La Decrescita Felice per uscire dalla crisi economica e sociale

0
2104

Conferenza decrescita - PallanteConobbi il Prof. Maurizio Pallante poco più di cinque anni fa a Piombino, in un corso di Bioarchitettura organizzato dall’INBAR locale di allora. Le sue parole trovarono terreno fertile nel sottoscritto, in quanto la sensibilità verso l’ambiente è radicata in me sin da quando faccio parte di questo mondo. A colpirmi fu soprattutto la sicurezza e pragmaticità con cui Pallante esprimeva il concetto dirompente di decrescita, che andava a infrangere i paradigmi più consolidati dell’economia globale. La cosa strana è che concetti del genere sono talmente semplici da comprendere che mi meraviglio del fatto che siano tuttora per lo più ignorati dall’informazione di massa.

Ma a ripensarci bene, da meravigliarsi non c’è…

Giovedì 13 Febbraio 2014, presso il Museo del Castello di Piombino, il Prof. Maurizio Pallante (per chi non lo conoscesse è un saggista e divulgatore scientifico sui rapporti tra ecologia, tecnologia ed economia, con particolare riferimento alle tecnologie ambientali) è tornato ad affrontare in maniera concreta e incisiva la questione della decrescita, ormai sempre più dibattuta. Il convegno aveva infatti per tema “La DECRESCITA FELICE negli Insediamenti Umani”.

La decrescita viene di solito intesa con accezione negativa in quanto alla parola crescita viene dato significato positivo, ma non sempre è così. In economia la crescita è intesa come incremento del PIL (Prodotto Interno Lordo), ma il paradosso è che se bruciamo benzina in un ingorgo stradale, se sprechiamo energia per scaldare le nostre case (poco efficienti da un punto di vista energetico) e quindi producendo anidride carbonica (gas serra) oppure se compriamo medicine perché non godiamo di buona salute dovremmo essere soddisfatti, poiché tutto questo produce un aumento di PIL. Pertanto l’incremento del PIL non misura il nostro benessere, ma in economia si continua ad utilizzarlo come parametro di riferimento. Questo avviene perché in economia si fa esclusivo riferimento alle merci, cioè a oggetti che vengono comprati e venduti con denaro. Ma esistono beni che non sono merci e viceversa.

Oggigiorno non siamo in decrescita, ma in recessione. Per uscire da questa crisi non dobbiamo puntare alla crescita, in quanto questa non crea occupazione. Aumentare la produttività significa semplicemente produrre sempre di più con minore manodopera, riducendo di fatto i posti di lavoro in scala globale, incrementando il divario fra domanda (in calo) e offerta (in aumento). Occorre invece ridurre la produzione di merci che non sono beni. È auspicabile e doveroso incrementare, dove possibile, l’autoproduzione e stimolare l’economia del dono (che implica benessere etico e socializzazione). Nella nostra società i rifiuti sono un’invenzione della società dei consumi, poiché ogni oggetto può essere “recuperato”. Il recupero dei materiali porterebbe ad un risparmio dello spreco con incremento di posti di lavoro. La prima fonte da cui attingere deve essere infatti la riduzione degli sprechi, energetici in primis. E la decrescita (del PIL) non significa tornare indietro; casomai il contrario: progresso virtuoso e benessere, attraverso l’utilizzo di tecnologie sempre più avanzate, che sono lo strumento per attuare questo nuovo modello di sviluppo.

Di rilievo la presenza della Prof.ssa Wittfrieda Mitterer, giornalista ed editorialista, nonché docente presso l’Università di Inssbruck e a Roma con l’Università di Bologna. La relatrice ha illustrato esempi di recupero di aree industriali dismesse e di quartieri residenziali degradati. In questi lodevoli progetti di riqualificazione e rigenerazione urbana, l’elemento acqua è risultato sempre protagonista, sia da un punto di vista ecologico che paesaggistico.

Al convegno hanno dato il loro apporto anche l’Arch. Federica Lipari, una fra le pioniere di bioarchitettura in Sicilia, e l’Arch. Marzio Verucci, con la filosofia etica dell’habitat come condizione necessaria alla vita dell’uomo in armonia con la Natura.

L’intervento finale di Jacopo Fo sul progetto Alcatraz, Ecovillaggio Solare, sebbene soltanto registrato, è risultato comunque stimolante.

 Incontri come questo è auspicabile che vengano riproposti ovunque e con sempre più frequenza, affinché la popolazione prenda coscienza del fatto che possibili alternative all’attuale modello di sviluppo prettamente consumistico sono possibili e auspicabili per il benessere delle società future, che altrimenti sono destinate al collasso.

CONDIVIDI
Articolo precedenteQuel pasticciaccio brutto della digestione anaerobica
Articolo successivoDecrescendo & decostruendo / I nuclearisti democratici
Mi sono laureato in Ingegneria Civile al Politecnico di Torino e lavoro presso l'Ufficio Tecnico del Comune di Piombino. Cerco di dare il mio piccolo contributo per quanto riguarda la tutela dell'ambiente (educazione ambientale nelle scuole primarie e secondarie, contributo alla gestione del Centro Naturalistico e di Entomologia di Piombino... ) e nutro passione per l'archeologia mediorientale.

Lascia un commento

Inserisci il tuo commento
Inserisci qui il tuo nome

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.