Le estasi del cameriere

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Introduzione
Questo lavoro, partendo dal presupposto che il senso della vita umana sia quello di superare la quotidianità con la ricerca e sperimentazione dello straordinario, vuole essere un piccolo contributo alla ricerca, nell’attuale e nuovo contesto storico-culturale, del nuovo straordinario che riempirà la vita umana.
Questo lavoro potrebbe quindi sembrare a prima vista come fuori tema rispetto agli argomenti trattati da questo blog: come indicato in un altro lavoro ( http://www.decrescita.com/news/il-futuro-straordinario/ ) penso invece che il valore della decrescita (che è il tema principale del blog) sia parte importante del nuovo straordinario che bisognerà creare nella complessa, interconnessa e dialettica realtà umana e, quindi, penso di essere pienamente in tema. La vecchia cultura, basata sulla continua crescita (di popolazione, di produzione e di consumo), basata sui valori di individuo, di nazione, di “scontri di civiltà”, ecc., e che ha portato al vecchio straordinario, non è più né “soddisfacente” né possibile e deve essere sostituita da nuovi valori, da nuove idee, da nuovi comportamenti che riempiano la vita umana di un nuovo straordinario, portandola in forme nuove al superamento del quotidiano. Questo lavoro però, come si vedrà, riguarderà un aspetto molto particolare di questa complessa, interconnessa e dialettica realtà umana.

Trattazione
Le estasi
Da qualche anno mi interesso di droghe. Ho iniziato da quando su un blog di antropologia a cui sono iscritto trovai l’indicazione di un altro blog che trattava di droghe ( http://samorini.it/site/ ).
Questo blog è stata una miniera di informazione. Ho studiato alcuni testi liberamente disponibili su questo blog. Il tema delle droghe è trattato in modo scientifico e all’interno di una più ampia visione culturale.
Da questo blog ho scaricato, tra l’altro, due testi di Paolo Mantegazza che poi ho studiato. Questo scienziato italiano dell’ottocento esprime nei suoi testi degli spunti molti interessanti per l’interpretazione non solo sull’uso delle droghe ma sulla realtà umana nel suo complesso. Alcune idee di Paolo Mantegazza sono sicuramente superate e da rigettare ma molte, come dicevo, sono molto interessanti per capire la realtà umana.
Uno dei due testi di Paolo Mantegazza che ho studiato si intitola “Le estasi umane” (1) (liberamente scaricabile dal sito http://samorini.it/site/ ).
“L’estasi è sempre uno stato eccezionale, passeggero, e la più parte degli uomini non l’hanno mai provato. Taluni più rozzi e incolti durano fatica anche a immaginarselo. La sua bella etimologia greca έκσταση, lo star fuori, esprime mirabilmente questo concetto.”
Dice ancora Paolo Mantegazza: ”Una prima e naturale distinzione delle estasi è quella che separa l’estasi vera, completa, da alcuni stati incipienti, crepuscolari, che molto la rassomigliano, ma che mancano dei fenomeni più alti e più complessi. Di qui una classificazione in piccole estasi e in grandi estasi.
….
Le piccole estasi sono naturalmente le più comuni e non v’ha forse uomo di razza superiore, che in qualche ora della vita non le abbia provate. La musica, la contemplazione di opere d’arte o di scene della natura, molte emozioni affettive, la religione, possono procurare uno straordinario esaltamento, che si concentra tutto quanto nel godimento e nell’ammirazione. Qualunque sia la sorgente del nostro rapimento, noi ci sentiamo quasi del tutto isolati dal mondo esteriore, a cui siam stretti soltanto per quell’unica sensazione o quell’unico affetto che è causa dell’estasi.”
“…l’estasi è sempre un rapimento pieno di voluttà, e chi l’ha provata una volta, se ne innamora, la pone in cima d’ogni altra gioia della vita, si studia di riprodurla più e più volte; finché l’estasi diviene lo scopo primo ed ultimo dell’esistenza, dinanzi a cui impallidisce ogni
altro piacere, si spunta ogni ambizione, si raffredda ogni fiamma di passione.”

Con l’estasi “Siam fuori del reale quotidiano…” dice questo studioso.

Il gioco d’azzardo
Fra le molte estasi trattate da questo studioso non c’è quella del gioco d’azzardo. Anche il gioco d’azzardo provoca estasi, porta il giocatore in un mondo che sta al di fuori della quotidianità. Lo porta in un mondo in cui sono possibili cose che non sono possibili nella vita quotidiana che sta conducendo. Ma quel mondo in teoria è possibile che si realizzi solo nel caso si consegui una grossa vincita.
Che il gioco d’azzardo sia in questo periodo storico uno dei modi più diffusi con cui soddisfare l’insopprimibile e generale esigenza umana di trascendere la piattezza della vita quotidiana lo testimonia la diffusione appunto del gioco d’azzardo. Da parecchi anni ormai i tabacchini sono diventati anche dei posti in cui potere svolgere uno o più dei tanti giochi d’azzardo che sono stati creati e inoltre nelle città si sono diffuse a macchia di leopardo le vere e proprie sale da gioco.

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Foto 1 Le nostre città ormai sono piene di sale da gioco. Sono entrato in alcune sale da gioco e ho notato che c’è molto silenzio e penombra: forse sono le condizioni esterne che aiutano i giocatori a concentrarsi sulla fonte dell’estasi, cioè il gioco.

Davanti e dentro ogni tabacchino e davanti e dentro ogni sala da gioco sono onnipresenti gli avvisi che dicono che il gioco è vietato ai minori di 18 anni, che può creare dipendenza, che può portare a delle brutte conseguenze e di farsi aiutare in caso di necessità.
Scrivevo in un altro lavoro pubblicato su questo blog ( http://www.decrescita.com/news/il-futuro-straordinario/ ) che il senso della vita umana è la ricerca e sperimentazione dello straordinario. Con l’estasi appunto si entra in una realtà diversa e superiore alla vita quotidiana, si entra in una realtà straordinaria.

Le estasi del cameriere

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Foto 2 Ogni tabacchino è diventato ormai un posto dove si possono fare tantissimi giochi

La trattazione dell’estasi che sopra ho fatto serve per analizzare la nostra vita quotidiana, e in questo caso particolare serve ad analizzare l’estasi che penso provi una persona che vedo spesso. La mia posizione verso la situazione che tratterò non è di superiorità, di supponenza, ma vedo questa realtà problematica come una realtà di cui tutti facciamo parte in uguale grado.
Quando faccio due passi durante la pausa pranzo incontro molte volte un cameriere. Posso affermare che è un cameriere perché l’ho visto davanti a un ristorante in cui lavora. Lo incontro mentre raggiunge il suo posto di lavoro. Ciò che mi ha colpito è che molte volte l’ho visto che aveva in mano una o più schede del “gratta e vinci” e “grattava” senza fermarsi ma camminando. Alcune volte l’ho visto in un tabacchino mentre, appoggiato alla mensola, grattava sulla scheda del “gratta e vinci”.
Non conosco la vita personale di questo cameriere, di come abbia trascorso la sua infanzia, la sua adolescenza e giovinezza, se sia sposato o meno, se abbia dei figli o meno, di cosa pensi, se è tifoso della squadra di calcio del Bologna e si esalti quando la Ferrari vince una corsa, di cosa riempi la sua vita, di quali siano i suoi desideri!
Penso che le sue condizioni di vita siano nella media: ha un lavoro (visto che fa il cameriere), probabilmente possederà la casa in cui vive (come la stragrande maggioranza degli italiani) e una autovettura (lo vedo sempre a piedi ma la zona in cui lo vedo ha delle limitazioni al traffico e alla sosta) e probabilmente soddisferà adeguatamente i suoi bisogni di alimentazione, vestiario, di buona salute, di avere la casa riscaldata di inverno, ecc.
Scriveva un antropologo francese verso la metà del secolo scorso:
“Il fatto è che l’istinto di conservazione non è il solo al quale l’uomo obbedisce. La tendenza dell’essere a perseverare nell’esistenza, l’istinto di sopravvivenza che governa il mondo animale, si scontra con un’altra tendenza, più imperiosa ancora: quella che lo spinge a liberare i limiti che sembrano essergli stati assegnati e a cercare esso stesso al di là di ciò che è.
Il proprium dell’uomo è di restare nel perpetuo travaglio del trascendimento di sé. Questo tratto che lo caratterizza spiega tutto quello che tende ad aumentare il suo potere, ad ampliare le sue conoscenze, a raggiungere la bellezza, a far penetrare in lui una vita più ricca e intensa dalla quale intuisce ciò che è la vita divina.
Ciò che gli prova che non si inganna nel cercare di elevarsi al di sopra di se stesso è la gioia che prova ogni volta che ha coscienza di esservi giunto.” (2)
Ha scritto il poeta e scrittore brasiliano Paulo Coelho più di recente:
“È proprio la possibilità di realizzare un sogno che rende la vita interessante” e “Se pensi che l’avventura sia pericolosa, prova la routine. E’ letale!” (3)
Che cosa è che spinge quel cameriere a giocare ogni giorno a gratta e vinci? La risposta è nelle citazioni appena fatte: col gratta e vinci quel cameriere vuole uscire dalla piattezza della vita quotidiana e raggiungere una realtà vista come fantastica, straordinaria. Non credo che con le sperate vincite i giocatori pensino di acquistarsi una nuova macchina o una casa o di farsi un viaggio: penso invece che mirino più in alto, che mirino, come già detto, al raggiungimento di qualcosa visto appunto come straordinario, come fantastico, che mirino al superamento della piattezza della vita quotidiana! Penso che sia anche da respingere la spiegazione che molte viste ho sentito fare e cioè che i giocatori abbiano l’obiettivo di perdere, visto che alla fin fine perdono sempre loro e che l’unico a vincere sempre sia il “banco”. Estendendo questo ragionamento al fenomeno della droga si dovrebbe concludere che anche in questo caso coloro che usano-abusano di droghe mirano alle conseguenze negative in cui incorre la maggior parte di loro. La spiegazione, invece, come si diceva, è che col gioco d’azzardo, come per le droghe, si cerca di raggiungere lo straordinario, di superare la piattezza della quotidianità, di superare la routine. Ma, come è ovvio, con il gioco d’azzardo e con le droghe l’uomo fa il passo più lungo della gamba: visto le conseguenze che comportano bisogna dire che non sono queste le modalità di ricercare lo straordinario!
Forse in vita mia ho giocato 3-4 volte e comunque quando è successo ho partecipato solamente monetariamente al gioco (erano pochi spiccioli e ho giocato malvolentieri!). Si trattava, per esempio, di fare una schedina del totocalcio o cose simili per cui non ho esperienza di cosa voglia dire effettivamente giocare d’azzardo. Penso comunque che il sistema sia sempre quello: con ogni gioco d’azzardo si potrà ottenere rarissimamente una forte vincita. Questo comporta (in base a quanto ho sempre sentito) che un certo numero di giocatori diventeranno dipendenti dal gioco e rovineranno loro e le loro famiglie, che i pochissimi vincitori di forti premi rovineranno loro e le loro famiglie (come nel caso precedente) visto che non saranno in grado di “gestire” una ricchezza improvvisa e straordinaria e molti altri ancora, che hanno giocato moderatamente, otterranno una piccola e quotidiana estasi che li aiuterà a superare la piattezza della vita quotidiana.
Quanto appena detto testimonia che anche col gioco d’azzardo non controllato succede quello che succede con quelli che possono considerarsi i due modi più hard di superare la piattezza della vita quotidiana, che sono le droghe (soprattutto allucinogeni) e le estasi religiose.
Vediamo cosa dice Paolo Mantegazza a proposito
“…si potrebbe dire essere il narcotismo una estasi artificiale prodotta dall’introduzione di alcune sostanze nel nostro sangue e l’estasi alla sua volta un narcotismo spontaneo e psichico. Nell’uno e nell’altro di questi stati avete l’isolamento completo o quasi dal mondo esteriore, avete l’anestesia, la allucinazione o visione, potete avere la catalessi; sempre poi trovate lo sprofondarsi dell’Io nella contemplazione delle immagini che ci passano davanti alla visione interiore. Nessun uomo rassomiglia tanto ad un dervish assorto in estasi religiosa quanto un coquero della Bolivia o un fumatore d’oppio dell’India, e s’io fossi pittore potrei in altrettanti quadri rappresentarvi queste scene sorelle, delle quali fui testimonio nei miei lunghi viaggi nel vecchio e nel nuovo mondo.”
E ancora: “Le allucinazioni dell’estasi sono tanto rassomiglianti a quelle prodotte dai narcotici, che dopo le immagini liete, appariscono spesso i quadri di tristezza e di terrore.
Il mangiatore d’oppio dopo il paradiso incantevole delle sue visioni ha l’inferno degli spettri e dei cadaveri, e santa Teresa (come vedremo più innanzi) dopo gli angeli vede i demoni.
Goethe ha detto stupendamente che la gioventù è l’ebbrezza senza il vino e noi, studiando l’estasi, possiamo dire con eguale verità che l’estasi è un’ebbrezza narcotica senza oppio, senza haschisch e senza coca.”

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Foto 3 Il gioco d’azzardo, come le droghe, porta molte volte alla dipendenza e alla rovina (in molti sensi) sia dei giocatori che delle loro famiglie

Quale è la soluzione?
La ricerca di nuovi valori, di nuove idee, di nuovi comportamenti che riempiano la vita umana di straordinario, portandola al superamento del quotidiano è l’obiettivo fondamentale dell’umanità e questa ricerca avverrà all’interno di un contesto vasto e complesso con cui interagire dialetticamente.
Ma quali sono i caratteri fondamentali del contesto vasto e complesso con cui quella ricerca dialetticamente interagirà? Gli elementi fondamentali sono quelli che appresso sono indicati.

– Le riserve di combustibili fossili si stanno sempre più assottigliando (anche se aumenta l’estrazione di petrolio da scisti e sabbie bituminose, con incalcolabile danno per l’ambiente), il consumo aumenta sempre più nonostante un breve rallentamento dovuto alla crisi in corso, e si avvicina sempre più il momento in cui l’offerta non reggerà più la domanda. Forse ciò sta già avvenendo visto le tensioni e le guerre da alcuni decenni a questa parte nelle aree produttrici di risorse energetiche, visto la crisi finanziario-economica scatenata, dicono alcuni studiosi, anche dall’aumento del prezzo del petrolio, e che interessa il mondo intero ormai dal 2008 e, infine, visto gli sconvolgimenti politici che, a partire dagli inizi del 2011, interessano il Maghreb e il Medio Oriente; (bisognare ricordare che le nostre condizioni di vita [che vanno dalle case che di inverno sono riscaldate alle cure mediche, dai trasporti pubblici alla raccolta e smaltimento dei rifiuti, dalla istruzione pubblica praticamente gratuita a tutte una serie di servizi sociali, ecc.] sono possibili grazie all’uso massiccio dei combustibili fossili;
– Molti equilibri ambientali rischiano di saltare. Si prevedono effetti sconvolgenti sull’ambiente a livello mondiale se le cose continueranno allo stesso modo in cui si sono sviluppate finora (alcuni studiosi dicono che le cose sono compromesse in ogni caso, anche se le cose cambiassero da subito);
– L’umanità è in debito verso il pianeta Terra, nel senso che si è andati oltre la capacità del pianeta di rigenerarsi. Se inoltre tutte le popolazioni del mondo desiderassero vivere come negli Stati Uniti e in l’Europa (ma si ricorda che una parte della popolazione mondiale vive con problemi di approvvigionamento di cibo e acqua potabile), se si desse inizio a uno sfruttamento intensivo di combustibili fossili estraendoli da scisti e sabbie bituminose oppure estraendoli in posti difficili come in alto mare (si ricordi il gravissimo incidente avvenuto qualche anno fa nel golfo del Messico!) oppure in zone sempre ghiacciate…(ma ciò sta già avvenendo!), allora l’umanità andrà incontro a una catastrofe certa;
– Si conclude questo elenco dicendo (questa sembra una beffa!) che alcune ricerche hanno messo in evidenza che nei Paesi sviluppati non c’è più un rapporto diretto fra aumento della produzione e aumento di benessere: c’è stato un rapporto diretto fino agli anni settanta del secolo scorso ma dopo non più e, in alcuni casi, il rapporto si è addirittura invertito. L’enorme consumo di psicofarmaci, l’alcolismo e la dipendenza da droghe, lo shopping compulsivo, il gioco d’azzardo, il possesso di animali da compagnia, gli stati di disagio vissuto da fasce consistenti della popolazione, sempre più persone in sovrappeso o obese, ecc. sono un indice eloquente dello stato di sofferenza in cui si vive;

Ma è possibile una soluzione alla problematica realtà poco sopra esposta?
Vediamo cosa dice Richard Heinberg a proposito.
“Il consumismo è stata una soluzione al problema della sovrapproduzione. Portava con sé la modifica della psiche umana per farci diventare più individualisti e per richiedere sempre più stimoli materiali. Oltre un certo punto questo non ci rende più felici (esattamente l’opposto, di fatto) e non può continuare ancora per molto. Nella misura in cui svanisce la capacità dell’economia di produrre e fornire quei prodotti, si devono spingere le persone a godere di ricompense più tradizionali ed intrinsecamente soddisfacenti, comprese la contemplazione filosofica e la valorizzazione della natura. Musica, danza, arte, oratoria, poesia, sport partecipativi e teatro sono attività che si possono realizzare localmente e offrire in festival stagionali: un divertimento per tutta la famiglia!” (4)

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Foto 4) Danza del ventre in una festa di quartiere a Bologna

Quello di Richard Heinberg è uno spunto molto interessante: la situazione che si è creata infatti richiede una risposta adeguata e penso che, in alcuni casi, bisognerà porsi l’obiettivo di elaborare nuove modalità di ricerca e sperimentazione dello straordinario e, in altri casi, di rivedere le vecchie modalità finora sperimentate: bisognerà sostituire la crescita economica (vecchia, superata e non più possibile modalità di ricerca dello straordinario) con la decrescita (nuova modalità di ricerca dello straordinario); gli altri vecchi tentativi (tuttora esperiti e che vanno dalle religioni, alle arti e alle droghe, ecc.) dovranno essere rivisitati e/o sostituiti con nuovi tentativi, con nuove “tecniche” che tengano conto dell’attuale momento storico-culturale.
E’ necessario cercare in ogni momento della vita quotidiana qualcosa che superi la vita quotidiana stessa e ci faccia entrare in una realtà diversa e superiore, che ci metta in contatto con qualcosa di altro, qualcosa che, sebbene esile come il sogno, riempia la vita: c’è molto lavoro da fare!

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Foto 5) Arte di strada a Bologna: Beppe Maniglia e Brigitte la ballerina (in tutto lo splendore dei suoi 75 anni!!)

Si termina questo lavoro ponendo una domanda e cercando di dare una risposta.
C’è un criterio per stabilire la validità delle varie modalità di superare la vita quotidiana con la ricerca e sperimentazione dello straordinario?
Penso che il criterio sia abbastanza semplice e intuitivo: è necessario che lo straordinario sia soddisfacente, porti benessere, felicità, ecc. ma a patto che sia possibile raggiungerlo per il più lungo tempo possibile. Le droghe e il gioco d’azzardo e alcune altre modalità di ricerca dello straordinario, come è stato messo in evidenza in questo lavoro, non hanno queste caratteristiche per cui sono fermamente da rigettare.

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Foto 6) Il fine settimana il centro di Bologna è occasione per vari artisti di performance musicali o di altro genere

(1) Paolo Mantegazza, Le estasi Umane, Casa Editrice Marzocco, seconda edizione, l 1943, Firenze
(2) Le droghe degli dei – veleni sacri, estasi divine” di Philippe De Félice © ECIG · EDIZIONI Culturali Internazionali Genova
S.A.S. Di G.L. Blengino & C.
Via Caffaro 19/10 . 16124 Genova
Edizione 1990, pagg. 310-311
(testo liberamente scaricabile dal sito http://samorini.it/site/ )

(3) frasi trovate sul WEB
(4) nell’articolo “Come ridurre le dimensioni dell’economia senza distruggerla: un piano in dieci punti” pubblicato sul blog “Effetto risorse” del 27/08/2015

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Sono nato in Lucania nel lontano 1951 e abito a Bologna da circa trent’anni. Ho sempre avuto interesse, da più punti di vista, verso i “destini” (sempre più dialetticamente interconnessi) dell’umanità: da quello dei valori culturali che riempiano l’esistenza a quello delle condizioni materiali di vita (dall’esaurimento delle risorse naturali ai cambiamenti climatici, ecc.). Ho visto nel valore della “decrescita” un punto di partenza per dare un contributo alla soluzione dei gravi problemi che l’umanità ha di fronte.

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