Una creatura strabica: la “Conca d’oro”

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Esiste, sì esiste un modo per fare andare a braccetto   due interessi apparentemente contrapposti:  creare una impresa che produce reddito e che sa stare sul mercato e contemporaneamente una cooperativa che offre servizi di utilità sociale.

La “Conca d’oro” di Bassano del Grappa  è  proprio questo: una fattoria sociale, una impresa economicamente e finanziariamente sostenibile che  si basa sulla produzione agricola, zootecnica e sulle attività ad esse connesse ( vendita diretta dei prodotti, loro lavorazione, ristorante,..)  che offre nel contempo alla comunità locale servizi formativi, occupazionali, educativi, culturali a vantaggio di fasce deboli della popolazione (disabili, anziani, tossicodipendenti, carcerati, bambini, adolescenti).

L’agricoltura sociale è una risposta dal basso alle diverse crisi che stanno  mettendo in  ginocchio le società così dette “ avanzate”  e la stessa civiltà industriale. Per citarne alcune:

-la crisi del modello di stato sociale;

– la crisi delle politiche agricole europee e del modello di agricoltura (intensiva, monoculturale, completamente meccanizzata, basata sulla chimica, globalizzata);

– la crisi del modello di vita urbano (spersonalizzazione, frammentazione, individualismo, solitudine, competizione).

La Conca d’Oro è la prova tangibile che è possibile guardare all’uomo e ai suoi bisogni e contemporaneamente  fornire al territorio beni primari ottenuti con il lavoro agricolo,  beni materiali e immateriali e servizi.

Realtà come queste, di agricoltura sociale, hanno anticipato ed interpretato in modo ampio le direttive della Comunità Europea circa il nuovo ruolo dell’agricoltura riassunto nel termine “multifunzionalità”.  Esse sono un esempio concreto di un nuovo modo di fare lavoro e aiutare la persona.

Ciò era normale nella vita di un tempo, ove i ritmi della natura e dell’uomo andavano a braccetto, ove le comunità rurali sapevano dare spazio alle diverse abilità di ciascuno. Perché anche il meno favorito poteva trovare una occupazione adatta alle sue possibilità, divenendo membro attivo della comunità e non solo un essere  mantenuto ma estraneo alla restante società.

L’agricoltura sociale sembra ricreare, con strumenti nuovi e moderni, stili di vita che valorizzano la persona, cercando di dare risposte in linea coi grandi mutamenti dei sistemi di welfare.

Diminuendo le risorse globali, diventa sempre più necessario superare la stretta logica dell’assistenzialismo e trovare nuove  risposte  alle rapide e profonde trasformazioni che caratterizzano la struttura dell’intera  società.

Ma la Conca d’Oro non è solo questo. E’ molto di più. Un tentativo intelligente di creare un mondo a misura d’uomo. Una speranza, una ipotesi, una teoria: che l’agricoltura sociale sia destinata a trasformarsi da piccola novità locale a realtà capace di contribuire ad un cambio di mentalità specialmente là dove si tratta di inserire nel mondo sociale, relazionale, lavorativo,  persone a bassa contrattualità.

 

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insegnante di matematica in pensione, amante della natura in tutti le sue manifestazioni, amo scrivere, poesie soprattutto ma anche racconti e riflessioni che inserisco in un blog: http://silvanadalcero.com Sono presente nel sito internazionale della poesia del Novecento www.italian-poetry.org come autrice di poesie. Fino ad ora ho pubblicato tresillogi: Il passo e l'Orma I giorni e L'ombra Io Donna Natura. Per acquistarli: https://www.amazon.it/donna-natura-Silvana-Dal-Cero/dp/8872110033 https://www.lafeltrinelli.it/libri/silvana-dal-cero/i-giorni-e-l-ombra/9788898613212 https://www.libreriauniversitaria.it/passo-orma-cero-silvana-edizioni/libro/9788873143635

3 Commenti

  1. Buon giorno Martin.

    Intendevo dire che le persone che vengono accolte in questa struttura hanno problematiche di varia natura per cui il loro inserimento nel mondo del lavoro usuale è assai difficile.
    Qui invece trovano l’opportunità di svolgere compiti adatti alle loro possibilità e crescono a ogni livello, operativo e relazionale.
    Spesso , lo sappiamo bene, il mercato del lavoro ” normale” è un tritapersone che spreme il più possibile vedendo nel lavoratore solo una macchina che produce. Chi non è all’altezza del compito viene estromesso. O non fatto entrare.

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