Intervista a Il Faggio sul lago

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Una piccola associazione chiamata Il faggio sul lago decide di tradurre in italiano e rendere disponibili liberamente sul Web i rapporti sul clima della NOAA… e qual è lo scopo di una realtà come DFSN se non cercare di darle visibilità? Questa breve intervista non sarebbe stata possibile senza l’interessamento di Marco Conti, che ringraziamo sentitamente.

Quali sono le ragioni della fondazioni de Il Faggio sul Lago?

La nostra Associazione nasce dalla presa di coscienza riguardante due problemi fondamentali: l’ambiente e la tutela del patrimonio culturale della zona del Triangolo Lariano e della Brianza, a sud del Lago di Como. I primi passi nel mondo dell’ambientalismo degli ideatori sono stati mossi nell’ambito del Coordinamento Lecchese Rifiuti Zero, comitato che combatte contro la realizzazione di una rete di teleriscaldamento all’inceneritore di Valmadrera (LC). In seguito, abbiamo deciso di fondare “Il Faggio sul Lago” per mirare a obiettivi di più vasta portata.

L’associazione si propone due scopi: tutela dell’ambiente e del patrimonio artistico locale. Siccome si tratta di una correlazione abbastanza rara nel pensiero ecologista, perché pensate invece che bisognerebbe accomunare le due battaglie?

Innanzitutto una dovuta precisazione: tra gli ideatori dell’Associazione possiamo contare su una guida turistica, il che ci ha permesso di avere le competenze necessarie per affrontare le tematiche relative alla tutela del patrimonio culturale locale. In linea generale, crediamo che la sensibilizzazione e la valorizzazione del patrimonio artistico locale vadano a braccetto con la costituzione di una società veramente ecologista. Viviamo in un territorio densissimo di cultura e di arte, che però conosciamo soltanto in minima parte: coltivando l’amore per il territorio, è possibile sviluppare secondo noi quella sensibilità ambientale che tanto servirebbe nel mondo di oggi. Inoltre, non dobbiamo dimenticare che gran parte dei gas inquinanti e dei gas serra vengono emessi a causa degli eccessivi spostamenti tipici del nostro modo di vivere. Incentivando il turismo locale, è possibile ridurre il chilometraggio dei viaggi turistici ed evitare contributi importanti al riscaldamento globale e all’inquinamento. Infine, riteniamo che l’insolita combinazione dei due elementi possa coinvolgere persone con interessi diversi e portarle a sviluppare una sensibilità anche per argomenti diversi.

Domanda forse sciocca, ma che sorge spontanea: su quale dei due versanti la politica italiana vi sembra più latitante, arte o ambiente?

Questa è una bella domanda. Diciamo che per quanto riguarda l’arte, perlomeno riscontriamo un tentativo di avvicinare le persone al nostro patrimonio artistico, basti pensare alla prima domenica del mese che prevede accesso gratuito a moltissimi musei di tutta Italia. Il vero problema è che il nostro patrimonio artistico non comprende solo gli obiettivi più turistici, ma anche una serie infinita di luoghi per i quali non c’è un reale piano di salvaguardia e di valorizzazione. Per quanto riguarda l’ambiente, riscontriamo la totale assenza di piani a lungo termine su quella che in Germania chiamano Energiewende, la transizione energetica. I nostri governi sono a quanto pare più interessati a favorire pratiche anacronistiche come l’incenerimento dei rifiuti (con il decreto Sblocca Italia, ad esempio) rispetto a redigere piani d’indirizzo sul potenziamento delle energie rinnovabili, sul cambiamento delle modalità di trasporto e su molto altro. In virtù della necessità anche geostrategica che avrebbe l’Italia a intraprendere un percorso di questo tipo, riteniamo che l’assenza di una politica ambientale (al netto dei vuoti proclami) sia più grave delle mancanze della politica artistica.

L’associazione ha deciso di tradurre in lingua italiana i principali report della NOAA sul cambiamento climatico per sensibilizzare su questo grave problema. Come vi sembra che il tema sia trattato dai media e secondo voi il Web potrebbe aumentare la consapevolezza sul fenomeno?

La ristrettezza degli spazi concessi a ciascuna informazione sui media più diffusi (TV e giornali) fa in modo che la comunicazione su fenomeni complessi come quello del riscaldamento globale non possa che risultare molto parziale. Riteniamo però che questo sia più un difetto generale dei media del nostro tempo che non un difetto particolare della comunicazione su questo preciso tema. Per quanto riguarda il Web, tutto dipende dall’uso che se ne fa. In linea generale, pensiamo che la Rete abbia deluso le aspettative riguardanti la diffusione della conoscenza, in quanto è stata presto invasa da eserciti di fake news che hanno minato la credibilità del mezzo. Dobbiamo però sottolineare come, se è presente la volontà di informarsi, la rete rappresenta sicuramente il luogo più adatto al reperimento di informazioni riguardanti il riscaldamento globale. Se possiamo dare un consiglio: ricercate sempre fonti e report ufficiali, fidatevi poco dei blog e quant’altro. In questo senso va la nostra traduzione dei Global Climate Report della NOAA: avvicinare le persone agli studi ufficiali e aiutarle a comprendere il reale stato del clima.

Quando si pubblicano contenuti sul cambiamento climatico in Rete, è abbastanza abituale che vengano presi di mira da raffiche di commenti “negazionisti”, offensivi o deliranti (recentemente è accaduto a Ugo Bardi sul suo blog sul Fatto e anche a noi sul nostro canale Youtube). Secondo voi si tratta delle classiche minoranze casinare buone solo a fare la voce grossa in Rete o rappresentano un pensiero diffuso anche nella società reale?

Questa è una domanda che ci facciamo spesso. Crediamo che queste persone, molto attive in Rete, siano molte meno nella realtà di quanto possa apparire a primo sguardo. Confrontandoci spesso sulla tematica con la gente del luogo, possiamo dire che la stragrande maggioranza delle persone crede che il riscaldamento globale sia causato dall’uomo (come peraltro espresso chiaramente dall’ultimo Assessment Report dell’IPCC…). Ciononostante, non ci sono mancate le conversazioni con chi crede che la temperatura sia controllata dagli americani, i quali la varierebbero a piacimento per utilizzare fantomatici scudi antimissile (o qualcosa del genere)…

Qual è la vostra opinione riguardo alla decrescita?

Riteniamo che la decrescita sia attualmente l’unica via a lungo termine per garantire la sostenibilità ecologica e per evitare una possibile tragedia ambientale a partire dalla fine del XXI secolo. Molti di noi hanno letto alcuni autori della decrescita e si sono trovati in accordo con le loro idee, tanto da inserirla espressamente nello statuto. In particolare, crediamo che l’opera di Serge Latouche sia la più riuscita e la più coerente tra tutte quelle che abbiamo potuto studiare.

Quali sono i prossimi progetti dell’associazione?

Il 16-17-18 settembre saremo alla Fiera Zootecnica Settembrina di Montano Lucino (CO) per effettuare la raccolta differenziata dei rifiuti prodotti durante la festa. Abbiamo già effettuato quest’attività un paio di volte nella nostra breve storia e speriamo, come abbiamo fatto a Galbiate (LC) nel luglio scorso, di sfiorare il 90% di raccolta differenziata. Inoltre, ci stiamo lentamente preparando per alcune serate informative sui cambiamenti climatici e abbiamo anche in cantiere dei mini video da pubblicare settimanalmente con piccoli consigli per una vita più ecologica. I laboratori per bambini, che abbiamo già effettuato, rimarranno parte integrante del nostro programma. Per quanto riguarda l’aspetto artistico, stiamo organizzando alcune uscite sul territorio, tra cui una al sentiero del Tracciolino sopra Novate Mezzola (SO). Ci piacerebbe aumentare ancora il nostro tasso di attività, ma purtroppo soffriamo di carenza di organico. Per questo cogliamo l’occasione, se possiamo, per chiedere a chi fosse interessato a collaborare con noi di contattarci. Un grande ringraziamento a Igor Giussani e a Decrescita Felice Social Network per questa bella opportunità di parlare della nostra piccola realtà.

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