La nuova normalità: una socità dipendente

10
3566

Forse potremmo porci qualche domanda sulla effettiva bontà di quanto siamo abituati a percepire come normale. Siamo poi così sicuri che sia giusto e necessario intervenire con medicine alla prima avvisaglia di un banale raffreddore, di una semplice bronchite, di un indesiderato mal di schiena, di un fastidioso torcicollo, di antipatici dolori mestruali, etc…
Un atroce dubbio al riguardo l’ho avuto molto tardi in realtà per la prima volta, quando cioè recentemente ho appreso che una importante industria farmaceutica americana avrebbe taciuto le proprietà anticancerogene di una pianta in Amazzonia, dal 1976 a poche settimane fa, nella speranza di riuscire a ottenere una analoga molecola di sintesi, brevettarla e con questa ottenere guadagni miliardari grazie alla commercializzazione del prodotto e conquistare il mercato finanziario grazie alla conseguente impennata del titolo azionario relativo. Nel frattempo in questi oltre 35 anni nessun essere umano ha beneficiato delle proprietà della pianta chiamata Graviola 10mila volte più forti e selettive di una normale cura chemioterapica.
In quegli stessi giorni sono venuta a conoscenza di una nuova modalità di cura di molte cosidette malattie praticata da “ La nuova Medicina Germanica” fondata dal Dott. Hamer. Tra i suoi assunti uno è molto importante e riconosce quanto dovremmo istintivamente sapere se non fossimo ormai pesantemente inquinati e depistati dalla cultura dominante: il corpo umano è autoriparativo.
Inoltre è fuori di dubbio che è estremamente probabile che proprio la invadente cultura individualista, arrivista e antisolidale in cui siamo immersi ci conduca a relazioni interpersonali problematiche, stressanti, deprivanti, esasperanti e sia la sorgente di molti disagi pisicologici ed emotivi che si manifestano anche somaticamente. Il primo male tra tutti: la disuguaglianza tra le persone nelle condizioni di vita e la percezione di ingiustizia che ne deriva. L’odio di classe che da ciò trae alimento. L’incapacità ormai entrata quasi a far parte del dna degli individui di percepire gli altri come propri simili, come propri fratelli nel condividere la condizione umana. E come potrebbero ? La condizione umana appare ormai simile tra gli uomini solo per la destinazione finale che è comune a tutti, la morte. Certo non per le condizioni di vita che sono diversissime.
E l’unico elemento ormai che potrebbe farci sentire veramente tutti sulla stessa barca, la morte, viene accuratamente da un lato relegato lontano come evento riservato ai vecchi decrepiti, dall’altro fatto percepire come potenzialmente evitabile grazie al continuo progresso medico e tecnologico. Riservato ovviamente a coloro che possono permetterselo.
Non è evidente che qualcosa non funziona in tutto questo ? Non è palese che qualcuno o qualcosa ci sta ingannando continuamente ?
Da tutte le parti del globo i vecchi benestanti accorrono nelle cliniche di Boston, di Houston, di Denver per sottoporsi ai restauri più raffinati e costosi, mentre negli Stati Uniti stessi, tra le classi povere, la mortalità infantile resta paragonabile a quella di certe regioni dell’Asia o dell’Africa tropicale. Negli Stati Uniti bisogna essere ricchissimi per pagarsi il lusso che tutti si permettono nei paesi poveri: essere assistiti sul letto di morte. In due giorni d’ospedale, un americano spende una cifra pari al reddito medio annuo in contante della popolazione mondiale. Nei paesi poveri, grazie alla medicina moderna, un maggior numero di bambini arriva all’adolescenza, e un maggior numero di donne sopravvive a gravidanze più numerose. La popolazione aumenta, supera la capacità di ricezione dell’ambiente naturale, rompe gli argini e le strutture della cultura tradizionale. Il male che ne deriva è ben peggiore di quello sanato, poiché si generano nuove specie di malattie che né la tecnica moderna né l’immunità naturale né la cultura tradizionale riescono a sconfiggere. Su scala mondiale, e in particolare negli Stati Uniti, la medicina fabbrica una razza di individui dipendenti per la loro sopravvivenza da un ambiente sempre più costoso, sempre più artificiale, sempre più igienicamente programmato. – Tratto da “ La Convivialità” di Ivan Illich
La vera sanità, quella di cui nessuno parla in tv o sui giornali perché non fa guadagnare nessuno di loro è quella che ognuno sa riscoprire dentro se stesso prima, e verso l’altro dopo. E passa attraverso la capacità di dare ascolto al proprio corpo quando per mezzo di un malessere ci comunica che qualcosa non va da qualche parte, nella psiche o nelle relazioni interpersonali, o nei ritmi a cui lo abbiamo costretto. Nella riscoperta della pazienza nell’attendere per dare al corpo i tempi necessari a recuperare la salute e nell’accoglienza del dolore come segnale ultimo di un disagio e momento di riflessione su cosa è veramente importante mantenere intatto nella nostra vita e cosa sarebbe meglio cambiare. Ma perché invece ci imbottiamo subito di medicine ? La risposta è che questa società e questa cultura, oltre a farci credere attraverso continui messaggi mediatici che è bene fare così, non prevedono che l’uomo abbia bisogno di normali tempi di recupero altrimenti diventa per giorni improduttivo e smette di far soldi. Soldi che a causa del sistema creditizio sono diventati il collare e la prigione di quasi tutti coloro che hanno voluto comprarsi una casa o avviare una attività e ora si trovano schiavi del sistema e a volte sull’orlo del suicidio.
Da dovunque lo guardi puoi accorgerti che il sistema è strutturato per sottomettere l’uomo, e dopo l’uomo e con l’uomo il pianeta e la natura tutta. Non c’è via di scampo apparente, il sistema è programmato sull’autodistruzione a tempo.
Io credo tuttavia che una via di scampo esista.
Che una inversione di marcia sia possibile; difficile, costosa in termini di sacrificio di qualcosa, non immediatamente attraente e desiderata, specie da chi ha dei privilegi in questo sistema, ma possibile. E passa come sempre fa ogni cambiamento epocale attraverso la costruzione e l’introiezione di una nuova cultura della persona e del sociale.
Ha una sola regola all’inizio: mettere in discussione per default quanto siamo abituati a considerare giusto e normale.
Poi ne ha una seconda: tendere a cercare la condivisione di tutte le condizioni di vita con il prossimo e sentirlo come un altro se stesso, perché è questo che è ciascuno per l’altro: un altro se stesso che piaccia oppure no questa è la verità che non ci dicono perché non fa comodo al sistema e a cui anche sfuggiamo perché è una verità impegnativa.
Ma è l’unica verità e se riflettiamo un secondo senza preconcetti è anche immediatamente evidente e intuitiva.

CONDIVIDI
Articolo precedenteALI per le MENTI
Articolo successivoNiente fumo, tutto arrosto… Ovvero come funziona una stufa a pirolisi
D.ssa in Lettere Moderne dal marzo 1990, nell’ottobre 2011 ha conseguito una seconda laurea, in Psicologia, e in dicembre ha completato il master triennale di Analisi Transazionale. Iscritta all’Albo Unico Nazionale dei Promotori di Servizi Finanziari con delibera Consob n°11776 del 07/01/1999. Iscritta al RUI ( Registro Unico degli Intermediari Assicurativi ) con iscrizione n° E000149972 del 16/04/2007. Ha conseguito l’iscrizione all’€fpa ( european financial planning association ) che rappresenta l’associazione garante della elevata professionalità e eticità nella professione di promotore di servizi finanziari in Europa con iscrizione del dicembre 2009.

10 Commenti

  1. Ma credi davvero che il cambiamento sia possibile? Io penso che neppure se il mondo dovesse essere sconvolto da catastrofi tali da non essere neppure immaginabili gli uomini cambieranno, tanto grandi sono ormai l’individualismo, l’ottusità, il menefreghismo, e non ultima la stupidità dei più.

  2. La invito a stare molto attenta quando parla di certi argomenti.Il cancro è una cosa davvero molto seria. Siamo tutti d’accordo su come la società occidentale abbia in molti suoi aspetti disumanizzato l’uomo, rendendendolo spesso ingraggio di una macchina e frustratrado i suoi veri bisogni. Ma non bisogna dimenticare che la divisone del lavoro, la tecnologia, l’accumulazione, hanno consentito l’emacipazione dell’uomo da alcuni suoi bisogni primari consentendo ad una parte della società di dedicarsi alla ricerca, alla conoscenza dell’organismo umano. Le piramidi sono figlie della mortificazione umana, ma di straordinaria grandezza rimangono. L’avanguardia della medicina, come quasi tutti settori della ricerca, hanno sede negli Stati Uniti, come negarlo? La ricerca di una società più umana non deve diventare ideologia, non è solo male la società occidentale. Nel suo scritto traspare odio, odio che la rende cieca, che non le permette di cogliere anche quanto di buono (forse come effetto collaterale) ha consentito l’accumulazione.Ha una speranza di vita che supera gli ottant’anni, dovrà pur dir grazie a qualcuno no? Affermazioni come ”il corpo umano è autoriparativo” o “la nuova cura germanica” in un articolo dove si cita il cancro, suonano come :”per guarire la febbre dica una preghiera”.Articoli come i suoi credo siano nemici del tentativo di diffondere il messaggio della necessità di una nuova organizzazione sociale perchè dipingono la nostra società come il male assoluto.Ma non è tutto di un colore solo, non solo nero, ci sono anche i grigi e persino sfumature di blu. Precipitare nell’ideologia finirebbe per tarpare le ali ad un moovimento che timidamnte sta cercando di imparare a volare.

    • Ciao Alessandro,
      grazie delle tue riflessioni. La cosa che mi addolora leggere è quando dici che ” Nel suo scritto traspare odio, odio che la rende cieca ” : poichè se un sentimento è ormai del tutto inesistente in me quello è l’odio. Davvero spero che non sia questo il messaggio che è passato poichè è l’esatto contrario di quanto intendo e auspico. Piuttosto di amore parlo e ho sempre parlato in questo network. Talmente tanto di amore ho parlato che in un altro passo hai tradotto il mio sentire con “suonano come :”per guarire la febbre dica una preghiera”. ” E se anche non intendevo questo, certo posso assicurarti che sei più vicino al vero con questa interpretazione piuttosto che con l’altra.
      Circa l’esempio delle Piramidi, trovo che non possa esistere qualcosa di straordinaria grandezza se questo qualcosa è contemporaneamente figlio della mortificazione umana; anche se questo qualcosa è universalmente celebrato come tale. Con questo non nego che siano bellissime, solo che non riesco a farne oggetto di ammirazione. Questo è l’inganno di cui a volte scrivo, questo quello che ci seduce e rende ciechi. Nessuna ideologia ispira le mie parole, solo un desiderio acceso di esprimere una sensibilità che tenga al primo posto assoluto il rispetto per la vita in ogni sua forma; quella umana in primis. Una sensibilità che non si lasci ingannare dalla seduzione di qualcosa di grandioso che come tale ha anche un suo prezzo, è anche a scapito di qualcuno. Una sensibilità utopica forse, almeno per ora, ma certamente del tutto scevra da odio o sentimenti simili.
      Spero di aver meglio chiarito il mio articolo grazie a te, Alessandro.
      E magari di avere altre occasioni di confronto.
      Alessandra

  3. Ti ribadisco che sono perfettamente d’accordo con te sulla necessità di riscoprire nuove modalità relazionali e , hai detto perfettamente, “sulla necessità dell’introiezione di una nuova cultura della persona e del sociale”.Perfetto!
    Ma se dovessi iniziare a fare una critica alla società egizia, non partirei dal mettere in dubbio la grandiosità delle piramidi. Sono di straordinaria grandezza, è un dato oggettivo, non c’è spazio per l’etica in questa affermazione. Come di straordinaria grandezza è il progresso scientifico di cui sono state capaci le società occidentali, è un dato oggettivo. E’ aumentata enormemente l’aspettativa di vita.La parola vaiolo, e te ne potrei citare decine di altre, ci sono quasi sconosciute.
    Occorre guardare con lucidità alla nostra società per capirne ciò che c’è di buono e ciò che c’è di disumanizzante. Il rischio è la retorica del :”La vera sanità, quella di cui nessuno parla in tv o sui giornali perché non fa guadagnare nessuno di loro è quella che ognuno sa riscoprire dentro se stesso prima, e verso l’altro dopo. E passa attraverso la capacità di dare ascolto al proprio corpo quando per mezzo di un malessere ci comunica che qualcosa non va da qualche parte, nella psiche o nelle relazioni interpersonali, o nei ritmi a cui lo abbiamo costretto.”
    Non partirei definendo utopia la mia visone della società e riempiendo di retorica i miei discorsi, perderebbe efficacia l’impulso al cambiamento.
    La vera rivoluzione è una rivoluzione culturale, la conquista sta nell’istruzione. Psicologia, veri bisogni, filosofia, educazione ambientale, educazione civica. Io partirei da lì,dalle scuole, e non dal dubitare sull’effettivo progresso medico della società post industriale.
    Bisogna battersi perché nelle scuole avvenga un cambiamento, i risultati non saranno immediati, ci vorranno anni, ma il germe del cambiamento sarà seminato.

  4. Concordo con la risposta che Alessandra da ad Alessandro ….
    Mi preoccupa di Alessandro quando scrive : “Le piramidi sono figlie della mortificazione umana, ma di straordinaria grandezza rimangono.” e poi: ” La ricerca di una società più umana non deve diventare ideologia, non è solo male la società occidentale.”
    Queste due considerazioni , che io leggo come portanti del suo pensiero, sembrano frasi che sono lanciate da una persona che non vuole vedere quello che ci succede intorno.Non mi sembra un caso che le maggiori “avanguardie della medicina” siano collocate dove è assunto a stile di vita il poter commercializzare il tutto, la salute nello specifico dove il solo fine resta quello di poter spremere l’umanità. Mi sembra che l’esempio tipico, seppur parziale, sia la rivolta della produzione di farmaci locali al di là dei “brevetti” che sono realizzati in India.
    Che senso ha restare detentori di un “brevetto” quando c’è di mezzo la salute dell’altro ???
    Il solo senso è se ci investiamo del diritto “divino” di lucare sulla mancanza di salute.
    Ricercare un equilibrio interiore , senza ricorrere alle ricette tout court, sia molto oneroso in riferimento alla nostra fretta, come se il tempo fosse denaro, il tempo dovremmo caratterizzarlo maggiormente come un’opportunità per pensare, per crescere, per rapportarci….
    Faccio riferimento solo alla posizione di alcuni medici, penso che tutti noi abbiamo conoscenza di questo, che spingono i propri malcapitati malati ad accettare cure invasive e costose ed altri che tendono a suggerire rimedi più sopportabili sia dal punto di vista dell’invasività che del portafoglio.
    A mio sindacabilissimo giudizio questo rapporto tempo/denaro deve e può essere rapportato al quotidiano e non solo alla salute.

  5. “nessuna ideologia…in primis” che bello! e significativo:non sei ne’ utopica ne’tantomeno seduttiva,ormai e’ chiaro che questa e’ la via obbligata che TUTTI dobbiamo imboccare.Senza se’ ne’ ma .
    Conoscevo gia’ la questione del arbusto amazzonico che le Holding cercano di controllare e per confermartelo ti diro’ di uno scienzato americano che lavorava a Miami e in segreto sperimentava queste erbe su pazienti..bene queste associazioni multinazionali lo hanno denunciato perseguitato e in seguito costretto a dimettersi. Ritiratosi in Messico prima e poi in Peru’,da alcuni anni ha aperto una clinica in Ungheria ove opera con successi che raggiungono sino l’80% dei casi,ovviamente senza chemio,ne’radioterapia ma con erbe che provengono dalle Ande e dalla foresta amazzonica.Dunque si puo’ osare..tentiamo

  6. Edgardo,non so cosa tu intenda con“affermazioni portanti del suo pensiero”, a me sembrano banali considerazioni.
    E quello che vale per le piramidi vale per la stragrande maggioranza di tutte le opere d’arte. Sono state la divisone del lavoro, l’efficienza che né è conseguita, la molta ricchezza concentrata nella mani di pochi che hanno consentito all’umanità di raggiungere gli straordinari traguardi artistici di cui oggi tutti godiamo. Il Colosseo, la basilica di san Pietro, il duomo di Milano e via discorrendo, sono il sublime sottoprodotto di enormi diseguaglianze sociali. Quindi? Non dovremmo farle oggetto di ammirazione ?
    L’ enorme progresso scientifico(quello in campo medico in primis), seppure indotti dalla leva del profitto, sono un risultato oggettivo. Negarne la portata , o affermare che ne potremmo fare a meno se solo ci amassimo di più e ci relazionassimo meglio,mi sembrano francamente forzature. Se ho un’infezione non basta ascoltare il mio corpo e aspettare del tempo per guarire, ho bisogno della penicillina.
    Il mio timore è che lo straordinario proposito di giungere ad una nuova società debba passare per un semplicistico :“ la società occidentale ed i suoi derivati sono il male”.E’ un discorso ideologico che avrà come unico risultato la creazione di schiere di fanatici portatori di una o dell’altra fede. Criticare la società contemporanea è facilissimo, viene da chiedersi perché di fronte ad una tale disarmonia l’umanità percorra la stessa strada. Io penso che la nostra sia una civiltà immatura, che basa ancora il suo agire sulle pulsioni. Non basteranno divieti, forme di proibizionismo ( vietare la pubblicità o cose simili…) a fare una nuova società. La cultura e una nuova diffusa consapevolezza che porteranno l’uomo a governare le sue pulsioni sono la strada da percorrere.

  7. Questo mi sembra lo spazio giusto per portare la mia esperienza, dato che non ho nessun titolo per poter commentare le affermazioni dei signori precedenti. Io voglio confermare ciò che dice Alessandra sul fatto che l’organismo umano ha dentro di se tutte le capacità e le risorse per potersi autoriparare. Io nel 1980 ho scoperto l’Omeopatia, che in quel tempo era almeno a Livorno ,ancora sconosciuta ai più, mi ci sono avvicinata anche io con scetticismo e titubanza. La visita del medico era talmente fuori da tutti gli schemi conosciuti che sembrava più avvicinarsi a tecniche di magia o occultismo che a medicina. Incuriosita dalla cosa ho cominciato a cercare l’origine della teoria omeopatica, la storia di come è nata ecc. Ho cominciato a curare me stessa e mio marito con i rimedi omeopatici, che ,come oggi sanno tutti ( specialmente gli scettici) in pratica non contengono più materia, ma solo principio reattivo che è stato prodotto con piante ,minerali e animali. La teoria iniziale è che una sostanza che in quantità crea un disturbo con certi sintomi ,in quantità infinitesimamente più piccola cura lo stesso disturbo. In seguito ho curato anche i miei figli in questo modo e loro non hanno mai assunto né un antibiotico né altro medicinale allopatico fino ai 18 anni, dato che intervenire sui disturbi con l’omeopatia non rende l’organismo più debole, ma lo rinforza, hanno affrontato tutte le malattie dell’infanzia in modo lieve e veloce. Io ho seguito un corso tenuto da un medico ,per me ,bravissimo , e ho acquisito il minimo di nozioni per poter fare l’autocura . Non dico che con l’omeopatia si possa curare tutto, ma si può combattere efficaciemente tutta quella serie di disturbi che si incontrano nella quotidianità e da un bravo medico anche malattie gravi. La non riuscita di molte guarigioni è da imputare al grado di inquinamento della persona da curare ,dai suoi comportamenti in relazione alle sostanze assunte in precedenza ecc. Io mi ritengo fortunata ad aver fatto questa scoperta tanti anni fa, dato che non avevo neppure allora grande fiducia nella medicina ufficiale. Un saluto.

Lascia un commento

Inserisci il tuo commento
Inserisci qui il tuo nome

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.