, vincoli)

4) Il potere di aggiungere, cambiare, evolvere o auto-organizzare la struttura del sistema

3) Gli obiettivi del sistema

2) L’atteggiamento mentale o lo schema ideale – i suoi obiettivi, la struttura, le regole, i ritardi, i modelli – con cui il sistema si presenta

1) Il potere di andare al di là dei modelli.

Per spiegare il concetto di parametri, stock, ritardi, flussi, feedback, eccetera, devo cominciare con un diagramma fondamentale

 

(inflows: flussi verso l’interno, outflows: flussi verso l’esterno, State of the system: stato del sistema, perceived state: stato percepito, discrepancy: discrepanza, goal: obbiettivo

Lo stato del sistema è un qualsiasi stock importante: la quantità di acqua nel bacino di una diga, la quantità di legno che si può raccogliere da una foresta, il numero di persone in una popolazione, i soldi in banca, qualsiasi cosa. Gli stati del sistema sono, di solito, degli stock fisici, ma potrebbero anche essere non materiali: autostima, grado di fiducia nei pubblici ufficiali, sicurezza percepita in un quartiere, eccetera.

Ci sono di solito dei flussi verso l’interno che aumentano lo stock, e flussi verso l’esterno che lo riducono. I depositi aumentano i fondi in banca, ritirare i soldi li diminuisce. Il flusso del fiume e la pioggia aumentano la quantità di acqua nel bacino di una diga; l’evaporazione e lo scarico attraverso i condotti di uscita la diminuiscono. Nascite e immigrazione aumentano la popolazione, morti e emigrazione la diminuiscono. La corruzione riduce la fiducia nei pubblici ufficiali, l’esperienza di un governo che funziona l’aumenta.

Fino a che questa parte del sistema consiste di entità fisiche, queste obbediscono alle leggi di conservazione e accumulazione. Potete capire rapidamente la dinamica del sistema se immaginate una vasca da bagno con un po’ di acqua all’interno (lo stock, lo stato del sistema) insieme a un rubinetto e uno scarico. Se il flusso d’acqua nella vasca e maggiore del flusso allo scarico, il livello dell’acqua cresce gradualmente. Se il flusso allo scarico è maggiore di quello dal rubinetto, allora il livello scende.

La lenta risposta del livello dell’acqua a quelle che potrebbero essere delle rapide fluttuazioni delle valvole di ingresso e di uscita è una cosa tipica. Ci vuole tempo per accumulare i flussi negli stock, proprio come ci vuole del tempo per riempire o svuotare la vasca. I cambiamenti politici richiedono tempo per mostrare i loro effetti.

La parte restante del diagramma mostra come l’informazione cambia i flussi e di conseguenza i livelli degli stock. Se state per farvi un bagno, avete in mente un certo livello desiderato dell’acqua (il vostro obiettivo). Chiudete lo scarico, aprite il rubinetto e aspettate che l’acqua raggiunga il livello scelto (fino a che la discrepanza fra l’obiettivo e lo stato percepito del sistema non raggiunge lo zero). A questo punto, chiudete il rubinetto. Se cominciate a entrare nella vasca e scoprite che avete sottostimato il vostro volume e state per far debordare l’acqua, potete aprire lo scarico per un po’, finché l’acqua non raggiunge il livello desiderato.

Questi sono due feedback negativi (o “retroazioni negative”), uno controlla il flusso in ingresso, l’altro il flusso in uscita, ognuno dei quali (o entrambi) può essere usato per portare il livello dell’acqua al valore desiderato. Notate che il valore desiderato e le connessioni di feedback non sono visibili nel sistema. Se foste degli extraterrestri che cercano di capire come mai la vasca si riempie e si svuota, ci vorrebbe un certo tempo prima di capire che c’è un valore desiderato invisibile e un sistema di misura della discrepanza nella testa della creatura che aziona i rubinetti. Ma se ci lavorate sufficientemente a lungo, lo scoprirete.

Molto facile, fino ad ora. Adesso, supponete di avere due rubinetti e che cerchiate anche di regolare il sistema secondo un altro parametro: quello della temperatura. Supponete che il flusso di acqua calda sia connesso a una caldaia in cantina, quattro piani più in basso, cosicché non risponde immediatamente. E che vi stiate guardando nello specchio senza fare troppa attenzione al livello dell’acqua. Ora, il sistema diventa complesso, realistico e interessante.

Mentalmente trasformate la vasca nel vostro conto corrente. Fate assegni, depositi, aggiungete un rubinetto che continua a gocciolare dentro un piccolo interesse e uno scarico speciale che succhia il vostro saldo. Collegate il vostro conto corrente a mille altri e lasciate che le banche facciano prestiti in funzione dei vostri depositi oscillanti e combinati. Collegate un migliaio di quelle banche in un sistema centrale federale. Iniziate a vedere come capitali e flussi semplici combinati insieme rendono i sistemi troppo complicati da comprendere.

Questa è la ragione per cui i punti di leva non sono intuitivi. Ed è abbastanza per quanto riguarda la teoria dei sistemi, ora possiamo passare alla lista.

12. COSTANTI, PARAMETRI, NUMERI

I “parametri” nel gergo dei sistemi, sono i numeri che determinano quanto una differenza negli stock cambia il flusso nei rubinetti. Forse il rubinetto gira male e ci vuole un po’ per far scorrere l’acqua o chiuderla. Forse lo scarico è bloccato e permette solo un piccolo flusso, non importa come si apre. Forse il rubinetto può erogare acqua con la forza di un idrante. Queste considerazioni sono una questione di numeri, alcuni dei quali sono fisicamente bloccati ed immodificabili, ma molti dei quali sono punti di intervento comuni.

Considerate il debito nazionale. E’ un recipiente negativo, un buco che fa sparire i soldi. La velocità annuale con cui perde soldi è detta deficit. Le entrate delle tasse fanno diminuire il deficit, le spese che fa il governo lo fanno aumentare. Il Parlamento ed il Presidente spendono la maggior parte del loro tempo discutendo sui tanti e tanti parametri che aprono e chiudono i rubinetti delle tasse e le perdite di spesa. Giacché quei rubinetti e quelle perdite sono collegati a noi, gli elettori, sono parametri politicamente importanti. Ma, nonostante i fuochi d’artificio, e non importa quale partito sia in carica, il buco dove vanno a finire i soldi diventa sempre più profondo, cambia solo la velocità di sparizione (e anche se, come nel 1999, i partiti stavano discutendo come spendere un “surplus” inesistente).

(Il debito, pubblico e privato, è la logica conseguenza di una società che mira alla crescita continua e si trova alle prese con la stagnazione dell’economia. Il debito, alla maniera del doping nello sport, rappresenta il tentativo di forzare artificiosamente la situazione)

Per migliorare l’inquinamento dell’aria che respiriamo, il governo ha stabilito dei parametri detti “norme di qualità dell’aria dell’ambiente”. Per mantenere alcune riserve di bosco (o alcuni flussi di denaro alle compagnie di taglio e trasporto di tronchi d’alberi) stabilì “i tagli annuali consentiti”. Morale della favola: i gruppi industriali regolano parametri come i salari ed il prezzo dei prodotti, con un occhio al livello nella loro vasca di profitti.

(Se i genitori impongono a un figlio goloso un massimo di cinque caramelle al giorno, difficilmente questi si accontenterà di tre o quattro ma vorrà massimizzare la concessione. Ugualmente, stabilire quote di inquinamento o sfruttamento della natura – o addirittura crearci sopra un mercato come quello dello scambio di quote di emissioni – rischia di incentivare i comportamenti antiecologici per sfruttare appieno le ‘dosi consentite’. La politica del contenimento del danno ha una sua utilità, ma da sola non può avviare un’opera di risanamento)

La quantità di territorio che mettiamo al riparo per conservarlo. Il salario minimo. Quanto spendiamo nella ricerca per l’AIDS o per i bombardieri invisibili. Le spese che la banca prende dal vostro conto. Tutti questi sono parametri, aggiustamenti dei rubinetti.

Così, incidentalmente, lo è l’atto di licenziare delle persone ed assumerne altre, inclusi i politici. Mettere mani differenti sui rubinetti potrebbe cambiare la velocità alla quale girano i rubinetti ma se ci sono gli stessi vecchi rubinetti, saldati nello stesso vecchio sistema e manovrati seguendo le stesse vecchie informazioni, obiettivi e regole, il sistema non cambierà tanto. Eleggere Bill Clinton è stato certamente diverso che eleggere Bob Dole, ma non così differente, dato che ogni presidente è collegato allo stesso sistema politico.

(Quante volte siamo andati a votare i ‘candidati del cambiamento’ e quante volte siamo rimasti delusi per come si sono comportati una volta al governo, accusandoli di essersi compromessi e corrotti una volta al potere? Quante volte ci siamo lamentati del sistema che “cambia anche le persone più oneste”? In realtà, ci illudevamo che bastasse sostituire il parametro ‘governanti’ senza intervenire preventivamente sul quel sistema che, rimasto intoccato, ha finito per fagocitarli. Penso che la vicenda del M5S, nel bene e nel male, sia abbastanza emblematica dei limiti di una condotta incentrata quasi esclusivamente sullo strumento elettorale)

I parametri sono i punti leva meno efficaci nella mia lista di interventi. Trafficare con i dettagli, mettere a posto le sedie a sdraio sul ponte del Titanic. Probabilmente il 90% – no il 95% – no il 99% della nostra attenzione va ai parametri, ma non hanno molta leva.

Non che i parametri non siano importanti. Possono esserlo a breve termine e per coloro che sono direttamente coinvolti nel flusso che ne deriva. La gente si interessa profondamente ai parametri e combatte battaglie feroci per loro. Ma raramente cambiano il comportamento. Se il sistema è cronicamente stagnante, i cambiamenti di parametro occasionalmente lo rilanciano. Se è troppo variabile, generalmente non lo stabilizzano. Se cresce a dismisura, non lo frenano.

(Donella Meadows ci fornisce un’informazione quanto mai preziosa, ossia che l’incapacità di introdurre cambiamenti radicali nella politica e nella società attuali – talmente cronicizzata al punto che qualcuno la imputa a caratteristiche connaturate alla natura umana – sia da imputare al fatto che vengono privilegiati gli strumenti in assoluto più deboli per attuare vere trasformazioni)

Qualunque limite mettiamo ai contributi elettorali, questo non rende la politica pulita. La Federal Reserve pasticcia in continuazione con il tasso di interesse, ma questo non ha eliminato i cicli economici (dimentichiamo sempre la realtà durante le riprese economiche e siamo scioccati, scioccati dalle crisi). Dopo decenni di norme fra le più severe al mondo contro l’inquinamento dell’aria, l’aria di Los Angeles è meno sporca, ma non è pulita. Spendere di più per la polizia non fa sparire il crimine.

Siccome sto per fare degli esempi in cui i parametri sono punti di leva, fatemi inserire un avvertimento importante qui.

I parametri diventano punti di leva quando entrano in un dominio che può dare il via a uno dei punti successivi in questa lista. I tassi di interesse, per esempio, o i tassi delle nascite controllano i guadagni dei circuiti di feedback positivi. Gli obiettivi del sistema sono parametri che possono fare grandi differenze. Talvolta un sistema raggiunge un picco di caos in cui il più piccolo cambiamento in un numero può condurlo dall’ordine al più assurdo disordine.

(L’autrice si riferisce a situazioni del tipo ‘goccia che fa traboccare il vaso’ o ‘grado in più che fa evaporare l’acqua’, che nei sistemi complessi come quelli politici e sociali si verificano piuttosto di rado)

Questi numeri critici sono ben lontani dall’essere comuni come la gente sembra credere. La maggior parte dei sistemi si sono evoluti o sono progettati per stare lontani dai range dei parametri critici. Soprattutto, i numeri non valgono il sudore versato.

Segue una storia che un amico mi ha mandato su internet per renderla pubblica:

Quando sono diventato un affittacamere ho impiegato molto tempo ed energia per provare ad immaginare quale sarebbe stato un affitto “equo”.

Ho provato a considerare tutte le variabili, incluse le relative entrate dei miei affittuari, le mie entrate e le esigenze del flusso di cassa, quali spese erano di manutenzione e quali erano di capitale, il capitale proprio contro la porzione di interesse dei pagamenti della rata del mutuo, quanto valeva il mio lavoro sulla casa eccetera.

Non arrivai da nessuna parte. Alla fine sono andato da una specialista in consigli finanziari. Disse “Ti stai comportando come se ci fosse una linea sottile lungo la quale l’affitto è equo e ad ogni punto sopra quella linea l’affittuario viene imbrogliato e ad ogni punto sotto sei tu che vieni imbrogliato. In realtà c’è una grande area grigia in cui sia tu che l’affittuario state facendo un buon affare o almeno uno equo. Smettila di preoccuparti e vai avanti con la tua vita”[3]

(La morale di questa storiella è che l’ineguaglianza proprietario-affittuario è tale per cui non si può stabilire un affitto di per sé ‘giusto’, ma solo un range entro il quale si possa evitare un’accusa di eccessivo sfruttamento; sussisterebbe un’autentica equità se tutti o nessuno fossero proprietari di case)

[3] Grazie a David Holmstrom di Santiago, Cile.

(continua)

2 Commenti

  1. Grazie Igor per la pubblicazione interessantissima. Dovrebbe essere uno dei cardini della formazione politica delle persone deputate ad amministrarci e di tutti noi che dobbiamo controllare chi ci amministra.

Lascia un commento

Inserisci il tuo commento
Inserisci qui il tuo nome

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.