Risparmio energia e alimentazione

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Cottura dei cibi, produzione dei vari tipi di alimenti, loro provenienza geografica, trasporto e conservazione

Presentazione

In questo articolo, partendo da una notizia quasi di colore (un diverso modo di bollire la pasta per risparmiare gas), si è passati a discorsi molto più consistenti: si è passati dal risparmio del gas necessario per la cottura della pasta in generale a quello necessario per la cottura dei diversi tipi di pasta, poi, allargando il tema dal consumo di gas al consumo di tutte le risorse energetiche e naturali e all’impatto sull’ambiente, si è passati dalla cottura dei condimenti, dei secondi piatti e dei contorni alla produzione dei diversi alimenti, e, per terminare, si è passati dal consumo delle risorse necessarie a trasportare gli alimenti dal luogo di produzione a quelli di consumo  al consumo di quelle necessarie alla sua conservazione durante il trasporto e durante tutto il tempo che passa fino al loro consumo.

L’articolo contiene anche i risultati di una ricerca sul campo fatta in due supermercati di una media città del Nord Italia e volta a stabilite la provenienza geografica di alcune categorie di alimenti in vendita.

Foto 1 La mietitrebbiatura del grano

Sommario

  • Origine dell’articolo: nuovo modo di cuocere la pasta!;
  • La cottura della pasta, dei condimenti, dei secondi piatti e dei contorni;
  • Non solo cottura: la produzione degli alimenti!
  • La provenienza, le modalità di trasporto e di conservazione degli alimenti;
  • Una ricerca sul campo;
  • Conclusione

Origine dell’articolo: nuovo modo di cuocere la pasta

Con sullo sfondo la guerra fra Russia e Ucraina, le difficoltà nell’approvvigionamento del gas e il notevole rincaro del suo prezzo, si è parlato nei periodi scorsi del risparmio del gas in merito alla cottura della pasta.

Ricordo che sull’argomento è intervenuto anche Giorgio Parisi, premio Nobel per la Fisica.

E’ stato detto che è possibile cuocere la pasta nel seguente modo: si porta a ebollizione l’acqua, si butta la pasta, si fa cuocere per due minuti con gas acceso (in questi due minuti, aggiungo, penso che sia il caso di mescolare per evitare che la pasta si attacchi), si spegne il gas e poi, col coperchio sulla pentola per evitare la dispersione del calore, si aspetta circa due minuti in più del tempo indicato per la cottura del tipo di pasta che si cuoce.

Dai commenti che ho sentito sembra che la cosa funzioni senza che la pasta perda in qualità: confermo la validità di questi commenti perché ho verificato personalmente questa tecnica (però mi pare che bisogna aspettare più di due minuti in più!)

Ma le considerazioni da fare per risparmiare gas non si fermano qua! Già in merito alla cottura degli alimenti bisogna fare un discorso molto più lungo perché bisogna parlare non solamente della cottura dei diversi tipi pasta ma anche della preparazione dei suoi condimenti e della cottura dei secondi piatti e dei contorni.

Foto 2 La crisi nell’est europeo e le difficoltà nell’approvvigionamento di gas ha fatto scoprire nuovi modi di cuocere la pasta per risparmiare gas!

La cottura della pasta, dei condimenti, dei secondi piatti e dei contorni

Primi piatti e condimenti

Ho fatto la considerazione, però semplificando parecchio perché non sono un esperto, che ci sono cinque diversi tipi di pasta: la pasta minuta-pastina (tubettini, tempestine, quadrucci, stelline, farfalline, ecc.), pasta semi/corta (per esempio mafalde, maltagliati, gnocchetti, cavatelli, ecc.), la pasta corta (tipo penne, maccheroni, ecc.) la pasta lunga (spaghetti, linguine, bucatini, ecc.) e la pasta corta/lunga (tagliatelle).

Ho scritto che ho esemplificato parecchio in questa classificazione perché ci sono tanti altri tipi di pasta come per esempio la pasta fresca ripiena (tortellini, tortelloni, agnolotti e tipi similari) e non ripiena (come gli gnocchi e i passatelli) su cui si dirà qualcosa. Ci sono anche altri alimenti di cui non si parlerà (per esempio il riso, la polenta, il pesce, ecc.).

Ma ritorniamo alla cottura e al tema del risparmio del gas.

Ho visto che per la cottura della pasta lunga (tipo spaghetti) è necessario più del doppio dell’acqua necessaria per la cottura della pasta corta. Questa differenza comporta ovviamente una notevole differenza nel consumo di gas perché è diversa la quantità di gas necessario per portare a ebollizione 5 litri d’acqua rispetto a quanto necessario per 2 litri di acqua. Il discorso è ancora più complesso perché molto importante è il numero di persone per cui si cucina (si dice che dove mangiano tre persone ne mangiano anche quattro!)…ma non complichiamo ulteriormente la cosa!

Lo stesso discorso vale per la pasta corta/lunga come le tagliatelle.

Questo tipo di pasta è confezionata a “nidi”, a “gomitoli”, per cui serve l’acqua che serve per la pasta corta. Ho visto però che c’è differenza fra le tagliatelle di solo grano duro e quelle all’uovo ( grano duro + 20/30% di uova): questo secondo tipo di tagliatelle  richiede un po’ di acqua in più.

Per quanto riguarda la pastina ho notato che, col gas al minimo,  basta pochissima acqua in modo che con la cottura l’acqua venga assorbita interamente dalla pastina, senza che sia necessario scolarla (bisogna però che si acquisisca una certa esperienza in merito alle proporzioni da rispettare fra acqua e pastina). Una operazione quasi simile si può seguire con la pasta semi/corta (però con fiamma medio-alta), eventualmente scolando l’eventuale acqua eccedente.

Per quanto riguarda i tortellini e prodotti similari si può procedere come per la pasta semi/corta: in questo caso però bisogna usare non l’acqua ma il brodo, utilizzandone la quantità necessario sia per cuocerli che per essere servito con gli stessi tortellini. Lo stesso discorso si potrebbe fare per i passatelli.

Foto 3 Sono molto numerosi i tipi di pasta!

Finora si è parlato della pasta da bollire ma non del condimento

Anche per il condimento si può affrontare il tema del risparmio del gas. Le differenze sono notevoli a seconda del condimento da preparare: una cosa è preparare la carbonare mentre è tutt’altra cosa fare il ragù alla bolognese o alla napoletana.

Per la verità i condimenti sono moltissimi.

Per alcuni non è necessaria la cottura come per esempio nel caso di pasta condita con burro e formaggio oppure con pesto di basilico o d’altro genere.

Per alcuni condimenti la cottura è molto limitata come nel caso di aglio, olio e peperoncino, cacio e pepe, carbonara, gnocchi al burro, salvia e gorgonzola, e altri condimenti.

Per altri condimenti è richiesta una cottura “media” come i classici condimenti a base di pomodoro.

Per altri condimenti invece è richiesta una cottura molto lunga come nel caso dei legumi secchi (cottura di circa 2 ore e precedentemente tenuti a bagno 8/10 ore) da aggiungere poi alla pasta per fare la classica pasta e fagioli o pasta e ceci!

La cottura poi è ancora più lunga come nel caso del ragù alla bolognese o alla napoletana (metodo della stufatura).

Nel ragù alla bolognese il tempo di cottura è di circa 3 ore anche se è a fuoco molto basso (mentre le fasi iniziali della preparazione del soffritto richiedono una fiamma media). Il ragù alla bolognese serve per condire primi piatti (dalle classiche tagliatelle all’uovo ai tanti tipi di pasta sia lunga che corta, dai tortellini alla polenta).

Nel ragù alla napoletana i tempi di cottura sono di circa 5 ore: nelle prime fasi di cottura si usa una fiamma media mentre per la maggior parte della preparazione si usa una fiamma molto bassa. Per il ragù alla napoletana bisogna dire, visto che si usano diversi tipi di carme e gli involtini di carne, che serve contemporaneamente sia per condire primi piatti che per ottenere secondi piatti (quindi nel calcolo del consumo del gas bisogna tenere conto anche di questo).

Nel caso si volesse approfondire culturalmente il metodo della cottura del ragù alla napoletana si rimanda a Eduardo De Filippo (al seguente indirizzo https://www.fanpage.it/napoli/ragu-eduardo-de-filippo/ )

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Secondi piatti e contorni

Anche in questo caso si può fare lo stesso discorso fatto per i condimenti e per la pasta.

Certi contorni non comportano cottura come quelli a base di verdura, ortaggi freschi o sott’olio.

Come non comportano cottura certi secondi come gli affettati (dalla mortadella al prosciutto cotto o crudo, dalla bresaola al carpaccio) e i formaggi (ovviamente bisogna sempre considerare l’energia spesa in precedenza per il loro ottenimento).

Certi altri secondi comportano una cottura limitata come quella richiesta da due uova all’occhio di bue, una frittata o una bistecca al sangue ai ferri.

I secondi come il lesso/bollito e il brasato, i contorni e i primi che comportano l’uso del forno a gas o della griglia con la brace o elettrica, ovviamente comportano un enorme consumo di gas e di altro.

Per la cottura al forno è possibile spegnere il gas almeno 15 minuti prima della scadenza prevista perché il calore accumulato nel forno basta per fare continuare la cottura fino alla fine.

Si termina questa parte ricordando i diversi metodi di cottura ricordando che ogni metodo utilizzato comporta un diverso consumo di calore (comunque prodotto):

  • Bollitura (utilizzata per la pasta, legumi, carni, ortaggi e per molti altri alimenti);
  • Cottura al vapore e a bagnomaria;
  • Brasatura (soprattutto per carni rosse e selvaggina);
  • Stufatura (come nel caso del ragù alla bolognese e alla napoletana);
  • Cottura al forno (sia per primi che per secondi e contorni);
  • Frittura;
  • Cottura alla griglia, alla piastra e alla brace;
  • Forno a micoonde.

Ma il consumo di calore non è il solo aspetto da tenere in considerazione: per esempio nella preparazione di lessi/bolliti, di brasati e di stufati i tempi di cottura sono consistenti diversamente dalla frittura ma in quest’ultimo metodo di cottura l’olio/grasso utilizzato per friggere viene buttato via dopo l’uso.

Non solo cottura: la produzione degli alimenti!

Il tipo di alimenti

Ma per risparmiare energia non bisogna intervenire solamente in merito alla cottura degli alimenti ma, soprattutto, relativamente alla loro produzione. Tra l’altro bisogna estendere il risparmio a tutte le risorse energetiche e naturali utilizzate. Bisogna inoltre considerare un altro aspetto del consumo di queste risorse: il loro impatto sull’ambiente, cioè sui delicati equilibri del pianeta Terra.

Foto 4 Raccolta del foraggio, precedentemente tagliato e parzialmente essiccato sul campo: sono vaste le estensioni di terreno destinati alla coltivazione di piante per l’alimentazione degli allevamenti bovini!

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Il consumo di risorse energetiche e naturali e l’impatto sull’ambiente è diverso a seconda degli alimenti considerati!         Per esempio si consumano molte più risorse energetiche e naturali (e di conseguenza si ha un maggiore impatto sull’ambiente) per la produzione di carni e formaggi rispetto alla produzione di cereali, legumi, verdure e ortaggi. Il motivo è abbastanza ovvio perché per ottenere carni e formaggi è necessario utilizzare prodotti di origine vegetale per allevare gli animali da cui poi si ottengono carni e formaggi: c’è quindi un passaggio in più che, ovviamente, comporta un ulteriore consumo di risorse energetiche e naturali e, di conseguenza, un maggiore impatto sull’ambiente rispetto al consumo diretto umano dei prodotti di origine vegetale.  

Ci sono differenze anche all’interno delle singole categorie di alimenti, tanto di quelli vegetali quanto di quelli di origine animale.  Per esempio c’è differenza all’interno dei tipi di carni e dei tipi di formaggi: la carne bovina necessita di molte più risorse energetiche e naturali rispetto alle carni di maiale e di pollo e alle uova. Lo stesso discorso vale per i formaggi: quelli che richiedono lunghe stagionature richiedono ovviamente molte più risorse per il loro ottenimento rispetto ai latticini e ai formaggi freschi.

Per regola per ogni alimento bisogna considerare sia il suo valore nutritivo che quanto è stato necessario per ottenerlo (risorse energetiche e naturali) e le conseguenze negative sull’ambiente.

Per quanto riguarda il consumo della carne ho visto che negli ultimi tempi il tema si è arricchito di motivazioni che vanno oltre il suo valore nutritivo, il necessario consumo di risorse energetiche e naturali e l’impatto sull’ambiente.                                               Da quando, da circa 2,5 milioni di anni fa, nell’alimentazione umana ha avuto una importante parte il consumo di carne e altri prodotti di origine animale (e poi col passaggio dal crudo al cotto in seguito alla domesticazione del fuoco) si è avuto un notevole sviluppo evolutivo delle specie umane come è testimoniato anche dal notevole sviluppo del volume del cervello. Quando poi con la pratica dell’agricoltura si è passato a una alimentazione a base di cereali e legumi si è avuto un notevole peggioramento delle condizioni di salute delle popolazioni umane.

Foto 5 L’allevamento bovino per la produzione di carne e latte comporta un enorme consumo di risorse energetiche e naturali e un notevole impatto negativo sull’ambiente!

Adesso le condizioni sono diverse e sono diverse le esigenze umane per cui sarebbe necessario rivedere molte cose relativamente all’alimentazione. Per alcuni non bisognerebbe utilizzare gli animali per il consumo della loro carne perché essi sono esseri senzienti…però questo è un tema che va oltre gli obiettivi di questo articolo!

Vero è che la enorme produzione di carni e di pesce e altri prodotti di derivazione animale comporta un enorme consumo di risorse energetiche e naturali e un notevole impatto negativo sull’ambiente!

Per quanto riguarda l’impatto che la produzione della carne ha sull’ambiente si riportano due stralci di un articolo che tratta appunto questo tema:

Nell’ottica della lotta ai cambiamenti climatici, quello degli allevamenti intensivi e della produzione di carne animale è uno dei settori maggiormente presi di mira dalla comunità scientifica e dagli ambientalisti. L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) stima che l’industria del cibo sia complessivamente responsabile di un terzo delle emissioni globali di gas serra, mentre la maggior parte di queste emissioni (l’80% circa) può essere ricondotto alla produzione della carne e dei derivati animali. Gli attuali metodi di produzione della carne vengono sempre più spesso messi in discussione anche per via dell’elevato consumo di acqua da parte del bestiame, per gli effetti sul disboscamento delle foreste pluviali e per il ruolo degli allevamenti intensivi nella diffusione di malattie infettive compatibili con l’uomo.”

…e ancora (in riferimento anche ai diversi tipi di carni):

Le carni bovine, di maiale e il pollame partecipano da sole al 93% del consumo di carne mondiale. Tutte e tre vengono prodotte attraverso l’allevamento intensivo, anche se vanno distinte per l’entità e per il tipo di impatto ambientale derivante dalla loro produzione. Le carni bovine sono infatti di gran lunga le più inquinantiogni chilo di carne di manzo prodotta corrisponde in termini di effetto serra all’emissione di 60 kg di CO2 nell’atmosfera, 9 volte in più della carne di maiale e 10 volte in più di quella di pollo. Il grosso delle emissioni inquinanti non è causato dal trasporto dei prodotti, bensì dalle emissioni di metano derivanti dal processo digestivo dei bovini e dall’impatto della deforestazione per fare spazio alle coltivazioni da cui si ricavano foraggio e mangimi.

Per un ulteriore approfondimento del tema si rinvia all’’articolo completo al seguente indirizzo https://www.orizzontipolitici.it/industria-carne-inquinamento-quanto-inquina-la-carne/

Foto 6 La deforestazione per ottenere terreni da destinare alla produzione di piante per l’alimentazione umana e animale

La provenienza, le modalità di trasporto e di conservazione degli alimenti

Ma il discorso sul risparmio nel consumo delle risorse energetiche e naturali e sull’impatto sull’ambiente non è completo se non si affronta il tema della provenienza geografica degli alimenti, delle modalità di trasporto utilizzate e delle tecniche di conservazione sia durante il trasporto che in seguito all’arrivo a destinazione.

Sarebbe bene che la stragrande parte degli alimenti fosse di origine locale per evitare enormi consumi di risorse energetiche e naturali relative al loro traporto e conservazione.

Foto 7 Operazioni di caricamento di nave portacontainer (molto usate nel commercio internazionale)

Ma vediamo com’è attualmente la situazione riguardo alla provenienza degli alimenti che troviamo nei nostri supermercati!

Di ogni prodotto presente in un supermercato o, comunque, in ogni punto vendita, bisogna farsi la domanda di dove provenga! Certi prodotti arrivano dall’altra parte del pianeta Terra!

Molto importanti sono anche le modalità di trasporto. Gli alimenti possono essere trasportati con l’aereo, con la nave, con il treno, su gomma (autocarri), ecc. anche se molte volte per uno stesso prodotto sono utilizzati diverse modalità (intermodalità). Si conclude dicendo che sono importanti anche le modalità di conservazione degli alimenti durante il trasporto e durante i periodi che trascorrono prima che siano consumati: alcuni alimenti, per la loro conservazione, richiedono la refrigerazione o il congelamento o il surgelamento.

Una ricerca sul campo

Alcuni anni fa ho fatto una ricerca in due grossi supermercati di una media città del Nord Italia (Bergamo).

Con i dati che di seguito saranno presentati si intende mettere in evidenza l’enorme consumo di risorse energetiche e naturali richiesti dal commercio mondiale così come è stato caratterizzato da quel fenomeno chiamato “globalizzazione”. E’ una analisi di prima approssimazione, perché uno studio approfondito richiederebbe una ulteriore e non indifferente quantità di dati (per esempio la conoscenza dell’incidenza della vendita dei prodotti analizzati sul complesso dei prodotti venduti, il tipo di mezzo di trasporto utilizzato [nave, aereo oppure autocarro], la necessità o meno di refrigerazione e/o di altri trattamenti durante il trasporto, ecc.)

Foto 8 L’imponente struttura di un interporto, punto nevralgico nella distribuzione delle merci (nella foto l’Interporto di Bologna)

  La ricerca ha riguardato i settori “frutta e verdura”, “prodotti ittici” e “carni”.

Settore “frutta e verdura”

Per il settore “frutta e verdura” sono stati indicati la provenienza geografica e il prezzo al kg. E’ sempre stato indicato il prezzo pieno perché alcune volte (pochissime per la verità) è applicato uno sconto. In molti casi la merce è venduta in confezioni di plastica trasparente e in pezzatura di pochi etti.

 Questo è l’elenco dei prodotti rilevati:

1Mirtilli dal Cile15,84
2Lamponi dalla Spagna19,84
3More dal Mexico  18,24
4Alchechengi della Colombia11,90
5Granadilla dalla Colombia12,40
6Peperoncini dolci dall’Egitto2,94
7Patate dolci da Israele2,18
8Pomodoro  grappolo dall’Olanda1,68
9Asparagi dal Perù7,10
10Papaja dal Brasile3,98
11Ananas dal Costarica1,18
12Pitahaya dal Vietnam13,19
13Mangosteen dall’Indonesia15,40
14Carambola dalla Malesia14,30
15Rambutan dalla Thailandia15,40
16Ananas baby delle Isole Mauritius3,95
17Bananito della Colombia9,98
18Ciliegie dal Cile13,80
19Banane baby dall’Ecuador………….
20Pistacchi dall’Iran-Spagna4,97
21Mandorle da cocktail dagli USA…………
22Uva Aledo dalla Spagna2,84
23Meloni gialli dal Brasile1,28
24Litchees dal Madagascar3,98
25Banane dall’Ecuador1,68
26Avocados da Israele3,58
27Caco-mela dalla Spagna2,59
28Peperoncini piccanti dal Marocco………….
29Fagiolini body dal Marocco2,68
30Insalata belga dall’Olanda2,78
31Ponpelmi rossi da Israele1,28
32Fagiolini spuntati dal Marocco1,98
33Fagiolini body verdi dal Marocco2,98
Un certo numero di prodotti venduti nei nostri supermercati provengono da varie parti del Mondo!

Le tradizionali frutta, verdura e ortaggi di stagione (come mele, pere, arance, mandarini, uva, cocomeri, meloni, lattuga, cicorie, radicchio, rape, pomodori, carote, patate, cipolle, sedano, ecc. e che rappresentano una parte consistente del settore) provengono, salvo rari casi, dalle varie regioni italiane.

Settore “prodotti ittici”

Questi prodotti in piccola parte sono distribuiti interi e sfusi attraverso la tradizionale vendita col banco del pesce mentre in buona parte sono venduti attraverso il libero servizio con i banchi frigo. Con questa seconda modalità di vendita il prodotto è venduto porzionato e confezionato nelle comuni vaschette di polistirolo coperte da una pellicola di polietilene su cui viene indicato il peso, il prezzo e altre informazioni relative al prodotto.

Nei banchi frigo sono stati rilevati i seguenti prodotti, di cui viene indicato solamente la provenienza e se pescato oppure allevato.

1Filetti di tonno a Pinne Giallepescatooceano indiano orientale
2Gamberetto borealepescatoatlantico nord orientale
3Cappasante dell’atlanticopescatoatlantico nord orientale
4Mazzancolle tropicaliallevatoBrasile
5Branzino frescoallevatoGrecia
6Polpopescatoatlantico centro orientale
7Astice americanopescatoatlantico nord occidentale
8Pesce spadapescatopacifico sud orientale
9Gambero gigantepescatoatlantico centro orientale
10Code mazzancolleallevatoEcuador
11Mazzancolle tropicaliallevatoThailandia
12Filetto merluzzopescatoatlantico nord orientale
13Filetto orataallevatoGrecia
14Filetto branzinopescatoatlantico nord orientale
15Tranci salmoneallevatoNorvegia
16Filetto di platessapescatoatlantico nord orientale
17Filetto cerniapescatoatlantico centro orientale
Anche i prodotti ittici provengono da varie parti del mondo!

I prodotti ittici venduti nel tradizionale banco del pesce sono interi e sfusi. Sono in gran parte di provenienza dal mediterraneo, in gran parte sono pescati, mentre solamente in piccola parte sono di altra provenienza e sono allevate.

Per quanto riguarda i prodotti pescati nel mediterraneo non viene indicato la provenienza specifica per cui avrebbero potuto essere anche di importazione.

Foto 9 I supermercati sono caratterizzati da imponenti banchi frigo

Settore “carni”

Le carni fresche sono vendute solamente attraverso la vendita a libero servizio con i banchi frigo (non c’è la “macelleria”).

Per quanto riguarda le carni fresche bisogna fare una netta distinzione fra quelle bovine (tutte di importazione da Paesi dell’Unione Europea) e le altre (suine, avicole, cunicole, ovine, ecc.) che sono invece tutte di produzione nazionale.

La ricerca fatta ha riguardato quindi la provenienza delle carni bovine. La caratteristica di queste carni è che provengono da capi che nascono in una nazione ma che poi sono allevati e/o macellati in un’altra e infine inviate in Italia dove sono sezionate, porzionate e confezionate.

Nei banchi frigo sono stati rilevati i seguenti “tagli”.

Nella prima colonna è indicato il “taglio”, nella seconda il Paese di nascita del capo, nella terza quello di macellazione e nella quarta quello in cui è stata sezionata la carcassa, porzionata e confezionata. Come si vede l’ultima operazione, che si articola in più aspetti, avviene nel paese (l’Italia in questo caso) in cui avviene la vendita. 

1Rollè di vitelloLituaniaOlandaOlandaItalia
2Costate di vitelloOlandaOlandaOlandaItalia
3Roast beef a fetteGermaniaGermaniaGermaniaItalia
4EntrecoteFranciaFranciaItaliaItalia
5Costata con ossoAustriaAustriaAustriaItalia
6Saltinbocca di vitelloPoloniaOlandaOlandaItalia
7Arrosto scelto di vitelloLituaniaOlandaOlandaItalia
Le carni bovine vendute nei supermercati in questione provengono dai Paesi dell’Unione europea

Conclusione                      

Come si è visto una notizia quasi di colore come il problema del risparmio del gas nella cottura della pasta ci ha portato molto lontano: il problema come si è visto non riguarda solamente il risparmio del gas necessario per la cottura della pasta ma della cottura di tutti gli altri prodotti che entrano nell’alimentazione, non riguarda solamente il risparmio di gas nella cottura degli alimenti ma il risparmio di tutte le risorse energetiche e naturali necessarie alla loro produzione, per il loro trasporto dal luogo di produzione a quelli di consumo e per la loro conservazione durante il trasporto e per tutto il tempo prima del loro consumo.

Sullo sfondo di tutto ciò che è stato detto c’è il suo negativo impatto sul pianeta Terra e i suoi delicati equilibri!

Fonte foto

Foto 1 httpsit.dreamstime.comfotografia-stock-grano-di-mietitrebbiatura-della-mietitrice-image42040663-1.jpg

Foto 2 httpswww.ruslanfood.comcome-cuocere-la-pasta#~text=Portate%20a%20ebollizione%20l’acqua,Scolate%20e%20condite.

Foto 3 httpsit.wikipedia.orgwikiPasta#mediaFile(Pasta)by_David_Adam_Kess(pic.2).jpg

Foto 4 httpsinformatorezootecnico.edagricole.itin-primo-pianotecniche-fienagione-secondo-crpa-dettagli-dellevento-nova

Foto 5 httpswww.aknews.itallevamenti-intensivi-lager-per-esseri-senzienti

Foto 6 httpsluce.lanazione.itattualitaamazzonia-deforestazione-record-a-gennaio-disboscata-unarea-grande-quanto-firenze-milano-e-bologn

Foto 7 httpswww.port.venice.ititoperazioni-di-carico-scarico-di-una-nave-portacontainer.html

Foto 8 httpswww.savinigroup.cominterporto-di-bologna

Foto 9 httpswww.zerosottozero.it20130507supermercati-con-impianti-a-co2-come-refrigerante

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Sono nato in Lucania nel lontano 1951 e abito a Bologna da circa trent’anni. Ho sempre avuto interesse, da più punti di vista, verso i “destini” (sempre più dialetticamente interconnessi) dell’umanità: da quello dei valori culturali che riempiano l’esistenza a quello delle condizioni materiali di vita (dall’esaurimento delle risorse naturali ai cambiamenti climatici, ecc.). Ho visto nel valore della “decrescita” un punto di partenza per dare un contributo alla soluzione dei gravi problemi che l’umanità ha di fronte.

6 Commenti

  1. “Quando poi con la pratica dell’agricoltura si è passato a una alimentazione a base di cereali e legumi si è avuto un notevole peggioramento delle condizioni di salute delle popolazioni umane”.
    Eh… Questa sarebbe un’affermazione da motivare meglio. Forse non tiene conto della fatica debilitante del lavoro nei campi, o delle malattie trasmesse dal contatto stretto con gli animali attraverso la pratica dell’allevamento. Inoltre bisogna mettere in conto le moderne acquisizioni della dietetica, per cui c’è la famosa piramide alimentare con cereali, frutta e verdure come alimenti di base.
    La dieta paleolitica, recentemente tornata di moda, mostra aspetti positivi e negativi. Insomma non è detto che sia l’ideale per la salute umana.
    https://www.my-personaltrainer.it/dieta/paleodieta.html
    Per il resto, mi sembra un articolo condivisibile.

  2. Con la minestra fatta in casa si risparmierebbe plastica e tempi di cottura.
    In ogni caso parlare di efficienza nella produzione del cibo in un pianeta dove persiste la crescita demografica richiederebbe di ragionare anche sul paradosso di Jevons

    • Certamente!
      E’ necessaria una cultura diversa!
      Se non lo si facesse sarebbe come fare un buco nell’acqua: se si utilizzasse il risparmio conseguito, per esempio non sprecando il cibo oppure risparmiando sul riscaldamento mettendo le finestre con i doppi vetri, ecc., per fare un viaggio in più oppure per acquistare più vestiti oppure andando più volte a mangiare fuori, si farebbe appunto un buco nell’acqua o peggio!
      Bisogna fare come hanno detto gli economisti ecologici Mathis Wackernagel e William Rees, quando hanno detto, “che qualsiasi riduzione dei costi dovuta ad aumenti di efficienza sia “tassata o comunque rimossa dalla circolazione economica. Preferibilmente, dovrebbe essere prelevata per essere reinvestita per restaurare il capitale naturale. Tale prelievo può essere realizzato, ad esempio, attraverso l’imposizione di una apposita ecotassa, l’istituzione di un mercato delle emissioni o l’incremento delle accise sui carburanti.”
      Per esempio, traduco il loro pensiero, bisognerebbe utilizzare il risparmio conseguito per piantare alberi, per mettere in sicurezza il territorio, per disinquinarlo, ecc.
      Bisognerebbe, per usare altri termini, passare dal primato dello spazio (più produzione, più popolazione, più consumo di risorse, ecc.) al primato del tempo (più prospettive di vita [e in buone condizione] per le popolazioni umane: ma, ispirandomi ad Albert Einstein, lo spazio e il tempo sono strettamente intrecciati (bisogna parlare di spaziotempo!) per cui il tempo si può estendere solamente contraendo lo spazio (aumento delle prospettive di vita e minore produzione, minore popolazione, minore consumo di risorse).
      Ho affrontato questi problemi in altri articoli pubblicati sul blog di decrescita felice social network come nell’ultima parte di questo http://www.decrescita.com/news/covid-19-e-riscaldamento-globale-un-confronto/ e in quest’altro http://www.decrescita.com/news/la-decrescita-nello-spaziotempo/
      A risentirci

    • Luca, grazie del commento.
      Nel documentario sono dette cose molto interessanti.
      Ho affrontato argomenti simili in un altro articolo dal titolo “Piantiamo alberi? Si, ma…” pubblicato circa due mesi fa su questo stesso blog.
      Nell’articolo sono anche affrontati diverse problematiche riguardanti la piantumazione degli alberi e la riforestazione del territorio.
      L’articolo è al seguente indirizzo http://www.decrescita.com/news/piantiamo-alberi-si-ma/ .
      A risentirci

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