Educazione civica nell’era digitale

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   scrivere-in-maiuscoloLa nascita e lo sviluppo ormai travolgente dei social network (vedi Facebook, Twitter o Whatsapp tanto per fare alcuni nomi illustri) ha portato ad un aumento esponenziale dei contenuti che si possono trovare in questo sterminato mare digitale chiamato internet. La mole di informazioni che si possono scambiare è così abnorme che quantificarla eccede la nostre più fervide immaginazioni. Ma scopo di questo articolo è solo quello di soffermarsi su di un punto specifico, e cioè il modo in cui vengono condotti i dibattiti, le discussioni, gli scontri verbali, i faccia a faccia su internet. Chiamateli come vi pare.

   Lo scambio di opinioni è una gran bella cosa, ma si notano sempre più spesso cadute di stile  veramente sconfortanti, poiché molti di noi con lo sviluppo di internet hanno ricevuto in dono uno strumento potentissimo, dimenticandosi però di ritirare e sfogliare anche il manuale d’istruzioni. Mettere qualche “paletto” può rinfrescarci le idee tutte le volte che abbiamo voglia di intavolare una discussione più o meno accesa con qualcuno che si trova dall’altra parte del monitor:

1 – NON ATTACCARE LA PERSONA MA I SUOI ARGOMENTI: Sappi che se dopo che il tuo avversario ti ha mosso un’obiezione, invece che controbattere ad un certo punto la butti sul personale o cominci a deriderlo – ad esempio – perché è grasso, basso, perché ha gusti sessuali diversi dai tuoi o per la sua situazione sentimentale/familiare, non solo ammetti la tua sconfitta dialettica, ma fai una bella figura da cafone.

2 – NON USARE PAROLACCE GRATUITE: E’ comprensibile che durante un discorso ci si possa infervorare e magari può anche scappare una brutta parola magari senza volere. Ma chi lo fa d’abitudine, infarcendo ogni periodo di parolacce o peggio bestemmie, oltre a fare una bruttissima impressione vedrà gravemente sminuito il peso delle sue idee sulla bilancia della discussione. Nuova figura da cafone.

3 – SCRIVERE TUTTO IN MAIUSCOLO CORRISPONDE AD URLARE: Scrivendo in internet su una chat o su un social network, per mettere in risalto una parola la si può semplicemente sottolineare così, altrimenti se non è possibile si può fare _così_, oppure scrivendo in corsivo o in alternativa usando le “virgolette”. Ogni tanto si può anche mettere qualche parola in MAIUSCOLO, ma con moderazione. Veramente brutto anche l’uso eccessivo di punti esclamativi ed interrogativi, anzi proprio da maleducati.

4 – SAPER USARE LA “A” CON O SENZA “H”: Prima di buttarsi a capofitto a discutere di massimi sistemi, di geopolitica o di macroeconomia, qualcuno dovrebbe essere così umile da imparare prima la differenza che corre fra “ha” ed “a”. Non è difficile: se è una voce del verbo avere ci vuole la “H”, altrimenti no. Curioso poi notare che al giorno d’oggi tutti gli smartphone siano forniti di correttore integrato che permette di togliersi dagli impicci con facilità, ma nonostante ciò alcuni riescono a scavalcarlo con diabolica e testarda abilità. Non si sta chiedendo di essere tutti dei professori, ma almeno avere un minimo di rispetto per la nostra bellissima lingua.

5 – NON INFIERIRE: Se dopo un po’ risulta chiaro che avevi ragione tu, e magari il tuo interlocutore lo ammette pure in modo sportivo, non continuare a saltargli addosso ed umiliarlo. L’hai avuta vinta tu? Ottimo, complimenti! Ora prova a fare il signore e appena appurato che l’altro aveva torto (o comunque meno ragioni di te) chiudi la discussione senza umiliarlo: ci farai una gran bella figura e potresti farti anche un nuovo amico.

6 – BISOGNA SAPER PERDERE: nel caso in cui invece capisci che l’altro ha ragione, e ti accorgi magari che avevi preso un abbaglio, non arrampicarti sugli specchi cercando pretesti inutili o peggio ancora buttandola in rissa (vedi punto primo). Ammetti con signorilità che ti sbagliavi e darai a tutti l’immagine di una persona intelligente che sa imparare dagli errori.

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Nato nel 1969 a Pesaro, nel 1988 mi sono diplomato come Perito Turistico e nel ’93 ho completato un corso di Operatore di Marketing per PMI. Dopo quarant’anni vissuti sulla riviera romagnola a Cattolica, mi sono sposato e trasferito nelle Marche a Fermignano, vicino ad Urbino. Entrato molto presto nel mondo del lavoro (più per necessità che per scelta), ho avuto modo di notare con dispiacere che alla medesima domanda, ovvero: “Cosa serve per vivere?” una volta avremmo risposto “Un tetto, cibo ,acqua e la salute”, mentre ora semplicemente “Servono i soldi”. Questa triste constatazione mi ha fatto capire di essere decrescentista già prima di aver conosciuto il termine.

4 Commenti

  1. A questi Mirko aggiungerei un altro importante precetto, usato moltissimo dai critici della decrescita, chiamato ‘argomento fantoccio’ o ‘fallacia dell’uomo di paglia’, è una fallacia logica che consiste nel confutare un argomento proponendone una rappresentazione errata o distorta. Ha fatto parte della mia polemica con Luca Simonetti, l’autore del libro Contro la decrescita, il quale rivendicava il ‘diritto alla scelta del canone decrescete’ per buttarci dentro i primitivisti e il terrorista Unabomber, che invece non c’entrano assolutamente nulla.

    • Confermo quanto dici Igor, e ti posso dire che non ho indicato questo punto (e tanti altri interessanti) solo per scelta. Mi sono limitato quasi interamente a parlare dell’estetica vera e propria della comunicazione, senza addentrarmi in affermazioni più impegnative, per le quali mi sto preparando a dovere. Ad esempio avrei voluto inserire anche il paragrafo intitolato “non parlare di ciò che non conosci”, in onore di coloro che hanno la tastiera che scotta e non vedono l’ora di mettere becco senza informarsi decentemente, oppure quello dal titolo “non mettere in bocca al tuo interlocutore parole che non ha detto”. Quello che si addice meglio a te è forse il “non cadere in tentazione”, riferito a tutte le volte che rispondi a chi ti manda accuse anche veementi senza cadere in rissa… ={>

  2. Su quel bisogna saper perdere, aggiungo un minuto di grato silenzio per quanto hai espresso in questo post.
    Mi occupo proprio di allenare le persone a un utilizzo consapevole e utile di strumenti di comunicazione che con troppo semplicismo vengono ritenuti “giochini” ma che hanno un potenziale impatto sulle persone di cui tenere conto e avere cura.
    Grazie per gli stimoli e le riflessioni 🙂

    • Ti ringrazio naturalmente del tuo commento positivo. Non è facile far riacquistare alle persone il vero valore delle parole, sia per il loro significato diretto, sia per il modo in cui vengono usate. ho anche dato un’occhiata veloce al tuo sito (vista l’ora giusto una sbirciata), ma l’ho già trovato molto interessante al primo impatto. Da dove deriva il nome “Fravola”?

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