il buon gusto con l’amaro in bocca

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Rispondendo ad un amico che ha letto la scorsa lettera mi è venuta l’idea di scrivere queste riflessioni riguardo all’alimentazione.Era da tanto tempo che avevo delle idee in merito,e questo piccolo colloquio epistolare informatico mi ha rimesso in moto dei ragionamenti.Devo premettere che mi piace mangiare ,cucinare e anni fa avevo provato ad avviare una gastronomia biologica che è malamente naufragata,forse perché non ero nello “zeitgeist” giusto.Mi ricordo però che oltre all’alimentazione strettamente bio trattavo tanti prodotti di “nicchia”,considerando l’aspetto della qualità fine a se stessa,entrando inconsapevolmente in quella sfera dell’alimento come status sociale e prodotto d’elite.Non mi rendevo conto che ero manovalanza per il “lavoro sporco” del mercato mondiale ,ovvio che non ero l’unico ne’ allora ne’ adesso,ma il risultato era questo.Da un lato si distruggeva ,e si continua a farlo, porzioni importanti di territorio utile all’alimentazione producendo effetti che vanno nella quotidianità con l’immissione sul mercato di prodotti che suppliscono una carenza di buone materie prime con “aiutini” chimici riuscendo ad offrirli a buon prezzo per essere consumati da tutti ma che si pagano cari a livello di salute,dall’altra pochi che possono permettersi prodotti buoni e sani.Questo fa si che ci sono fagioli che costano come una bistecca.I risultati della coltivazione intensiva per aumentare la quantità in minor spazio e tempo,la ricerca per avere riduzioni di costi a favore di un margine cospicuo di guadagno nonostante l’alimento sia a buon prezzo,l’offerta gigantesca di paccottiglia alimentare ha i suoi risultati e si vedono già da un po’ di anni con una marea di intolleranze alimentari di ogni sorta e disturbi legati al cibo e su questa seconda cosa si potrebbe parlare per dei giorni,ma preferisco ridurmi alla semplicistica osservazione che in Etiopia non esistono anoressici.
La situazione la trovo preoccupante perché i segnali di un’accelerazione di questo fenomeno che porterà ad una schiavitu’ usando anche o soprattutto il mezzo alimentare è già tangibile e non sono nuovi di soprusi con brevetti o controlli egemoni di varietà di riso e cereali,dove i molti avranno solo un nutrimento minimo per essere non persone ma unità di produzione e consumo. E’ notizia recente ,anche se posta in secondo o terzo piano a favore di quelle riguardo allo stare o meno in zona Euro che la Cina stia comprando in Africa migliaia di Km quadrati di terreni con un’idea neanche tanto celata di utilizzarli a scopo alimentare,in quanto l’ipersviluppo che l’ha coinvolta negli ultimi anni ha creato un inquinamento che rende molto difficile la coltivazione in casa propria.Sicuramente la produzione non coprirà le necessità delle popolazioni locali e probabilmente non è stato neanche preso in considerazione il problema ,ma è facile pensare che i fortunati saranno quelli che lavoreranno in queste grosse dispense,e si attuerà l’ennesimo scippo di ricchezza e libertà in un territorio già da sempre sfruttato da tutti,con la creazione di nuovi divari sociali e l’accentuazione di quelli già esistenti e con l’ulterione migrazione in massa verso nazioni che già adesso non riescono a far fronte a tutte le necessità sociali di cui sono afflitte.Dopo la guerra delle banane si farà anche quella del peperone.Un altro colpo al cuore del Pianeta già collassato di suo.In tutto questo chi ci sguazza è la grande distribuzione che è il braccio armato delle multinazionali alimentari,imponendo consumi e stili alimentari sbagliati che sono solo utili alla vendita,come bibite colorate e alcoliche messe vicine ai succhi di frutta,per poi lanciare l’allarme di alti tassi di alcolismo tra gli under 15.Noi in Italia,per ragionare piu’ in piccolo,abbiamo sempre “mangiato bene” e bevuto meglio.Non ricordo da bambino bottiglioni di bibite gassate statunitensi per accompagnare gli spaghetti;mentre oggi fanno la pubblicità in stile vintage anni ’50 con la mamma che mette la” gasata per eccellenza” in tavola.Queste sono sulfuree aggressioni!Per contro ci sono bottiglie di vino che costano come una vacanza di un mese in un cinque stelle con l’unica utilità di far sentire “un qualcuno” chi la ordina e piccoli produttori o contadini che non riescono a vivere del proprio lavoro.L’esempio reale è di un margaro che nonostante abbia le sue pecore e faccia il formaggio per sopravvivere va a mangiare alla Caritas.
E’ proprio ora di dire basta e rifiutarsi di comprare determinati prodotti,rinunciare alla “ciliegia della Papuasia”coltivata con lo sfruttamento umano e del territorio,preferendo le “pesche di Maria”,pretendere prodotti senza aromi chimici o creati con trattamenti che a casa non possiamo ricreare ,che tutti gli ingredienti siano controllati e certificati,scegliere sempre il prodotto con un imballo di minore impatto ,biodegradabile o completamente riciclabile,perché ricordiamoci sempre che i consumatori siamo noi e possiamo e dobbiamo decidere se far vivere o meno un’azienda e che tipo di economia vogliamo . Può anche esserci un minimo di sofferenza iniziale ,un impegno maggiore a fare la spesa,ma questo disagio passa subito pensando che così stiamo facendo politica e resistenza per ottenere una vera qualità della vita(nostra e di Maria).Questione di abitudini.

2 Commenti

  1. Penso che chi segue questo gruppo di confronto si sia già avviato sulla strada della consapevolezza di quanto forte sia l’impatto di ogni singola scelta sulla globalità del pianeta. Perchè globalizzazione significa anche questo.
    Il problema è che non siamo molti e non facciamo molto per diffondere la nostra sensibilità, forse un po’ convinti che sia una questione di scelte personali. Contro le idee in cui crediamo e che spesso condividiamo con chi ci è più vicino ci sono le multinazionali, la televisione e la pubblicità ossessiva che cercano costantemente di convincerci che le merendine prodotte da un gruppo industriale che opera da oltre cinquant’anni solo per questo motivo hanno la stessa qualità della torta fatta in casa, per esempio…
    Il salto culturale che dobbiamo fare è veramente grande.

    • Inanzitutto ciao Alessandra!grazie per aver commentato il mio articolo e ti devo dare ragione .Purtroppo siamo in pochi e il rischio di mettersi da soli dentro una riserva è molto elevato,anche perchè è innegabile che ci sia una sorta di settarismo intellettuale,che è un effetto collaterale di quello che viene definito “egotismo” prodotto da una malsana voglia di competere che purtroppo è anche questa imposta dal mercato.Non so se hai anche letto il mio fondo intitolato”incamminarsi nella decrescita” dove sottolineavo la necessità di incontrare nella mia zona persone che avessero certe idee per costituire un “GAS”.Bene,dopo quell’articolo mi sono impuntato e questi nuovi amici li ho trovati, ci sono,c’erano,ed erano a 5 km da me,il tutto stava nell’esporsi e cercarli in modo motivato.Questo mi ha fatto ragionare che bisogna esporsi,non rimanere arroccati e cercare di essere noi i fautori del nostro cambiamento e non avere paura a perdere la faccia,ma essere consapevoli che conquisteremo”una” faccia,la nostra.E questo lo detto ad una mia nuova amica di questo gruppo,che non bisogna mai sentirsi inadeguati perchè si farebbe il gioco del mercato.Bisogna provarci e permetterci di sbagliare.Non mi interessa di passare per palloso,noioso,contorto perchè mi rifiuto un certo stile di vita,qualcuno che di colpo ha voglia di pensare nasce sempre.Bisogna solo che chi ragiona in un certo modo si coordini un po’ di piu’,ovviamente sempre in modo orrizzontale senza che il movimento si verticalizzi.ciao

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