Le vie infinite del consumismo

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“Consumo, quindi sono”
Il consumismo contraddistingue il mondo moderno. Ha impregnato di se ogni comportamento umano.
“Consumo quindi sono” si potrebbe dire parafrasando Cartesio: se non ci fosse l’aspettativa di acquistare un nuovo telefonino, una nuova autovettura, un nuovo televisore, il centesimo paia di scarpe, la quarantesima borsetta, fare un nuovo viaggio, frequentare certi locali, ecc. ecc. a moltissime persone del mondo sviluppato prenderebbe un senso di vuoto, un senso di smarrimento, un senso di inutilità.
Questo per le persone significa cambiare un bene anche quando ha ancora utilità mentre per le aziende significa scrivere nel conto economico del bilancio un numero superiore a quello dell’anno precedente. Per le aziende sembra che i numeri abbiano un fascino magico.
E’ ovvio che l’umanità debba soddisfare adeguatamente i propri bisogni alimentari, di abbigliamento, di salute e di altri bisogni ancora ma il problema è che da alcuni decenni a questa parte (il riferimento è al mondo sviluppato) a un aumento del reddito non corrisponde più un aumento di benessere.

Stivaletti e materassi
In questo articolo vorrei fare alcuni esempi di casi concreti in cui si cerca di acquistare-consumare nuovi beni anche quando quelli di cui si è già in possesso hanno ancora utilità. Ciò avviene sia da parte delle singole persone che da parte delle aziende.
Qualche giorno fa, in previsione della redazione di questo articolo e al fine di corredarlo di alcune foto, giro in bicicletta per la città per cercare di individuare, vicino ai cassonetti per la raccolta dei rifiuti, dei beni che hanno ancora utilità. La ricerca ovviamente ha esito positivo, perché giro sempre in bicicletta per la città e ho sempre visto beni buttati via ma in ancora buone condizioni.

Foto 1  Un paio di stivali da donna. Un paio di stivali da donna in pelle scamosciata attira la mia attenzione. Le osservo bene: la tomaia è perfetta mentre la suolatura mostra un consumo che può derivare dall’uso per alcuni giorni.

Vicino ad altri caFoto 2  Due materassi fatti in modo artigianalessonetti la presenza di due materassi mi induce a fermarmi. Sono all’interno di contenitori di cellofane. Ma questi appartengono ai nuovi materassi che hanno preso il posto di questi buttati via. Nonostante sia trasparente apro un cellofane: il materasso è perfetto, non reca nessuna macchia né strappo né altra forma di usura. Lo stesso vale per l’altro. Cerco una etichetta per individuare il materiale di cui sono fatti. Non ne trovo perché sono materassi fatti a mano come si facevano una volta. L’imbottitura probabilmente sarà di lana o cotone.

Lo spreco di generi alimentari
Periodicamente i mass media danno la notizia scandalistica dello spreco di generi alimentari. Viene indicato anche il valore in denaro di questo spreco. Ricordo che qualche anno fa in una trasmissione televisiva (mi pare che si chiamasse “La nostra spesa” e che fosse condotto dal giornalista Di Pietro) si dettero dei dati precisi, per l’Italia, dello spreco di generi alimentari fatti dalle famiglie: ben il 39% del gruppo di alimenti latticini-carne-uova-pesce, ecc. viene buttato via; le percentuali erano consistenti anche per quanto riguarda il gruppo frutta-verdura e il gruppo pane e altri prodotti da forno; le percentuali erano notevolmente inferiori (per ovvi motivi) per il gruppo pasta-riso e scatolame. Ovviamente gli sprechi avvengono anche in altri punti della catena distributiva (dai luoghi di produzione ai grossisti, dai grossisti ai dettaglianti, ecc), anche se sono nettamente inferiori.
Il programma in questione ha poi affrontato i motivi di questo enorme spreco: due esperti intervenuti in trasmissione lo mettono in relazione alle politiche di vendita che vengono fatte, come le offerte 3×2 (ultimamente sostituite dall’offerta 2×1 e da quelle sottocosto), concessione di buoni da utilizzare nei periodi successivi, concessione di punti che danno diritti a dei regali, ecc., che invogliano i consumatori ad acquistare dei beni anche se non ne hanno bisogno.
La gente si mostra scandalizzata dallo spreco dei generi alimentari (“il pane” conserva una certa sacralità) anche se poi lo spreco di altri prodotti (come le calzature e l’abbigliamento) probabilmente corrisponde a dei valori superiori.

La raccolta differenziata
Forse molta gente pensa di mettersi l’animo in pace e non sentire sensi di colpa effettuando la raccolta differenziata. Questa pratica è ovviamente una buona pratica ma sposta di pochissimo il problema dell’enorme spreco di risorse esauribili, dell’inquinamento, del cambiamento climatico e di tanti altri problemi. Bisogna anche dire che i toni trionfalistici di alcune città riguardo alla raccolta differenziata sono esagerati. Bisogna infatti vedere la qualità della raccolta differenziata. Ho sentito che in alcuni casi viene fatta la raccolta differenziata e poi viene messo tutto insieme. Ma poi basta aprire i cassonetti della raccolta differenziata per vedere la qualità della raccolta: cassonetti per la raccolta della carta che contengono anche plastica, metalli, ecc.; cassonetti per la raccolta dell’umido che contengono plastica, ecc. Per rendersi conto di questo basta aprire qualche cassonetto (è quello che il sottoscritto ha fatto!!).
Foto 3  Raccolta differenziata dell'umidoRaccolta differenziata dell’umido: si noti la forte presenza della plastica mentre i pomodori sembrano in perfetto stato di conservazione

Toner in esaurimento

Ricordo che qualche tempo fa in ufficio mi venne data una nuova stampante. Non molto tempo dopo sul display comparve la scritta “toner in esaurimento”. Non chiesi però una nuova cartuccia di toner perché la stampa andava bene (avrei chiesto un nuovo toner appena avessi visto delle imperfezioni nella stampa). Non ricordo per quanti mesi continuai a usare quella cartuccia di toner di cui sul display si diceva che era in esaurimento (le ho fatto sputare fino all’ultimo granello di toner!!). Ho pensato che sarebbe interessante sapere come fanno le case costruttrici a stabilire quando dovrà comparire la scritta in questione! Probabilmente ammanteranno la spiegazione di motivazioni tecnico-scientifiche. Ma in questo caso la spiegazione probabilmente è un’altra: la cartuccia del toner è della stessa marca della mia stampante (“conseguono sinergie” si direbbe in linguaggio tecnico!!)

Foto 4  Toner in esaurimentoHo notato però che non sempre è possibile fare così perché alcune fotocopiatrici smettono di funzionare appena dopo un po’ che è comparsa la scritta.
A tale riguarda il collega del CED mi dice che alle volte basta togliere la cartuccia di toner dalla macchina, darle alcuni colpetti con la mano, rivoltarla contemporaneamente sottosopra, e infine rimetterla a posto: in questo modo la macchina continuerà a stampare ancora per molto tempo.

La dismissione delle macchine d’ufficio

Ogni tanto vedo che in uno stanzone dell’istituto previdenziale presso cui lavoro sono disposte parecchie macchine di ufficio (fotocopiatrici, stampanti, computer, monitor, ecc.). Dopo un po’ arriva un automezzo che provvede a caricarle e a portarle via.
Ho parlato col collega addetto al CED di questa continua dismissione di beni strumentali. Mi dice che basterebbe cambiare solamente qualche pezzo per prolungare di molto la loro vita utile. Il collega dice però che i contratti con le aziende fornitrici prevedono che dopo un certo periodo di utilizzo siano date indietro. Da quello che ho capito quelle macchine in seguito sono inviate alla rottamazione.

I paradisi artificiali

Si potrebbero fare tanti altri casi di consumismo, cioè di utilizzo non appropriato di beni volto solamente al consumo per il consumo. Ciò è dannoso in senso generale (per l’inquinamento che provoca, per la distruzione di risorse esauribili, ecc.), ma alle volte è dannoso anche direttamente: si pensi all’obesità dilagante, all’abuso nel consumo di farmaci e psicofarmaci, si pensi a quanto avvenuto in una clinica milanese qualche anno fa (si vada in Wikinotizie e si cerchi “Scoperta una ‘clinica degli orrori’ a Milano”) , ecc.
Quello del consumismo però non è un fenomeno moderno. Il ruolo svolto dalla pubblicità è importante ma non spiega tutto il fenomeno, perché intervengono diverse variabili che affondano le radici in millenni di cultura e che si sostengono a vicenda e che portano al fenomeno del consumismo.

Si vuole terminare questo lavoro con una citazione.
“J’ai connu une femme qui, revelant à peine d’une maladie grave, ne voulut pas s’abstenir de son pèlerinage habituel et en mourut. Non pas qu’elle eut quoi que ce soit à acheter, mais il lui fallait l’atmosphère du grand magazin e la contemplation de toutes ces belles choses. Ce n’est plus de la fantasie, c’est du besoin: ce n’est plus de la distraction, c’est du culte…..Cette seduction si impèrieuse , et dont le femmes tirent des jouissance plus ou moin vives, qui vont du plaisir simple à l’exaltation frènètique, – cette sèduction, elle agit sur le plus faibles comme un toxique, elle engourdit tout ce quit pourrait s’opposer à son trionphe, sens moral, respect de la situation socile, peur du danger…. Il y a là puissance anesthèsique, très proche de celle des stupèfiant, et les grands magasins, ce n’est pas leur moins curieux aspect, sont à la classer parmi les paradis artificiels.”
(Ho conosciuto una donna che, nonostante affetta da una grave malattia, non ha voluto rinunciare al suo abituale pellegrinaggio nei Grandi magazzini e ne è morta.
Non aveva nulla da comprare ma gli mancava l’atmosfera dei Grandi Magazzini e la contemplazione di tutte quelle belle cose.
Non è più una fantasia (desiderio), ma è un bisogno: non è più la distrazione, ma un culto.
Questa seduzione così imperiosa, e dalla quale le donne traggono un godimento (piacere) più o meno vivo, è simile all’esaltazione frenetica.
Questa seduzione agisce sulle più deboli come una sostanza tossica, ingoia tutto ciò che potrebbe opporsi al suo trionfo, come il senso morale, il rispetto della situazione sociale e la paura del pericolo.
Essa ha una potenza anestetica, vicinissima a quella degli stupefacenti, e i Grandi Magazzini, non è il loro aspetto meno curioso, sono da classificare tra i paradisi artificiali.)
In La vie secrete des Grands Magazins di Francis Ambrieres. Flammarion, Paris, 1930 ; a pagg. 190-191 viene riportato ciò che dice il dott. Paul Dobuisson, primario dell’Asile Saint-Anne (riportato a pag. 68 di ”Le droghe degli dei – veleni sacri, estasi divine” di Philippe De Félice © ECIG • EDIZIONI Culturali Internazionali Genova
S.A.S. Di G.L. Blengino & C.
Via Caffaro 19/10 . 16124 Genova
Edizione 1990

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Sono nato in Lucania nel lontano 1951 e abito a Bologna da circa trent’anni. Ho sempre avuto interesse, da più punti di vista, verso i “destini” (sempre più dialetticamente interconnessi) dell’umanità: da quello dei valori culturali che riempiano l’esistenza a quello delle condizioni materiali di vita (dall’esaurimento delle risorse naturali ai cambiamenti climatici, ecc.). Ho visto nel valore della “decrescita” un punto di partenza per dare un contributo alla soluzione dei gravi problemi che l’umanità ha di fronte.

2 Commenti

  1. Bell’articolo Armando! per i toner mi domando il motivo per il quale nel 2013 si fanno ancora le fotocopie, a cosa servono? Un documento si può leggere in qualsiasi formato direttamente sul P.c., mentre per inviare documenti firmati la stampante non serve, uso solo lo scanner ed ho un abbonamento di 20 euro l’anno che prevede l’utilizzo della posta elettronica certificata e della firma digitale, che mi consente di risparmiare carta, inchiostro, tempo e denaro, inquinando di meno. Parafrasando M. Pallante a volte ci sono tecnologie utili per la realizzazione della decrescita. Ciao

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