Quel pasticciaccio brutto della digestione anaerobica

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Alcuni derivati dei ... rifiuti organici.

Alcuni derivati dei ... rifiuti organici.
Alcuni derivati dei … rifiuti organici.

Problemino: una città che produce 50 tonnellate di rifiuti organici al giorno paga 140 €/t per lo smaltimento. Ma se l’umido è pulito, i cittadini risparmiano 75 €/t. Poiché un vaglio per “pulire i rifiuti” costa 350.000 € in quanti giorni si ripagherebbe? 93,33 giorni, 3 mesi.

Reciprocamente: quanto spenderebbero in più i cittadini se non comprano il vaglio? 1.368.750 € l’anno.

Perché costa così caro smaltire la frazione organica dei rifiuti solidi urbani (forsu)? Mentre carta, cartoni, vetro, plastica, metalli addirittura rendono? Naturalmente perché non viene riciclata. Ma si potrebbe riciclare?

Nuovi settori. E ora … un po’ di pubblicità: l’elicina combatte efficacemente acne, cicatrici, rughe, smagliature, macchie, arrossamenti. Oggi anche dopobarba. Prezzo: 15 g 30 €; 40 g 40 €. Di crema, cioè elicina con tanti altri componenti.

L’elicina è la bava di lumaca. “Estratta” senza sacrificare l’animaletto, che continua a produrla per tutta la vita.

Questa stessa sostanza ha ispirato la pratica delle chiocciole in faccia! Il trattamento costa 190 €. Conviene più la crema o le lumache in faccia? L’azione delle lumache è più completa: con la radula (la loro lingua) puliscono anche le cellule morte e lo strato superficiale della pelle, rigenerandola. Un peeling molto efficace. Unico inconveniente che la radula –ma anche lo struscio della bestiolina, con quel guscio pesante!- dà un certo prurito …

D’altra parte si possono sfruttare i principi attivi delle lumache anche mangiandole. O mangiando derivati più pregiati: caviale di chiocciole e lumache (le lumache, propriamente, sono le chiocciole senza guscio, più comunemente conosciute come limacce). Intorno ai 300 € al Kg.

Comunque limacce e lombrichi da sempre sono un buon mangime, per molti versi superiore ai mangimi preparati in fabbrica, per animali pregiati e non: in acquacoltura -da spigole ad aragoste– fino a polli, oche, papere, fagiani, struzzi …

Tutti questi prodotti hanno una cosa in comune: possono essere ottenuti dai … rifiuti organici. Perché allora invece di smaltire l’organico non lo ricicliamo?

ECOTASSA Con la nuova legge sull’ecotassa ognuno si deve smaltire i propri rifiuti. Altrimenti paga molto di più.

In Puglia sono stati istituiti gli ARO (Ambiti di Raccolta Ottimale) e San Severo, capofila dell’ARO 4 (Foggia nord), ospiterà un impianto di compostaggio. Un articolo del Dirigente dell’ATO (Ambiti Territoriali Ottimali) di Foggia su un giornale locale, ha chiarito che trattasi di un impianto a digestione anaerobica.

Non è una novità: già l’Amica -la società che gestiva i rifiuti di Foggia- aveva un impianto simile, anni fa. In seguito l’impianto fu smantellato perché (fra l’altro) ne derivava un biogas di pessima qualità, più vapore acqueo che metano e con (relativamente) molto zolfo.

Della pessima qualità del biogas c’è una schiacciante prova indiretta: San Severo è sede di una centrale elettrica a metano. Se il biogas fosse una buona fonte di metano, la centrale di compostaggio sarebbe stata fatta a fianco alla centrale elettrica a turbogas. Invece il sito è stato individuato a circa 20 km di distanza.

Inoltre il digestato derivante da rifiuti non è utilizzabile in agricoltura come fertilizzante (legge 134/2012). Quindi a sua volta deve essere smaltito.

In realtà in Italia ci sono già ditte che commercializzano il digestato, ottenuto da rifiuti, come fertilizzante. Si tratta di un fertilizzante paragonabile ai concimi chimici non al compost o all’humus di lombrico. La flora batterica anaerobica -che compone il digestato- a contatto con l’aria muore. Mentre il pregio del compost consiste nella quantità di batteri, indispensabili per il ciclo organico. Detto in termini ecologici: con la digestione anaerobica la biomassa viene “bruciata” (esce dal ciclo del carbonio) mentre con quella aerobica rimane nel ciclo.

Ma perché allora si è scelto di fare un impianto simile? La risposta è semplice: guadagno in entrata. La ditta che fa l’impianto e lo gestisce guadagna sullo smaltimento dell’organico. Non importa se il biogas non ha mercato e il prodotto di risulta –il digestato appunto- deve essere a sua volta smaltito (o venduto (?) aggirando la legge).

Morale: è interesse di molti soggetti che l’organico non solo non abbia un prezzo ma costituisca un così grande problema che addirittura dobbiamo pagare per il suo smaltimento. Ma invece sarebbe interesse del cittadino valorizzare la frazione organica dei rifiuti il più possibile.

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Medico di Medicina Generale, Specialista in Gastroenterologia, già Ricercatore presso l'Unità di Ricerca Gastroenterologica dell'Università "Alma Mater Studiorum" di Bologna. Nel mio impegno a perseguire una carriera nel campo della ricerca, che ho sempre considerato di grande interesse, mi sono confrontato con un periodo in cui il percorso del dottorato non era ancora formalmente strutturato e le selezioni erano regolate da criteri "soggettivi". A causa di impegni familiari e responsabilità, ho dovuto interrompere temporaneamente il mio percorso nella ricerca. Tuttavia, l'esperienza acquisita come ricercatore ha influenzato in modo significativo il mio approccio critico e le mie valutazioni in campo medico. Perchè la Verità è come l'orizzonte, più ti avvicini ...

8 Commenti

  1. Proporre “soluzioni” troppo distanti dalla realtà significa fare il gioco del “nemico” che a Genova, dopo 10 anni ha sperperato enormi risorse dei contribuenti ed è ancora in cerca di un sito per farci questa benedetta “area di compostaggio”
    Importante è iniziare la raccolta separata della frazione umida,raccoglierla “pulita” si potrà fare quando ci sarà un “anagrafe” certificata con tariffa “puntuale”.
    La frazione organica “pulita” trattata in un impianto di compostaggio “a terra” sarà trasformata in compost di qualità e venduta, ma se qualcuno ci vuol fare allevamenti di lumache e lombrichi basta che la paga e se ne prende quanta gli serve, rigorosamente certificata.
    La raccolta più “sporca” viene inviata alla digestione anaerobica, da cui estraiamo metano da immettere nella rete di distribuzione del gas di casa e da utilizzare per l’autotrazione.
    Il digestato prodotto dal digestore anaerobico, ritorna ai campi come ammendante agricolo.

    • Il compostaggio serve per riportare la materia organica nel ciclo del carbonio.

      La digestione anaerobica è l’opposto: dalla sostanza organica si ricava biogas e digestato. Questo non era disciplinato da alcuna legge e neanche merceologicamente inquadrabile. Solo nel 2006 il Dlgs 152/06 ha definito il “digestato di qualità”: prodotto ottenuto dalla digestione anaerobica di rifiuti organici raccolti separatamente.
      Ma in seguito l’ampio settore dei rifiuti veniva delimitato con la legge 134/2012: “Ai sensi dell’articolo 184 -bis del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, è considerato sottoprodotto il digestato ottenuto in impianti aziendali o interaziendali dalla digestione anaerobica, eventualmente associata anche ad altri trattamenti di tipo fisico-meccanico, di effluenti di allevamento o residui di origine vegetale o residui delle trasformazioni o delle valorizzazioni delle produzioni vegetali effettuate dall’agro-industria, conferiti come sottoprodotti, anche se miscelati fra loro, e utilizzato ai fini agronomici.”.
      Il digestato ottenuto da rifiuti non trova impiego agricolo, come spiegato in vari congressi seguiti alla 134 (www.master-bioenergia.org/wp-content/uploads/ec-Zaffrani.pdf‎ ).
      Allora quale destinazione d’uso può avere? Precisa Janez Potočnik, Commissario Ue all’Ambiente (DICEMBRE 2013), “I digestati derivanti dalla produzione di biogas sono considerati rifiuti prodotti e rientrano pertanto nell’ambito di applicazione della normativa sui rifiuti”.
      Con 2 conseguenze: 1. la normativa sui rifiuti ne vieta l’uso in agricoltura e 2. devono essere a loro volta smaltiti o riciclati.
      Riciclati come? Si è pensato bene di … ripassarli in aerobiosi (v. anche la proposta di legge “rifiuti zero” art. 14).
      Si postula che trattando il digestato in aerobiosi si trasformi in compost.
      È possibile questo switch?
      Un compost di qualità deve contenere migliaia di miliardi di fermenti aerobici –fra cui i più numerosi Mesofili e Tellurici- per svolgere il ruolo di riciclatore di sostanza organica.
      Questa è la composizione di un digestato: http://www.romagnacompost.it/it/index.php?option=com_content&view=article&id=24&Itemid=130 .
      Non c’è traccia di flora batterica aerobica!!!

      Signor Airoldi, quando parla di soluzioni distanti dalla realtà -nonchè di nemici- a quali soluzioni si riferisce?

    • Il digestato può anche non ritornare direttamente ai terreni (anzi non dovrebbe), ma , miscelato ulteriormente con scarti di legno vergine e potature, e poi ripassato in un trattamento “aerobico” mediante biocelle, produce un ottimo compost di qualità.
      Quindi tutto ciò che ha detto il Sig.Pisante è vero a metà.

    • Leggo solo ora e per caso questa tua giusta osservazione. Complimenti perché sei fra i pochi in Italia a saperlo e questo un po’ mi spaventa perché denota la superficialità e la disinvolta ignoranza nostrana. Cari saluti Andrea

  2. Salve
    Premetto che non sono tifoso del compostaggio anaerobico, così come praticato nella maggioranza degli impianti esistenti in Italia.
    Ciò non vuol dire che possa esserlo del compostaggio aerobico nella totalità di tecnologie adottate.
    La soluzione anaerobica, se applicata con tecnologie corrette e mirate, non è inquinante e produce del buon biogas.
    La soluzione aerobica, anche se correttamente gestita, è fortemente inquinante dell’ambiente circostante e produce un ammendante e non già un compost, nel rispetto della normativa.
    Infatti, nessun compost prodotto con trattamento biologico aerobico, rispetta i parametri Italiani ed Europei, per quanto attiene i metalli pesanti e gli inquinanti emergenti e persistenti, sui quali non incide il trattamento di compostaggio biologico di tipo aerobico
    Voi che amate tanto il compostaggio biologico di tipo aerobico, avete mai gestito un tale impianto o avete abitato nei pressi di un tale sito?
    Siete mai stati sottovento quanto i rifiuti vengono rivoltati ?
    Avete mai verificato di persona quanti spazi sono coperti di rifiuto in compostaggio?
    Avete mai verificato la percentuale tra il compost prodotto e quello venduto ?
    Avete mai verificato che destinazione è assegnata al compost invenduto?
    Se la Vs. risposta è no, le Vs. lodi al compostaggio biologico di tipo aerobico non sono credibili.
    Chi scrive può rispondere si e Vi può assicurare che il compostaggio aerobico, non risolve i problemi di un corretto smaltimento dei rifiuti umidi e purtroppo crea inquinamento di tipo odorigeno, di tipo aerosol microbico, di tipo chimico e batteriologico nel compost ( metalli pesanti, inquinanti persistenti, inquinanti emergenti).
    La soluzione anaerobica, per i rifiuti umidi, non va confusa con il trattamento dei letami e degli scarichi liquidi da allevamenti.
    Infatti, per i rifiuti umidi, è praticabile il processo di digestione all’interno di cilindri verticali a secco e con flusso a pistone, che non richiede miscelazioni e non emette inquinamenti odorigeni o batteriologici e non richiede processi di disidtratazioine post trattamento.
    Tale trattamento è stato di recente applicato ad una compostiera ermetica che sfrutta proprio un processo anaerobico a secco e con flusso a pistone.
    I risultati sono eccezionali, non produce cattivi odori, consente di trattare i rifiuti umidi domestici fino a 1200 Kg. senza necessità di svuotamento ed ha un ingombro di 500×1000.
    Tale compostiera non richiede ribaltamenti, mescolazioni, innaffiamenti, richiede ogni 2 giorni lo scarico della frazione liquida ed ogni 3 – 6 mesi oppure al riempimento lo scarico della frazione solida compostata.
    Tutto quì, pensate adesso ad una compostiera aerobica, e posizionateVi nell’ambiente circostante,” l’impuzzamento” è assicurato, così l’ostitalità gratuita a mosche, zanzare, scarafaggi, topi e simili.
    Tutto ciò, non può accadere con le compostiere anaerobiche e specialmente con quelle della Recycle Research, che operano a chiusura perfettamente ermetica anche se già non puzzano. Infatti, proprio per questo l’immissione del rifiuto non crea alcun problema olfattivo.
    D’altronde, se le compostiere aerobiche non avessero creato seri problemi, ci sarebbe stato una presenza a dismisura, tanto più che li regalano, invece quasi tutti li lasciano inutilizzate..
    A mio parere occorre effettuare sostanziosi sgravi fiscali a chi acquista ed effettivamente adopera una compostiera, invece di regalarla.
    Sperando di aver apportato utilità al dibattito attendo le Vs opinioni.
    andrea di giovanni
    recycleresearch@outlook.it

    .

    • Signor Di Giovanni, apprezzo la sua maniera “povera” di fare pubblicità al suo prodotto, ma almeno prima di incollare il commento legga l’articolo!

      Innanzitutto non parla di compostaggio domestico ma di quantità assolutamente impossibili da trattare con la tecnologia inventata da lei.

      Infine l’articolo non riguarda il compostaggio a biocelle per il quale posso condividere le sue perplessità. Una per tutte: i lombrichi sono usati per bonificare il terreno dai metalli pesanti ( http://www.lescienze.it/news/2010/12/07/news/un_verme_per_la_bonifica_dei_suoli-553779/ )
      quindi non è possibile che l’humus che ne deriva contenga alte concentrazioni di tali inquinanti!

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