Il peccato originale di Julian Assange

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Masaccio “La cacciata dal Paradiso Terrestre – 1425-1427
Adamo ed Eva furono cacciati via dal Paradiso Terrestre perché vollero conoscere senza limiti

Antropologia di un fatto di cronaca giudiziaria

Presentazione

Dall’11 aprile 2019 Julian Assange è incarcerato nel Regno Unito presso la Prigione Belmarsh di Sua Maestà e rischia di essere estradato negli Stati Uniti, dove rischia una condanna fino a 175 anni di carcere e financo la pena capitale.

Questo articolo/saggio intende spiegare perché Julian Assange è detenuto e perché rischia pesanti condanne.

La spiegazione antropologica che sarà data, anticipandola sinteticamente, è la seguente: la detenzione di Julian Assange e la pesante condanna che probabilmente gli sarà inflitta dipende dal fatto che lui ha “attentato” ai valori fondamentali su cui si basa la moderna cultura e cioè la limitazione alla circolazione della conoscenza (in un contesto di scarsità, storicamente determinate, di risorse naturali e tecnologiche, non distribuite uniformemente sulla Terra e, contemporaneamente, in presenza di Stati-nazione e di derive geo-politico-culturali con la formazione di varie aree in contrapposizione fra di esse).

In poche parole Julian Assange rischia di essere estradato negli Stati Uniti, dove potrebbe essere condannato fino a 175 anni di carcere e financo alla pena capitale, perché ha ripetuto il peccato originale: si è impossessato e ha divulgato conoscenze che appartenevano allo Stato Onnipotente (United States of America) così come, secondo quel grande trattato di antropologia che è l’Antico Testamento, fecero Adamo ed Eva, che mangiarono il frutto dell’albero della conoscenza, che apparteneva esclusivamente al Signore Onnipotente (per questo motivo Adamo ed Eva furono espulsi dal Paradiso Terrestre!).

Ma quando è nata la cultura che ha posto al suo centro la regolamentazione/limitazione alla circolazione della conoscenza?

Questa cultura, che riguarda ormai tutto il Mondo, venne elaborata per la prima volta nella Bassa Mesopotamia nel VI millennio before present ed è dialetticamente e in continui rapporti di feed back sia la conseguenza dei processi che arrivarono a maturazione per la prima volta, appunto nella Bassa Mesopotamia nel sesto millennio before present, e sia la risposta, la soluzione alle problematiche che ponevano questi stessi processi.

La cronaca giudiziaria

Ma è bene partire dalla cronaca giudiziaria che riguarda Julian Assange prima di entrare nei dettagli della spiegazione antropologica.

Le notizie sotto riportate sono state riprese dalla voce “Julian Assange” su Wikipedia

Julian Paul Assange (all’anagrafe Julian Paul Hawkins) è un giornalistaprogrammatore e attivista australiano, cofondatore e caporedattore dell’organizzazione divulgativa WikiLeaks.

Nel 2010 ha assunto un’ampia notorietà internazionale per aver rivelato tramite WikiLeaks documenti statunitensi secretati, ricevuti dalla ex militare Chelsea Manning, riguardanti crimini di guerra;

Dall’11 aprile 2019 è incarcerato nel Regno Unito presso la Prigione Belmarsh di Sua Maestà, prima per violazione dei termini della libertà su cauzione conseguente a controverse accuse di stupro della Svezia (poco dopo archiviate), e poi in relazione ad una sopraggiunta richiesta di estradizione fatta dagli Stati Uniti d’America per le accuse di cospirazione e spionaggio.

Ma è bene ripercorrere le varie tappe che hanno portato all’esito sopra indicato e alle vicende successive.

Verso la fine degli anni ottanta diviene membro di un gruppo di hacker noto come International Subversives (“Sovversivi internazionali”) con lo pseudonimo di “Mendax” (da una frase di Orazio: “magnificamente mendace”). Nel 1991 subisce un’irruzione nella sua casa di Melbourne da parte della polizia federale australiana, con l’accusa di essersi infiltrato in vari calcolatori appartenenti a un’università australiana e nel sistema informatico del Dipartimento della difesa americano. Nel 1992 gli vengono rivolti ventiquattro capi di accusa per reati inerenti alla pirateria informatica.

Assange è condannato, ma in seguito è rilasciato per buona condotta, dopo aver pagato una multa di 2 100 dollari australiani.

WikiLeaks

A partire dal 2006 è tra i promotori del sito web WikiLeaks, del quale si definisce caporedattore. WikiLeaks nel corso degli anni pubblica documenti da fonti anonime e informazioni segrete; tra questi notizie riservate sui bombardamenti nello Yemen, sulla corruzione nel mondo arabo, sulle esecuzioni extragiudiziarie da parte della polizia keniota, sulla rivolta tibetana in Cina (2008), sullo scandalo petrolifero in Perù e le e-mail del governo turco dopo le purghe del governo Erdoğan nel 2016.

WikiLeaks giunse all’attenzione internazionale nel 2010 quando fece trapelare una serie di notizie fornite da Chelsea Manning. Queste notizie comprendevano il video Collateral Murder (Uccisione Collaterale) (aprile 2010), diari della guerra in Afghanistan (luglio 2010), i diari della guerra in Iraq (ottobre 2010), e CableGate (novembre 2010). Dopo le fughe di notizie del 2010, il governo degli Stati Uniti avviò un’indagine su WikiLeaks.

Il 28 novembre 2010 WikiLeaks rende di pubblico dominio oltre 251.000 documenti diplomatici statunitensi, molti dei quali etichettati come “confidenziali” o “segreti”.

Arresto in Gran Bretagna

Assange si trova in Gran Bretagna quando Il 18 novembre 2010 il tribunale di Stoccolma spicca un mandato d’arresto in contumacia nei suoi confronti con l’accusa di stupro, molestie e coercizione illegale (per fatti avvenuti in Svezia dove Assange trascorse un breve periodo nell’estate del 2010 [mia nota]). Assange nega l’accusa sostenendo che essa è solo un pretesto per estradarlo dalla Svezia agli Stati Uniti a causa del suo ruolo nella pubblicazione di documenti statunitensi segreti.

Molti hanno infine sollevato dubbi sulla natura del provvedimento, mettendo in rilievo la coincidenza temporale con la pubblicazione da parte di Wikileaks dei documenti diplomatici statunitensi.

Il 7 dicembre 2010 Assange si presenta spontaneamente negli uffici di Scotland Yard e viene arrestato in seguito al mandato di cattura europeo. Lo stesso giorno, il tribunale respinge la richiesta di libertà provvisoria su cauzione appoggiata da diverse personalità del cinema e del giornalismo.

Nel frattempo la Svezia presenta una richiesta di estradizione alle autorità britanniche: secondo alcune fonti, tale richiesta sarebbe finalizzata a estradarlo in realtà negli Stati Uniti dove lo attende un processo per spionaggio.

Il 16 dicembre, dopo nove giorni di carcere, Assange viene rilasciato su cauzione, e la decisione sulla richiesta di estradizione rimandata.

L’accusa per spionaggio, negli Stati Uniti, può costare l’ergastolo e anche la pena di morte.

Rifugiato politico presso l’ambasciata dell’Ecuador a Londra

Nel giugno 2012 la Corte Suprema britannica rigettò il ricorso presentato contro il via libera all’estradizione ed Assange scelse di recarsi presso l’ambasciata dell’Ecuador a Londra, chiedendo asilo politico in quanto perseguitato.

Da allora Assange rimase nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra per quasi sette anni.

Durante le primarie presidenziali del Partito Democratico statunitense del 2016, WikiLeaks pubblicò dei messaggi di posta elettronica inviati e ricevuti dalla candidata Hillary Clinton dal suo elaboratore di posta privato quando era Segretario di stato, dimostrando tra l’altro il coinvolgimento dell’Arabia Saudita e del Qatar in varie azioni di supporto alla formazione dello Stato Islamico della Siria e dell’Iraq (ISIS) e ponendo concreti dubbi sul coinvolgimento statunitense in esse.
Nonostante le numerose accuse a riguardo, lanciate principalmente dal Partito Democratico statunitense, Assange ha negato sistematicamente qualsiasi connessione o cooperazione di Wikileaks con la Russia in relazione alle fughe di notizie, accusando allo stesso tempo la campagna Clinton di alimentare una “isteria neo-maccartista“.                                                                                  In ogni caso le rivelazioni di WikiLeaks vennero ritenute rilevanti se non determinanti nel portare alla sconfitta il Partito Democratico statunitense alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti d’America del 2016.

Il secondo arresto in Gran Bretagna e la detenzione nel carcere di Belmarsh

Una serie di controversie con i nuovi rappresentanti dell’autorità dell’Ecuador, comprensive di processi e appelli, sfociano repentinamente in una inusuale revoca dell’asilo politico nella prima mattinata dell’11 aprile 2019, quando l’Ecuador acconsente ad agenti della polizia metropolitana di Londra di entrare in Ambasciata e prelevare Assange contro la sua volontà, senza rispettare il fatto che egli era in possesso della cittadinanza di quello Stato (L’Ecuador dichiarerà al riguardo di averla “sospesa”).

Il 1º maggio 2019, per aver violato nel giugno 2012 i termini della libertà su cauzione concessagli il 16 dicembre 2010 – in relazione alle accuse di stupro presentate in Svezia – recandosi nell’ambasciata Ecuadoregna (dove ottenne asilo politico), Assange è condannato quasi al massimo della pena dal Giudice Deborah Taylor della Westminster Court, 50 settimane (la metà in prigione e il resto in libertà condizionata se non commetterà successivi crimini da scontare nel carcere di massima sicurezza Belmarsh (detto “la Guantánamo britannica”).

Lo stesso giorno, il governo degli Stati Uniti aprì un’inchiesta contro Assange per la presunta intrusione informatica correlata alle fughe di notizie fornite da Chelsea Manning.

Il giorno successivo Julian Assange è comparso via videolink innanzi alla Corte di Westminster di Londra per la prima audizione procedurale riguardo alla richiesta di estradizione negli USA in rapporto ad un caso di supposto hackeraggio in associazione con Chelsea Manning.

Il relatore all’ONU sulla tortura e trattamenti inumani, l’elvetico Nils Melzer, ha manfestato la preoccupazione che ad Assange non verrebbe garantito un giusto processo una volta estradato negli Stati Uniti. L’estradizione negli Stati Uniti sottoporrebbe Assange al rischio di imputazione per diversi reati tra cui quello di spionaggio, perseguibile secondo l’Espionage Act, oltre che a pene complessive di 175 anni di carcere, fino alla pena capitale.

A settembre 2019, nell’imminenza del rilascio in libertà condizionale per aver scontato metà della pena, il Giudice Vanessa Baraitser ha negato ad Assange la scarcerazione in relazione alla richiesta di estradizione USA, per la quale ha ritenuto che Assange avrebbe molto probabilmente violato i termini della libertà condizionale.

Il 21 ottobre 2019 la Corte presieduta da Vanessa Baraitser, presso il tribunale di Westminster, ha stabilito che il dibattimento sulla richiesta di estradizione USA avverrà a partire dal febbraio 2020 presso il tribunale del carcere di massima sicurezza del Belmarsh.

Nel dicembre 2019 un nutrito gruppo di giornalisti di quasi 100 nazioni crea la petizione Speak up for Assange, chiedendo la liberazione di Assange da parte del Regno Unito, asserendo che il reale motivo per cui rischia d’essere perseguito sia il fatto di aver meritoriamente portato alla luce dei crimini di guerra e che il punirlo per tali azioni sarebbe un grave precedente per la libertà di stampa; altresì viene dato rilievo alla violazione dei diritti umani cui Assange è da anni vittima a causa dei tentativi di persecuzione in atto.

(In seguito ci sono molte iniziative in vari Paesi volte a fare liberare Julian Assange [mia nota])

Il 20 aprile 2022 il tribunale di Londra autorizza formalmente l’estradizione di Julian Assange negli Stati Uniti.

Ovviamente per chi volesse conoscere più in dettaglio le vicende che hanno portato Julian Assange in carcere in Gran Bretagna e al rischio che corre di essere estradato negli Stati Uniti dove rischia pene detentive fino a 175 anni e anche la pena capitale si consiglia di andare alla voce “Julian Assange” su Wikipedia  al seguente indirizzo: https://it.wikipedia.org/wiki/Julian_Assange .

Antropologia di un fatto di cronaca giudiziaria

Dopo avere esposto la cronaca giudiziaria che ha riguardato Julian Assange adesso è il momento di dare una spiegazione antropologia a tutto questo: si cercherà di individuare i profondi valori culturali a cui Julian Assange ha attentato e che rischia di portarlo a subire pesantissime condanne e financo alla pena capitale!

Come si è già accennato Julian Assange ha contravvenuto al valore fondamentale della moderna cultura: la regolamentazione/limitazione alla circolazione della conoscenza (in condizioni di scarsità, volta a volta storicamente determinate, di risorse naturali e tecnologiche, non distribuite uniformemente sulla Terra e, contemporaneamente, in presenza di derive culturali/territoriali con la formazione di diversi Stati-nazione e diverse aree geo-politico-culturali in contrapposizione fra di esse).

Per comprendere la spiegazione data della situazione in cui versa Julian Assange è necessaria una lunga trattazione.

Schema della trattazione

(che necessariamente comporterà delle sintesi e delle semplificazioni e limitandosi alla storia dell’Antico Medio Oriente)

1) La realtà paleolitica: la vita nei piccoli gruppi si cacciatori-raccoglitori;

2) La nuova realtà arrivata a completa maturazione nel sesto millennio before present nella Bassa Mesopotamia;

3) La regolamentazione/limitazione del trasferimento delle conoscenze/know how (1) in condizioni di scarsità delle risorse naturali e tecnologiche e in presenza di derive individuali/familiari/generazionali, sociali e culturali/territoriali;

4) I valori di originalità ed esclusione;

5) I valori operativi in cui si sono articolati i valori di originalità ed esclusione: individuo, gerarchia, derive sociali e derive culturali/territoriali; 

6) La codificazione della nuova cultura;

7) “E’ scritto nella Bibbia!”;

8) Il “peccato originale” di Julian Assange!

  1. Per know how si intende l’insieme delle conoscenze e delle abilità operative necessarie per svolgere una determinata attività lavorativa (da Wikipedia) 

1) La realtà paleolitica: la vita nei piccoli gruppi si cacciatori-raccoglitori

Le popolazioni umane durante il paleolitico conducevano una vita nomade o semi-nomade. Il gruppo umano paleolitico, all’interno però di aggregazioni umane di alcune centinaia di individui, era formato in media da circa 30 persone fra uomini, donne e bambini, con famiglie tutte uguali, con capanne tutte uguali e con una divisione del lavoro basata solamente sul sesso e sull’età. Gli uomini erano dediti alla caccia e alla produzione della strumentazione necessaria e le donne con i bambini alla raccolta e alla costruzione delle capanne e tutti quanti alle altre molteplici attività. Non c’era gerarchia e i rapporti era paritari e “faccia a faccia”: tutti sapevano fare di tutto e conoscevano tutti. Le mansioni venivano apprese informalmente col continuo contatto fra adulti e ragazzi.

A partire da circa 12-10 mila anni fa, in un contesto contraddistinto da un certo livello di sviluppo tecnologico/culturale e da cambiamenti climatico/ambientali, si ha il passaggio dall’ ”economia predatoria” (raccolta, caccia e pesca) all’ “economia produttiva” (coltivazione delle piante e pastorizia):  ciò ha dato inizio a una esplosione demografica che non si è ancora arrestata. Quei rapporti faccia a faccia, quella indifferenziazione di ruoli, quel continuo e orizzontale apprendimento delle mansioni fra generazioni, quella mancanza di gerarchia esistenti nel villaggio paleolitico iniziarono a venire meno con l’esplosione demografica conseguente all’introduzione della coltivazione delle piante e della pastorizia. 

Ricostruzione di una scena di vita in un villaggio paleolitico             
Nel gruppo umano paleolitico non c’era divisione del lavoro, i rapporti erano faccia a faccia, non c’era gerarchia, tutti sapevano fare di tutto e conoscevano tutti e le mansioni venivano apprese informalmente col continuo contatto fra adulti e ragazzi.
I bambini erano i bambini di tutti: se una coppia di genitori moriva allora i bambini diventavano i bambini di altre famiglie e venivano trattati nello stesso modo degli altri figli. (1)

Vediamo cosa dicono F. e L.L. Cavalli Sforza sugli aspetti demografici relativi a questi due diverse “economie”:

“Il primo effetto dell’agricoltura è stato quindi la possibilità di nutrire molte più persone nella stessa regione e di consentire un aumento della densità della popolazione. Le abitudini, i costumi, che determinano la natalità, sono sempre molto radicati. Prima dell’agricoltura questi costumi permettevano una crescita lentissima della popolazione. L’agricoltura ha reso possibile, e utile, un aumento della natalità. Una volta che essa è salita diventa difficile arrestarla.
I cacciatori-raccoglitori di allora presumibilmente si comportavano come quelli di oggi, che hanno in media cinque figli, uno ogni quattro anni circa. Con un intervallo di quattro anni fra le nascite possono sempre viaggiare portando con sé, in braccio o sulle spalle, l’ultimo nato, mentre i precedenti sono già in grado di camminare, se non a un passo veloce, almeno a un’andatura ragionevole. Distanziando le gravidanze è possibile proseguire l’allattamento finché il bambino ha tre anni di età, e questo a sua volta diminuisce la possibilità di una nuova gravidanza. Con una media di cinque figli per donna, in pratica la popolazione si mantiene all’incirca costante, perché di questi cinque figli più della metà muore prima di arrivare all’età adulta, in genere nei primi anni di vita. Ogni coppia di marito e moglie tende così ad avere solo due figli che raggiungono l’età adulta e si riproducono a loro volta; la popolazione rimane stazionaria, cioè non aumenta, o tutt’al più aumenta molto lentamente.
Il contadino non ha più motivo di limitare il numero dei figli come il cacciatore-raccoglitore. E’ diventato sedentario, non ha il problema di spostarsi con figli troppo piccoli né quello di averne troppi e di non riuscire a nutrirli tutti, anzi ha bisogno di averne molti per potere coltivare la terra.” (2)

1) Per conoscere il modo di vita delle popolazioni che nei tempi moderni hanno vissuto di caccia e raccolta si vedano (per quanto riguarda i pigmei) Luca e Francesco Cavalli-Sforza, Chi siamo – La storia della diversità umana 1993 Arnoldo Mondadori editore S.p.A., Miliano I edizione Oscar saggi marzo 1995; da pag. 9 a pag. 22 e l’articolo/reportage sugli Hadza (boscimani-ottentotti)  di  Michael Finkel su National Geographic Italia Dicembre 2009, pagg. 38-39

2) Luca e Francesco Cavalli Sforza, Chi siamo – La storia della diversità umana, Oscar Saggi Mondatori, 1995, pagg. 199 e 200;

 

2) La nuova realtà arrivata a completa maturazione nel sesto millennio before present nella Bassa Mesopotamia

Facendo un salto di alcuni millenni e facendo alcune sintesi e semplificazioni e privilegiando nella trattazione l’Antico Medio Oriente, vediamo come si delinea la vicenda umana nel VI millennio before present nella Bassa Mesopotamia.

Nella seconda parte del VI millennio b.f. (3.500-3.000 a.C.) arrivò a maturazione nella Bassa Mesopotamia una realtà fatta di forte incremento demografico, di sviluppo tecnologico, di specializzazione lavorativa in conseguenza dell’aumento del numero e della complessità delle mansioni lavorative stesse, di aumento della produttività agricola e manifatturiera, di concentrazione urbana, di gerarchizzazione della popolazione e del territorio, di sviluppo organizzativo, di surplus alimentare necessario per mantenere una parte della popolazione non addetta direttamente alla produzione agro-pastorale ma ad altre molteplici e importanti funzioni (tutto il “settore pubblico”, cioè le organizzazioni templari e palatine, fatte di sacerdoti, regnanti, scribi e altri funzionari, artigiani e commercianti (che erano dipendenti dal “tempio” e/o dal “palazzo”), guardie, un piccolo esercito di professione, ecc.).

Uno scorcio ricostruito dell’imponente città di Uruk.        Si può parlare di rivoluzione urbana solamente nella Bassa Mesopotamia nel quarto millennio a.C., prima con Uruk e in seguito con le città-stato della civiltà sumera e con l’Egitto. Già alcuni millenni prima però, per esempio con Gerico in Palestina e con Çatal Hϋyϋk in Anatolia, sia la struttura sociale che quella urbana iniziarono a subire mutamenti. Bisogna ricordare che ciò che contraddistingue la città da un villaggio è che nella città avviene una diversa organizzazione che comporta una differenziazione sia nel corpo sociale che nella struttura urbana.

 

3) La regolamentazione/limitazione del trasferimento delle conoscenze/know how* in condizioni di scarsità delle risorse naturali e tecnologiche e in presenza di derive individuali/familiari/generazionali, sociali e culturali/territoriali

“Solo in condizioni di ipo-comunicazione una cultura produce qualcosa. ”Claude Levi-Strauss, Mito e significato (1)

Affinché questa realtà potesse nascere e arrivare a maturazione fu necessario risolvere un grosso problema che il sorgere e lo sviluppo di questa stessa realtà comportava; in un contesto caratterizzato da un forte aumento del numero e della complessità delle mansioni lavorative e da condizioni di scarsità delle risorse naturali e tecnologiche (volta per volta storicamente determinate), non distribuite uniformemente sulla Terra, sorse infatti un grosso problema per lo sviluppo delle forze produttive: bisognava risolvere il grosso problema del trasferimento della conoscenza-know how  fra i diversi individui/famiglie/generazioni, fra le diverse formazioni sociali e fra le diverse popolazioni-culture-territori.

Fu necessario elaborare nuovi modelli culturali, cioè modelli culturali diversi da quelli esistenti precedentemente nelle sparute e piccole comunità di villaggio, che erano basati sui rapporti faccia a faccia e su base parentale, senza gerarchia e senza suddivisione del lavoro se non in base all’età e al sesso, dove le semplici mansioni si apprendevano informalmente e giorno per giorno e tutti sapevano fare tutto, dove ognuno sapeva di tutti e dove le cose si decidevano rapportandosi informalmente.

Fu necessario elaborare nuovi modelli culturali (cioè nuovi rapporti fra gli individui e fra le generazioni, fra le varie formazioni sociali e fra le diverse popolazioni-culture che insistevano nei vari territori) che, in continui e contemporanei processi dialettici di feed back, resero possibile e contemporaneamente rispondevano alle esigenze di quella realtà: furono elaborati i valori di originalità ed esclusione (e i valori più operativi, in cui si articolarono, di “individuo”, di “derive sociali” di “gerarchia” e di “derive culturali/territoriali”).
Sono questi nuovi valori culturali che renderanno possibile il trasferimento della conoscenza-know how  nella nuova realtà caratterizzata da incremento demografico, da sviluppo tecnologico, da specializzazione lavorativa in conseguenza dell’aumento del numero e della complessità delle mansioni lavorative stesse, da aumento della produttività agricola e manifatturiera, da condizioni di scarsità (di volta in volta storicamente determinate) delle risorse naturali e tecnologiche non distribuite uniformemente sulla Terra, da concentrazione urbana, da gerarchizzazione della popolazione e del territorio, da sviluppo organizzativo, da surplus alimentare necessario per mantenere una parte della popolazione non addetta direttamente alla produzione agro-pastorale ma ad altre molteplici e importanti funzioni (tutto il “settore pubblico”, cioè le organizzazioni templari e palatine, fatte di sacerdoti, regnanti, scribi e altri funzionari, artigiani e commercianti, guardie, un piccolo esercito di professione, ecc.).

Bisogna sottolineare che in presenza dei vecchi modelli culturali fosse impossibile il trasferimento delle conoscenze-know how stante la complessità delle diverse mansioni lavorative. Si pensi all’attività scribale, che richiedeva molti anni di apprendistato nelle scuole scribali per poter padroneggiare l’uso dei numerosissimi segni della scrittura ideografica; la stessa cosa valeva per molte specializzazioni lavorative, come per esempio la metallurgia, la tessitura, la produzione di ceramica e altre attività artigianali. Non è possibile la decisione collettiva su come svolgere le varie mansioni se fra le varie persone c’è differenza di livello di conoscenza-know how. Uno scriba non può confrontarsi con un artigiano specializzato nella metallurgia sul modo in cui scrivere un contratto su una tavoletta di terracotta, un pastore non può confrontarsi con un fabbro sul modo in cui fondere e forgiare i metalli come pure un mercante non può confrontarsi con un pastore sul modo in cui produrre il formaggio, ecc.
Nella nuova realtà, per semplificare, le persone (e le corporazioni) sapevano svolgere una sola mansione (altamente specializzata) che si acquisiva dopo un lungo apprendistato: si poneva il problema del trasferimento delle conoscenze-know how fra le diverse generazioni, fra i diversi individui, fra le varie formazioni sociali e fra le diverse popolazioni-culture-territori, e si poneva il problema del rapporto di scambio fra i diversi prodotti ottenuti dalle diverse mansioni lavorative (in condizioni di scarsità, di volta in volta storicamente determinate, delle risorse naturali e tecnologiche, non distribuite uniformemente sulla Terra).

Tavoletta di terracotta che riporta un testo che potrebbe essere una registrazione di una operazione amministrativo-contabile: la difficile attività scribale, che si tramandava da padre in figlio, richiedeva molti anni di apprendistato nelle scuole scribali per poter padroneggiare l’uso dei numerosissimi segni della scrittura ideografica.

* Come già detto per know how si intende l’insieme delle conoscenze e delle abilità operative necessarie per svolgere una determinata attività lavorativa (da Wikipedia).

1) Claude Levi-Strauss, Mito e significato, NET Nuove Edizioni Tascabili il Saggiatore, 2002, pag. 34

4) I valori di originalità ed esclusione

Perché una cultura sia veramente se stessa e produca qualcosa, essa e i suoi membri devono essere convinti
                                        della propria originalità e persino in una certa misura, della propria superiorità rispetto agli altri.
Claude Levi-Strauss, Mito e significato (1)

Adesso bisogna ricercare l’origine dei valori di originalità e di esclusione (e dei valori di individuo, di derive sociali, di gerarchia e di derive culturali/territoriali in cui si articolarono), cioè ricercare il modo in cui questi nuovi valori culturali  resero possibile, nella seconda parte del IV millennio a.C., lo sviluppo delle forze produttive risolvendo i problemi del trasferimento della conoscenza-know how fra i diversi individui, fra le diverse generazioni,  fra le varie formazioni sociali e fra le diverse popolazioni-culture-territori (in un contesto, si ripete, contraddistinto da una nuova e complessa realtà socio-economica che portava a molteplici e complesse mansioni lavorative, in condizioni di scarsità, volta per volta storicamente determinate, delle risorse naturali e tecnologiche, peraltro non distribuite uniformemente sulla Terra).

Fra questa nuova e complessa realtà storica e la nuova cultura basata sui valori di originalità ed esclusione non è possibile stabilire quale sia la variabile indipendente e quella dipendente, né è possibile stabilire quale delle due sia avvenuta prima temporalmente e/o logicamente, perché fra esse ci sono continui e contemporanei rapporti dialettici di feed back. Fra di esse c’è lo stesso rapporto che c’è fra l’uovo e la gallina: l’uovo viene deposto dalla gallina ma questa in precedenza ha avuto bisogno dell’uovo per nascere…e così via all’infinito! …e come si sa non è possibile stabilire se sia nato prima l’uovo o la gallina!

Dopo la seconda parte del IV millennio a.C. i processi storici sono andati incontro a una enorme variabilità, derivanti dal mutare di tutta una serie di condizioni: i modelli culturali invece, basati sui valori di originalità ed esclusione (e sui valori più operativi, in cui si articolano, di “individuo”, di “derive sociali” di “gerarchia” e di “derive culturali/territoriali”) sono rimasti costanti. Sono rimasti costanti perché sono rimasti costanti i problemi che risolveva: rendevano possibile lo sviluppo delle forze produttive risolvendo i problemi del trasferimento della conoscenza-know how fra gli individui, fra le varie generazioni, fra le varie formazioni sociali e fra le varie popolazioni-culture-territori.

I processi storici basati su questi nuovi modelli culturali hanno proceduto per millenni e si sono espansi a dismisura: sono arrivati fino ai nostri giorni e permeano, in tutto il mondo, tutti gli aspetti in cui si articola la vita umana! Questi processi sono andati avanti non in modo lineare ma con passi avanti e con arretramenti e, soprattutto, con contraddizioni di ogni genere.

E’ in base agli effetti dello svolgimento di questi processi storici, basati sui valori culturali di originalità ed esclusione, che oggi viviamo in un mondo caratterizzato da buone condizioni di vita (adeguato soddisfacimento dei bisogni alimentari e sanitari, istruzione di massa, riscaldamento invernale delle case, ecc.) per una parte consistente della popolazione mondiale, ma anche, dialetticamente connesso a quanto prima detto, che viviamo in un mondo caratterizzato da pessime condizioni di vita per la restante parte della popolazione mondiale, che è “esclusa” appunto da quelle buone condizioni di vita: in ogni caso le buone condizioni di vita di una parte consistente della popolazione mondiale sono il risultato di millenni di concreta storia fatta di sviluppo delle forze produttive ma insieme e “tramite” lo sviluppo demografico, lo sviluppo tecnologico-scientifico-amministrativo, ecc., ma anche insieme e “tramite” le guerre, le epidemie, le carestie, le deportazioni di popolazioni per farne manodopera servile, gli stermini di popolazioni e le distruzioni di città, condizioni di vita e di lavoro al limite della sopportazione, sfruttamento di popolazioni su altre, e, per terminare, insieme e tramite profondi sconvolgimenti negli equilibri ecologico-ambientali che, se il processo storico-culturale vigente  non cambierà in tempo utile, porterà l’umanità intera alla catastrofe.

I valori di originalità ed esclusione hanno reso possibile lo sviluppo delle forze produttive risolvendo il problema del trasferimento della conoscenza-know how fra gli individui, le varie generazioni, le varie formazioni sociali e le diverse popolazioni-culture-territori.

L’originalità e l’esclusione (si ripete e come si cercherà di dimostrare) sono dei valori che impregnano ogni aspetto della vita umana, dai comportamenti individuali alla vita familiare, dalla scuola al mondo del lavoro, dell’arte e dello spettacolo, dalle politiche degli stati-nazione a quelle delle aree geo-politico-culturali più vaste.

 

Bassorilievo che rappresenta il saccheggio e la distruzione della città di Susa da parte degli Assiri ( VII sec. a.C.)

– Definizione di originalità e di esclusione

Il valore di “originalità”, di “singolarità”, ha molti altri significati, ma in questo lavoro, facendo riferimento al processo storico-culturale, sebbene in modo molto approssimativo, con valore culturale di originalità, di singolarità, si intenderà il carattere di novità, di diversità, di qualsiasi “cosa” rispetto a quanto già esistente e che sia nello stesso tempo migliorativa di ciò che già esiste, in modo da portare a conti fatti a uno sviluppo delle forze produttive e/o, in ogni caso, a un miglioramento delle condizioni di vita dell’umanità. Per qualsiasi “cosa” si intende per esempio una nuova tecnica per accendere il fuoco, una nuova tecnica per forgiare i metalli, per cuocere i mattoni, per costruire le case, per tessere la lana e le altre fibre tessili; si intendono nuove modalità di comunicazione, nuove modalità di scrivere, nuove modalità di arare il terreno, ecc.; per qualsiasi “cosa” si intendono per esempio nuovi modi di organizzare la vita da parte di individui, famiglie e gruppi umani più o meno vasti, nuove idee sul modo di interpretare se stessi (come individui e come gruppi umani più o meno vasti), di interpretare se stessi in rapporto agli altri e di interpretare il mondo che ci circonda e il nostro rapporto con esso, ecc.
Ma l’originalità si incarna nelle persone (individui) e nelle “strutture” dei vari aggregati in cui si svolge la vita umana (dalle famiglie ai piccoli gruppi, dai ceti professionali alle storiche classi sociali, dagli Stati-nazione alle formazioni geo-politico-culturali più vaste, ecc.). In questo senso essere originali, diversi, differenti da altri significa anche considerarsi contemporaneamente superiori e in contrapposizione ad altri, che ovviamente andranno verso l’esclusione: questo nella misura in cui c’è scarsità, di volta in volta storicamente determinata, di risorse naturali e tecnologiche, e nella misura in cui queste risorse (dall’acqua al legname, dalle pietre dure ai metalli, ecc.) sono distribuite non uniformemente sulla Terra. Il valore dell’esclusione è il secondo valore culturale di cui si farà l’analisi e come già si è visto, è dialetticamente connesso a quello di originalità!                                      Il pacchetto di valori che viene fuori potrebbe denominarsi “originalità-superiorità-contrapposizione-esclusione”.
Questo pacchetto di valori, arrivato a maturazione nella Bassa Mesopotamia nella seconda parte del VI millennio B.P. contraddistingue l’epoca storica umana e impregna tutta l’umanità nei suoi diversi livelli, dalle singole persone alle “strutture” dei vari aggregati in cui si svolge la vita umana (dalle famiglie ai piccoli gruppi, dai ceti professionali alle storiche classi sociali, dagli Stati-nazioni alle formazioni geo-politico-culturali più vaste, ecc.).

– Funzione di questi valori nel miglioramento delle condizioni di vita

  E’ ovvio che la diversità, la differenziazione, deve essere vista come portatrice di sviluppo delle forze produttive e, in generale e in ultima analisi, di miglioramento delle condizioni di vita dell’umanità: se così non fosse l’originalità (la singolarità) diventerebbe, per gli individui, sinonimo di emarginazione, diversità, bizzarria, stravaganza, stranezza, devianza e, al limite, di pazzia (2) e, per aggregazioni e culture umane presunte portatrici di idee e/o status originali, giustificazione per deportazioni e genocidi (3).
Questo desiderio di essere originali, singolari, quindi di diversificarsi, di differenziarsi e, di conseguenza, di contrapporsi (da parte di individui verso altri individui, di gruppi sociali verso altri gruppi sociali, di Stati-nazione verso altri Stati-nazione, di aree geo-politico-culturali verso altre aree geo-politico-culturali … e delle tifoserie delle squadre di calcio verso le tifoserie delle altre squadre di calcio con cui si è in concorrenza) è collegato strettamente e contemporaneamente  alla risoluzione dei problemi connessi al trasferimento della conoscenza-know-how fra i diversi individui, fra le diverse formazioni sociali e fra i diversi Stati-nazione e le diverse formazioni geo-politico-culturali (si ripete: in una situazione di molteplicità e complessità delle mansioni lavorative e di scarsità, volta per volta storicamente determinata, di risorse naturali e tecnologiche e alla loro non uniforme distribuzione sulla Terra).
Tale risoluzione è necessaria affinché si abbia un sempre maggiore sviluppo delle forze produttive e un sempre maggiore soddisfacimento dei bisogni umani.
Questo desiderio comporta l’espansione, nello spazio e nel tempo, da parte di individui, gruppi, organizzazioni, nazioni, popolazioni/culture, aree geopolitico-culturali, ecc. a danno di altri individui, gruppi, organizzazioni, nazioni, popolazioni/culture, aree geopolitico-culturali, ecc. (che ovviamente si cercherà di escludere)!

L’esempio delle squadre di calcio, per certi versi, è molto indicativo. L’importanza socio-culturale ed economica che viene dato al gioco del calcio deriva dal fatto che esso giustifica e rafforza i valori di originalità e dell’esclusione: la contrapposizione fra le squadre deriva dal fatto che c’è solamente uno scudetto o una coppa da vincere (risorse limitate!) solamente una squadra potrà vincere lo scudetto o la coppa in palio; la loro contrapposizione porta a un miglioramento del gioco del calcio (altrimenti si rimarrebbe al livello di calcio praticato nelle partite fra amici) e le squadre che, per vari motivi, non stanno al passo vengono escluse (nel senso che, prima di tutto, non vincono niente ma che rischiano di essere “escluse” dal campionato di serie A e retrocesse in quello di serie B).

Il valore culturale della originalità, attraverso la superiorità e la contrapposizione porta all’esclusione. Questa dinamica pervade intensamente la personalità degli individui e le “strutture” delle varie aggregazioni umane (dalle famiglie ai piccoli gruppi, dai ceti professionali alle storiche classi sociali, dalle nazioni alle formazioni geo-politico-culturali più vaste, ecc.) ed è stata necessaria l’analisi appena fatta per stabilire le motivazioni della sua nascita, le esigenze che soddisfaceva e le conseguenze che comportava (ha portato, si ripete, alla fondamentale esigenza di un maggiore sviluppo delle forze produttive e, in generale, un sempre maggiore soddisfacimento dei bisogni umani, risolvendo il problema del trasferimento della conoscenza-know how in presenza di molteplici e complesse mansioni lavorative e in condizioni di scarsità, volta per volta storicamente determinate, e non uniforme distribuzione sulla Terra, delle risorse naturali e tecnologiche.
Il pacchetto culturale “originalità-superiorità-contrapposizione-esclusione” già agisce all’interno del mondo animale, dove l’uomo assume un ruolo originale ed esclusivo (nel senso che nel suo progetto esclude l’originalità degli altri organismi animali).
Ad un livello successivo di analisi bisogna osservare che questi due valori sorgono all’interno di una cornice in cui la crescita ha un ruolo fondamentale

1) Claude Levi-Stauss, Mito e significato, Il Saggiatore, Milano 1980, Prima edizione NET marzo 2002, pag. 34
2)   “Queste malattie del comportamento però non possono venire giudicate solo negativamente sul piano sociale, poiché molti individui che ne sono affetti dimostrano originalità e creatività, soprattutto sul piano artistico. Dice il genetista inglese John Edward, già professore a Oxford: se si dovessero sradicare tutte le forme depressive e schizofreniche con un programma di eugenetica negativa si correrebbe il rischio di uccidere il teatro, la poesia e l’arte in genere.” (in La scienza della felicità. Ragioni e valori della nostra vita, di F. e L.L. Cavalli-Sforza, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1997 – pag. 296)
3)   anche in questo caso è difficile vedere la negatività, ai fini del “dialettico” progresso umano, di questi fenomeni.

5) I valori operativi in cui si sono articolati i valori di originalità ed esclusione: individuo, gerarchia, derive sociali e derive culturali/territoriali 

I valori di originalità e di esclusione, che fin qua sono solamente rapporti astratti, a un livello più concreto si articolano nella creazione dell’individuo (inteso come centro di interessi prima solo operativamente diversi ma poi anche in contrapposizione a quella degli altri individui, visto la scarsità, storicamente determinata, di risorse naturali e tecnologiche), nelle derive sociali (con la formazione di corporazioni-ceti-classi in conseguenza dei rapporti particolari che si formavano fra le varie formazioni sociali e le attività lavorative che svolgevano; tali corporazioni erano diverse e in contrapposizione fra di esse visto la scarsità, di volta in volta storicamente determinata, di risorse materiali e tecnologiche), nella creazione della gerarchia (intesa come l’orizzonte, il contesto, in cui si situano gli individui, le varie formazioni sociali e le varie popolazioni-culture, indicandone le diverse posizioni e funzioni e i connessi diversi oneri e diritti nella distribuzione di beni e servizi) e, infine, nelle derive etnico/culturali/territoriali per cui ogni popolazione umana, a contatto con un ambiente ecologico particolare e con particolari vicende storiche pregresse, acquisisce un pacchetto culturale particolare e in contrapposizione a quello delle altre popolazioni/culture/territori (tale pacchetto culturale non è da vedersi come acquisito una volta per tutte ma soggetto a sviluppi in conseguenza sia di dinamiche interne che in rapporto al resto della realtà).

La regola ferrea stabilita dalla nuova cultura era quindi che, in un contesto di scarsità di risorse naturali e tecnologiche e non distribuite uniformemente sulla Terra, non bisognava appropriarsi della conoscenza-know how in possesso di altri (quella degli altri individui, quella delle altre corporazioni, quella delle altre aziende, quella degli altri Stati/nazioni, quelle delle altre aree geo-politiche-culturali): farlo avrebbe portato all’indifferenziazione e quindi a un arretramento, a un blocco delle sviluppo delle forze produttive…e ciò sarebbe stato “peccato”(secondo la Bibbia, come vedremo dopo, sarebbe stato “il peccato originale”!!

6) La codificazione della nuova cultura

Il veicolo della nuova cultura era soprattutto l’oralità ma sono diversi i documenti dell’antichità che esprimono, codificandoli, i valori della nuova cultura basati sulla originalità ed esclusione e dei valori più operativi in cui si articolava di “individuo”, “gerarchia”, “derive sociali” e “derive etnico/culturali/territoriali”.

Il documento che appresso viene riportato, una stele lasciata da Irtisen, specialista in lavori con metalli smaltati e in oggetti ageminati e risalente Medio Regno egizio (2040-1750 a.C.), mette in evidenza le modalità del trasferimento della conoscenza-know how fra individui e generazioni.

 “Io conosco il segreto del geroglifico e so come condurre il rituale d’offerta.
Ogni magia, l’ho imparata e niente m’è sfuggito.
Perché io sono un artista eccellente nella sua arte, eminente a causa di quello che sa.
Io so le proporzioni degli impasti [?], i pesi calcolati, come far basso o far risaltare, a seconda che esce o entra, per mettere un corpo al suo posto.
Conosco il movimento di una figura, l’andatura di una donna, le posizioni di un istante, il ritrarsi del prigioniero solitario, lo sguardo di un occhio verso l’altro, lo spavento del volto di chi è catturato, l’equilibrio del braccio di chi abbatte l’ippopotamo, il passo di chi corre.
So fare smalti e cose di metallo fuso, senza che il fuoco li bruci e senza che l’acqua li scolori.
Ciò non fu rivelato a nessuno eccetto a me solo e al mio proprio figlio maggiore, perché dio aveva comandato di fargli una rivelazione al proposito. * (è mio il grassetto dell’ultima parte della citazione)

* (Edda Bresciani – stele lasciata da Irtisen, specialista in lavori con metalli smaltati e in oggetti ageminati [Antico Egitto, Medio Regno (2040-1750 a.C.)] in La storia 1 Dalla preistoria all’antico Egitto, Mondadori, pag. 723

Questa citazione mette in evidenza sia le forti limitazioni al trasferimento della conoscenza che la estrema complessità dell’attività artigianale (ma le due cose, come già messo in evidenza, sono strettamente connesse).

Intervenire nelle conoscenza-know how degli altri avrebbe portato a mettersi contro i voleri di Dio: si poteva ottenere la conoscenza-know how solamente per “rivelazione” e si poteva “rivelare” ad altri solamente se così fosse comandato da Dio, come dice chiaramente il documento storico che sopra è stato proposto.

Un particolare della spalliera del trono del Faraone Tutankhamon mette in evidenza le eccezionali capacità tecnico/artistiche raggiunte dagli artigiani egizi nel  XIV sec. a.C. (il trono è conservato presso il Museo egizio del Cairo)

– Il contesto storico/geografico/ambientale che porta alle derive etnico/culturali/territoriali

Altri documenti relativi a periodi precedenti e ad altri territori e che riguardano specificatamente le derive etnico/culturali/territoriali sono per esempio la Stele degli Avvoltoi (un monumento sumerico risalente al XXV secolo a.C.) e la Stele di Naram-Sin (un monumento accadico risalente al XXIII secolo a.C.).

Il fenomeno delle derive culturali, cioè del fenomeno per cui all’originalità e alla superiorità di una popolazione-cultura verso le altre si aggiungono anche la contrapposizione e l’esclusione delle altre popolazioni-culture, sorge solamente quando, in seguito ai forti incrementi demografici avutisi con il neolitico e nelle prime epoche storiche (che si concretizza nella scarsità, volte per volta storicamente determinata, delle risorse naturali e tecnologiche), aumenteranno le occasioni, per le varie popolazioni-culture, di addivenire a una “confrontation” fra di esse. In precedenza, quando gli spazi erano immensi era difficile che dei gruppi umani arrivassero in contatto.
A un certo punto però gli spazi diventano ristretti nel senso che, si ripete ancora, volta per volta storicamente determinate, si creeranno condizioni di scarsità di risorse naturali e tecnologiche non distribuite uniformemente sulla Terra.
Il momento in cui nascerà completamente il valore di “deriva etnico/culturale/territoriale” (e si potrà parlare di originalità-superiorità-contrapposizione-esclusione anche per le diverse popolazioni-culture) sarà circa la metà del terzo millennio a.C., quando le città-stato della civiltà sumera entreranno in conflitto fra di esse.

Nella prima metà del terzo millennio a.C. (3.000-2.500 a.C.) la pianura alluvionale della bassa Mesopotamia ospitava una popolazione di una consistenza enormemente superiore ai periodi precedenti. Gli abitanti, chiamati Sumeri, erano organizzati sul territorio in numerose città-Stato di grandezza quasi equivalente, come Uruk, Lagash, Umma, Ur, Kish e altre ancora. Il territorio delle singole città aveva approssimativamente una estensione di una trentina di Km di diametro, erano distanti alcune decine di km l’una dall’altra e la popolazione di ogni città-stato era di alcune decine di migliaia di abitanti, distribuiti in parte nella città e in parte nel territorio circostante.

La consistente presenza demografica (all’interno di un contesto di scarsità, volta per volta storicamente determinate, di risorse naturali e tecnologiche) fu sicuramente la base per le frizioni che ben presto si creeranno fra le varie città-Stato. Ma la motivazione più immediata, molte volte, fu l’accesso all’acqua a fini irrigui con la creazione dei canali. La creazione di canali probabilmente favoriva i territori a monte del corso del fiume e danneggiava quelli a valle.
Probabilmente fu un problema di costruzione di canali, di accesso all’acqua e di sistemazione organica di tutto il territorio della Bassa Mesopotamia che, verso la metà del terzo millennio a.C., portò il re Eannatum di Lagash a fare guerra ad Umma e ad una coalizione di altre città-Stato della regione. Lagash uscì vittoriosa da questo scontro e sistemò in modo organico tutto il territorio della Bassa Mesopotamia.
Lagash e Umma erano situate fra il Tigri e L’Eufrate nel loro basso corso. La distanza fra le due città era di qualche decina di Km. Il territorio di Umma, in relazione al corso dei due fiumi, era situato a monte rispetto a quello di Lagash, per cui è da presupporre che furono le iniziative di Umma di costruzione di nuovi canali a provocare la reazione di Lagash, che si vedeva appunto danneggiata dalla costruzione di quei canali. A quei tempi le dispute territoriali venivano ideologizzate come dispute tra divinità e nell’interpretazione della loro volontà da parte delle diverse città-stato. Ovviamente, a posteriori, la volontà vera delle divinità era quella del vincitore e quindi giustificava i suoi interessi territoriali. Bisogna anche dire che furono sperimentate delle tecniche laiche come, in questo caso, un precedente arbitrato del re Mesilim di Kish per dirimere le dispute territoriali fra le due città-stato in questione.

Eannatum, a ricordo della vittoria, fece erigere un monumento a cui è stato dato il nome di Stele degli Avvoltoi (i diversi frammenti sono conservati al museo del Louvre a Parigi). Le scene raffigurate nei bassorilievi esprimono momenti della guerra vittoriosa mentre nelle scritte cuneiformi (oltre a celebrare la vittoria di Eannatum, il “giusto”, il” potente”, il “saggio”) viene, tra l’altro, detto che :” Eannatum gettò la grande rete di battaglia di Enlil sull’uomo di Umma e su di essa lo fece giurare. L’uomo di Umma a Eannatum fece giuramento: ‘Per la vita di Enlil, signore del cielo e della terra! Io posso sfruttare il campo di Ningirsu come prestito. Io non…il canale di irrigazione! Mai io violerò il territorio di Nirgirsu. Io non cambierò il corso dei suoi fossati e canali di irrigazione. Io non sposterò la sua stele! Se mai io trasgredissi (questo giuramento) possa la grande rete di battaglia di Enlil, re del cielo e della terra, sulla quale io ho giurato, scendere su Umma’.” (1) (2)


1) per la comprensione del testo è necessario sapere che: Enlil è uno degli dèi supremi di tutti i Sumeri, ha caratteri di dio creatore, è dio del destino, stabilisce le sorti del mondo e, nella sua volontà, le varie città-stato e i suoi regnanti cercano la legittimazione delle loro posizioni di potere, comunque acquisite; Ningirsu invece è una divinità di Lagash; i puntini a metà della citazione indicano la mancanza di uno o più segni, dovuta allo stato di conservazione del monumento.
2) Mario Liverani, Antico oriente – Storia società economia, Laterza, Roma-Bari, 2006, pag. 195

– Analisi del documenti

Per comprendere la realtà e la crudezza dei valori di cui si sta trattando si ritiene opportuno analizzare dettagliatamente la Stele degli Avvoltoi  e la Stele di Naram-Sin

La Stele degli Avvoltoi

(da https://it.wikipedia.org/wiki/Stele_degli_avvoltoi )

Descrizione

La stele può essere considerata propria dell’usanza tra la metà e la fine del terzo millennio a.C. in Mesopotamia di celebrare le vittorie militari con monumenti in pietra                                                                                                                       I due lati della stele mostrano distintamente scene differenti e sono stati interpretati come il lato mitologico e il lato storico.

Lato Mitologico
Il lato mitologico è diviso in solo due registri. Il registro superiore, che occupa i due terzi dell’altezza, mostra una grande figura maschile, identificabile come il dio Ningirsu, che porta nella mano destra uno scettro e nella sinistra l’Anzû, un essere mitologico simile ad un grifone con zampe leonine, simbolo del potere del dio, il quale sostiene, con i suoi artigli, una larga rete che intrappola i corpi nudi di molti uomini. Questi sono i nemici di Lagash, catturati durante la battaglia e offerti a Ningirsu. Quest’ultimo, con la mano destra, colpisce, sulla testa con una mazza, di uno di loro che cerca di uscire dalla rete, probabilmente lo sconfitto re di Umma. ……

Lato Storico                                                                                                          Il lato storico è diviso in quattro registri orizzontali.
Del registro superiore fa parte il frammento che mostra degli avvoltoi, dai quali deriva il nome della stele, che aleggiano su resti umani asportandone gli occhi e le teste. Lo spettatore è portato a pensare che questi resti appartengano ai soldati della città nemica di Umma, sconfitta dal re Eannatum di Lagash, che fece erigere la stele. Un secondo frammento è più completo e mostra le truppe di Lagash che avanzano, armate di lance e scudi, calpestando i corpi dei loro nemici, con il loro re  Eannatum alla testa. Nel terzo frammento di questo registro sono rappresentati i nemici già sconfitti. Questi, cioè i soldati della città di Umma, sono rappresentati nudi, legati, ammucchiati l’uno sull’altro. C’è dunque una profonda dicotomia, nella stele, fra il modo in cui sono rappresentate le potenti truppe di Eannatum, ben organizzate ed ordinate, in cui tutti i soldati sono esattamente uguali, schierati in modo preciso, e quello dei soldati di Umma che appaiono più piccoli, sconfitti e disomogenei fra loro.

La Stele di Naram-Sin                                                      (da https://it.wikipedia.org/wiki/Stele_di_Naram-Sin )                        

La stele di Naram-Sin o stele della vittoria è un bassorilievo su lastra di arenaria alta 200 cm e larga 105 cm che celebra il sovrano accadico Narām-Sîn per la sua vittoria sui Lullubiti. La stele è conservata oggi presso il Museo del LouvreParigi.

Narām-Sîn …fu un sovrano accadico… che.. regnò dal 2254 al 2218 a.C. Portò l’impero dei suoi padri alla massima estensione, .. La stele celebra la vittoria di Narām-Sîn,… contro i Lullubiti, un popolo che abitava i monti Zagros. Nel bassorilievo spicca la figura del sovrano, venerato dai suoi guerrieri come un dio, accompagnato dai due vessilliferi alla sua sinistra e reso divino dalla presenza di due astri sopra di lui… Narām-Sîn indossa un arco e impugna una freccia incedendo altero sui corpi dei nemici. Un’altra sua freccia ha appena ferito alla gola un guerriero nemico che gli si pone soccombente di fronte. Anche le dimensioni delle figure, testimoniata proprio da quella della freccia che ha ferito il guerriero nemico, mostrano la “grandezza” fisica sovrumana propria del sovrano accadico. Sebbene la stele sia rovinata nella parte superiore, essa ancora rivela chiaramente la gloria, l’orgoglio e la divinità di Narām-Sîn. L’esercito accadico, collocato nella parte sinistra della stele, è composto da guerrieri che marciano in modo ordinato, il che è in netta contrapposizione con il caos che regna tra i guerrieri lullubi, nella parte inferiore destra della lastra, collocati a terra sul campo di battaglia roccioso e impervio per la natura montagnosa dei monti Zagros.

Frammento della Stele degli Avvoltoi

7) “E’ scritto nella Bibbia!”

Ma vediamo cosa dice quel grande trattato di antropologia che è l’Antico Testamento a proposito del trasferimento della conoscenza.  La sua redazione inizia verso il XIII secolo a. C., quindi fra la fine del tardo bronzo e la prima età del ferro (il riferimento è ovviamente al Medio Oriente antico).                                             E’ bene chiarire che l’Antico Testamento nonostante sia collegato alle vicende del popolo di Israele, riutilizza materiali culturali preesistenti e risalenti a epoche più antiche e ambienti diversi (come è stato visto con i documenti sopra riportati) e dà risposte a problematiche generali preesistenti e che riguardano tutto il più vasto Medio Oriente antico e poi, come si vedrà in futuro, tutte le popolazioni/culture del mondo.  

A proposito di tale interpretazione dell’Antico Testamento è il caso di riportare alcune citazioni di Mario Liverani, orientalista, archeologo e storico delle religioni:

“Ma i racconti biblici sono di norma elaborazioni storiografiche posteriori (e spesso molto posteriori) degli avvenimenti narrati, non solo basate su dati indiretti e incerti, ma soprattutto motivate da scopi precisi del loro tempo. Occorre perciò riassegnare i testi biblici all’epoca, agli ambienti politico-culturali, ai problemi che hanno portato alla loro redazione”. (1)
“…tutto l’Antico Testamento contiene (stratificati e reimpiegati) materiali antichi che è possibile entro certi limiti ricostruire e ‘datare’ (riassegnandoli ad ambienti ed epoche più antichi)”. (2)

Un esemplare della Bibbia di Gutenberg conservato alla Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti

– La regolamentazione/limitazione della conoscenza nella Bibbia!

Prima di esporre quanto dice la Bibbia a proposito della limitazione al trasferimento della conoscenza e per mettere ancora più in evidenza l’importanza del problema che si sta trattando è bene iniziare con una citazione del grande antropologo Claude Levi-Strauss: “Il rischio del nostro tempo è probabilmente quello che potremmo definire di iper-comunicazione, cioè la tendenza a sapere perfettamente, in un dato punto della terra, quel che succede in tutte le altre parti del globo”. (3)

Mi permetto di correggere in parte il grande antropologo dicendo che il rischio della iper-comunicazione fu “il problema” alla base del peccato originale e, quindi, alla base della rivoluzione culturale che si ebbe nella seconda parte del VI millennio before present.

Il peccato originale: l’inizio della nuovo processo storico-culturale

Nella “Genesi” infatti sta scritto:
Dio dopo avere creato il cielo e la terra, la luce, il firmamento, le acque, le piante, i pesci e gli animali, ecc. alla fine del sesto giorno disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra” (Genesi capitolo 1-26). Poi Dio disse: ”Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo.” (Genesi 1-29)

Ma Dio pose delle condizioni!

Il Signore Dio diede questo comando all’uomo: «Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino (Genesi 2-16), ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti» (Genesi 2-17-17).

Ma le cose non andarono come Dio disse di fare!

Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio. Egli disse alla donna: «E’ vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?». (Genesi 3-1) Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, (Genesi 3-2) ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete». (Genesi 3-3) Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! (Genesi 3-4) Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male». (Genesi 3-5) Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne mangiò. (Genesi 3-6) Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture. (Genesi 3-7)

E le conseguenze per avere mangiato i frutti dell’albero della conoscenza del bene e del male furono le seguenti, rispettivamente per il serpente, per la donna e per l’uomo!

Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato». (Genesi 3-13)
Allora il Signore Dio disse al serpente: sii tu maledetto più di tutto il bestiame e più di tutte le bestie selvatiche; sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. (Genesi 3-14)
Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno». (Genesi 3-15)
Alla donna disse: i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà». (Genesi 3-16)
All’uomo disse: «Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell’albero, di cui ti avevo comandato: Non ne devi mangiare, maledetto sia il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita.
(Genesi 3-17)
Spine e cardi produrrà per te e mangerai l’erba campestre. (Genesi 3-18)
Con il sudore del tuo volto mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!». (Genesi 3-19)
…….
Il Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden, perché lavorasse il suolo da dove era stato tratto (Genesi 3-23). (4)

Per la Bibbia quindi Adamo ed Eva non dovevano conoscere ciò che era bene e ciò che era male: solo il Signore Dio poteva conoscere il bene e il male! Se loro avessero mangiato i frutti dell’albero della conoscenza, come disse il serpente a Eva, si sarebbero aperti i loro occhi e sarebbero diventati come Dio, conoscendo il bene e il male.                                                                                                           Ma  il contenuto della Bibbia, come già detto, oltre a essere connesso alle vicende del popolo di Israele, risponde a problematiche generali, preesistenti e diffuse in tutto il Medio Oriente antico: la trattazione che sopra è stata fatta ha individuato i motivi concreti che portarono al divieto della libera circolazione della conoscenza-know how. Sono stai individuati i motivi per cui l’iper-comunicazione veniva vista come un rischio (per dirla con le parole di Claude Levi-Strauss) e, nello stesso tempo, sono stati individuati i motivi per cui solo in condizioni di ipo-comunicazione una cultura produce qualcosa (sempre per dirla con le parole di Claude Levi-Strauss!).

– Le derive etnico/culturali/territoriali nella Bibbia

I seguenti versi della Bibbia esprimono invece e chiaramente le derive etnico/culturali/territoriali che venivano “consigliate” dal Dio Signore al suo popolo:

“1 Quando il Signore tuo Dio ti avrà introdotto nel paese che vai a prendere in possesso e ne avrà scacciate davanti a te molte nazioni: gli Hittiti, i Gergesei, gli Amorrei, i Perizziti, gli Evei, i Cananei e i Gebusei, sette nazioni più grandi e potenti di te, 2 quando il Signore tuo Dio le avrà messe in tuo potere e tu le avrai sconfitte, tu le voterai allo sterminio; non farai con esse alleanza né farai loro grazia. 3 Non ti imparenterai con loro, non darai le tue figlie ai loro figli e non prenderai le loro figlie per i tuoi figli, 4 perché allontanerebbero i tuoi figli dal seguire me, per farli servire a dèi stranieri, e l’ira del Signore si accenderebbe contro di voi e ben presto vi distruggerebbe.” (Bibbia, Vecchio Testamento, Deuteronomio 7, 1-4, Versione C.E.I./Gerusalemme)

I valori culturali veicolati da questi versi dell’Antico Testamento non sono diversi da quelli contenuti nella Stele degli Avvoltoi” e nella Stele della vittoria di Naram-Sin di cui si è trattato più sopra!

1) Mario Liverani Antico oriente – Storia società economia, 1988-2006, Editori Laterza, pag. 662;
2) Idem pag. 690; (Ricordo che questo testo di Mario Liverani è alla base di buona parte delle mie conoscenze storiche del periodo e di molte informazioni utilizzate in questo articolo)

3) Claude Levi-Stauss, Mito e significato, Il Saggiatore, Milano 1980, Prima edizione NET marzo 2002, pag. 34

4) Per la precisione questo passo della Bibbia parla anche della gerarchia e della sua “sacralità” (rapporto fra Creatore e creature), del passaggio dall’economia basata sulla caccia e raccolta all’economia basata sulla coltivazione e pastorizia, del rapporto fra uomo e donna…e di tante altre cose!

8) Il “peccato originale” di Julian Assange                               

A questo punto non è difficile definire il “peccato” commesso da Julian Assange: ha attentato al valore fondamentale su cui si basano le moderne culture, cioè ha acquisito e fatto circolare conoscenze che non doveva acquisire e, ancor di più, non doveva fare circolare. Adamo ed Eva si sono impossessate di conoscenze che erano riservate a Dio Onnipotente e per questo motivo sono stati espulsi dal Paradiso Terreste. Allo stesso modo Julian Assange, che si è impossessato e ha divulgato conoscenze che appartenevano in esclusiva allo Stato Onnipotente (United States of America), dovrebbe essere estradato presso questo stesso Stato, dove rischia fino a 175 anni di carcere e financo la pena capitale!

Il peccato originale di Julian Assange è tale però perché avviene all’interno di un pacchetto di valori che potrebbe così sintetizzarsi: “originalità-superiorità-contrapposizione-esclusione” fra i vari Stati-nazione e fra le varie aree geo-politiche/culturali in un contesto di scarsità, volta per volta storicamente determinata, di risorse naturali e tecnologiche e loro non uniforme distribuzione sulla Terra.

Ovviamente parteggiare per Julian Assange, volere la sua scarcerazione, significa porsi in una prospettiva culturale diversa in cui i valori non siano quelli della originalità, della superiorità, della contrapposizione e della esclusione ma quelli della solidarietà, quelli che vedono un destino comune per tutta l’umanità e che, aggiungo, può avvenire solamente in una prospettiva di decrescita.

Ovviamente è bene partecipare e appoggiare tutte le iniziative per la liberazione di Julian Assange o quanto meno di miglioramento delle sue condizioni di detenzione,  ma la “struttura” della cultura che sopra è stata delineata e che si basa sulla originalità-superiorità-contrapposizione-esclusione e sui valori più operativi di “individuo”, “gerarchia”, “derive sociali” e “derive culturali/territoriali”  potrà cambiare solamente dopo che saremo investiti da eventi imponenti che riguarderanno tutta l’ umanità.                                                                                                                Ma quali saranno questi eventi imponenti?                                                                  Saranno  gli effetti sempre più violenti dei cambiamenti climatico/ambientali, sarà la mancata disponibilità  di combustibili fossili facilmente estraibili, in abbondanza e a buon mercato, saranno le imponenti migrazioni di massa che si prospettano, saranno le conseguenze su tutti gli aspetti della realtà che avranno i sistemi informativi basati sulla tecnologia elettrica (da ultimo i rivolgimenti che avvengono nel campo dei Social Media, l’introduzione della 5ft Generation nelle reti di telecomunicazioni e, per finire gli esempi, la rivoluzione che sta apportando l’AI [l’intelligenza artificiale])                                                  … e altri eventi ancora!

Sono necessari quindi tutti questi eventi affinchè cambi la struttura della cultura che sopra è stata delineata ma la cultura non cambia automaticamente perché, in un continuo processo dialettico, bisogna prendere coscienza del significato di quanto avviene nella storia reale per creare una nuova cultura e Julian Assange ha dato il suo contributo perché, come Eva, si è impossessato di conoscenze non sue e ha visto che ciò era “…desiderabile per acquistare saggezza..” e poi le ha divulgate nell’intero mondo, sulla scorta di quanto fece Eva, che dopo avere mangiato il frutto   “…poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne mangiò.”                                                                                                              Come già detto, dopo di ciò Adamo ed Eva furono cacciati dal paradiso terrestre: allo stesso modo Julian Assange adesso è in carcere e rischia di essere estradato negli Stati Uniti, dove rischia fino a 175 anni di carcere e financo la pena capitale.

Per terminare si può dire che il nuovo pacchetto di valori culturali che contraddistinguerà la futura umanità sarà tutto da costruire ma alcuni aspetti cominciano a delinearsi come quello della decrescita al posto della crescita, visto l’impossibilità della crescita infinita in un pianeta che è finito.

Parafrasando una vecchia maledizione cinese, si potrebbe dire che i tempi che ci aspettano saranno molto interessanti!

Fonte foto

Foto 1 da   http://theartgalleryintheworld.blogspot.com/2014/04/cappella-brancacci-la-tentazione-di.html

Foto 2 da   https://okdiario.com/curiosidades/inventos-paleolitico-1318184

Foto 3 da www.artefacts-berlin.de

Foto 4 da www.it.123rf.com
Foto 5 da  https://it.wikipedia.org/wiki/File:Susa-destruction.jpg

Foto 6 da  https://it.wikipedia.org/wiki/Trono_d%27oro_di_Tutankhamon

Foto 7 da   https://it.wikipedia.org/wiki/Stele_degli_avvoltoi              

Foto 8 da   https://it.wikipedia.org/wiki/Bibbia_di_Gutenberg

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Sono nato in Lucania nel lontano 1951 e abito a Bologna da circa trent’anni. Ho sempre avuto interesse, da più punti di vista, verso i “destini” (sempre più dialetticamente interconnessi) dell’umanità: da quello dei valori culturali che riempiano l’esistenza a quello delle condizioni materiali di vita (dall’esaurimento delle risorse naturali ai cambiamenti climatici, ecc.). Ho visto nel valore della “decrescita” un punto di partenza per dare un contributo alla soluzione dei gravi problemi che l’umanità ha di fronte.

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